Carlo Bonini; Maria Elena Vincenzi, la Repubblica 20/9/2012, 20 settembre 2012
“IO NON RUBAVO IO DISTRIBUIVO...”
È stata davvero la notte di Batman. E del Partito della libertà. E della giunta regionale. E della sua governatrice, Renata Polverini. È stata la notte del “Sistema”.
PERCHÉ quando sono ormai le 9 della sera e si trascina già da sei ore negli uffici del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza il suo interrogatorio con il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Alberto Pioletti, Franco Fiorito indica due scatoloni entrati con lui nel primo pomeriggio in caserma e da lui conservati lì dove, evidentemente, le perquisizioni dei giorni scorsi non erano arrivate. Un secretaire della vergogna accumulato negli anni e negli anni diventato una formidabile arma di ricatto. Lì dentro, carte, email, fatture che documentano la dissipazione di denaro pubblico di almeno 7-8 consiglieri di maggioranza. Altro che quel modesto scartafaccio fatto circolare nei giorni scorsi in risposta al dossier Battistoni. Altro che semplice “memoriale”, di cui pure, nelle ultime ore, si vociferava con terrore nei conciliaboli Pdl della Pisana. Un’arma politica fine di mondo, che ora lui, batman o Federale che dir si voglia, consegna ai pm con un epitaffio, appunto: «Questo è il Sistema». «Io non rubavo. Non ho mai rubato. Se ho sbagliato l’ho fatto in buona fede, e comunque pagherò. Io distribuivo risorse. E di quel che ho preso posso dare giustificazione. Altri del partito non penso siano in grado di farlo».
Solo oggi sarà ragionevolmente possibile comprendere la dimensione, il dettaglio, l’eventuale solidità e soprattutto la natura della chiamata di correo di Fiorito in un interrogatorio finito alle 22.30. Dove cioè, nelle sue parole di questa notte, finisca il codice penale e comincino le questioni che attengono alla responsabilità politica. Se dunque, come sembra, alla Polverini, alla Giunta, al presidente dell’assemblea Mario Abbruzzese, al segretario generale Nazareno Cecinelli, e in generale alla maggioranza che governa la Pisana ed evidentemente alla componente Forza Italia del Pdl, Fiorito contesti l’inerzia politica con cui, sapendo, hanno tollerato e incoraggiato quel Sistema. Dimostrando fino a ieri un pantagruelico appetito di ieri nell’uso del denaro pubblico, che ora si fa ipocrisia. Quella di chi conosceva appunto le regole del gioco e oggi pensa che offrire lui al ludibrio del Paese come capro espiatorio possa essere il lavacro di colpe collettive. E’ un fatto che il senso complessivo del suo interrogatorio — almeno per quel che è possibile ricostruire in questo momento — è proprio in quella parola, “Sistema”, non a caso ripetuta di fronte ai pm ed evocata alla vigilia dal suo avvocato Carlo Taormina nella sua declinazione più brutale. «Era un porcile. E se Fiorito ha una colpa è di aver fatto politica in quel porcile».
Una linea di difesa a suo modo “lineare”, come pure aveva lasciato intendere sin qui. Dichiararsi innocente perché colpevole «non di aver rubato denaro pubblico» (peculato), ma piuttosto di aver utilizzato fondi di Partito, in quanto tali “privati”, «come tutti facevano» (al più, un’appropriazione indebita). Naturalmente, con tutte le difficoltà — a quanto pare manifestate palesemente anche ieri di fronte ai pm — di dover giustificare la natura “politica” di un parco auto e moto di lusso a lui intestato, di un tenore di vita da Creso, di almeno 8 fabbricati di proprietà, di un uso sistematico di conti all’estero, di una villa al Circeo e di 3 case a Roma, due delle quali in affitto. L’ultima, individuata in via Margutta, al 51/b. Duecentocinque metri quadri di proprietà dell’Ipab Sant’Alessio affittati a 4 mila euro al mese. Con un portoncino di legno all’ingresso annunciato non dal suo nome, ma da una targa “Attenti al cane”, arricchita da una chiosa a pennarello “Che è frocio”.
Le prossime ore diranno di quale intensità è la scossa data da Fiorito.
E’ un fatto che la partita giudiziaria promette di farsi terminale. Come dimostrano le indiscrezioni che vogliono indagato l’assessore regionale all’ambiente Marco Mattei in un’inchiesta della Procura di Velletri sulle acque. Ma, soprattutto, come documenta l’invito a comparire firmato dalla Procura di Viterbo che, nel pomeriggio, raggiunge Angela Birindelli, assessore regionale all’Agricoltura. Fiorito, in questo caso, non c’entra, ma l’indagine in questione è un altro capitolo della dissoluzione del Pdl e della maggioranza di centro-destra alla Pisana. Indagata per corruzione e tentata estorsione, la Birindelli è accusata di aver messo insieme, per poche migliaia di euro (18 mila, versati all’“Opinione di Viterbo”), una macchina del fango di provincia utile ad annichilire la reputazione di Francesco Battistoni, assessore che l’aveva preceduta e grande accusatore di Fiorito.
(ha collaborato Francesco Salvatore)