Franco Adriano, Italia Oggi 20/9/2012, 20 settembre 2012
COSÌ IL PDL FINISCE NELLA POLVERINI
Un autentico «disastro». Ha usato questo termine la governatrice del Lazio, Renata Polverini, più che mai pronta a dimettersi. L’ha riutilizzato al termine del vertice di palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, attentissimo alle vicende romane e laziali tanto che ha piazzato nel listino della Polverini il suo assistente parlamentare, Ernesto Irmici, oggi consigliere regionale. Più della cancellliera il Pdl sembra temere la governatrice che sta mettendo in ginocchio il partito del Cavaliere dopo l’emersione degli scandali sui fondi dei gruppi regionali. L’ex capogruppo Franco Fiorito, finito sotto interrogatorio, sta vuotando il sacco e si annunciano conseguenze devastanti mentre emergono nuovi particolari sull’utilizzo dei denari pubblici. Perciò, la presidente Polverini ha chiesto alla titolare del Viminale, Anna Maria Cancellieri, tempi e condizioni per andare al voto anticipato. I margini di una possibile resistenza si sono assottigliati tantissimo. Anche perché nel Pdl è conflitto aperto tra gli ex di Forza Italia che imputano agli ex An le cause della cattiva amministrazione. Una divisione che su un altro piano si è verificata anche in Lombardia e in altre regioni. Così fino ad ora tarda ieri sera si è svolto, a palazzo Grazioli, un incontro drammatico su una possibile scissione fra le due componenti, cui ha partecipato lo stesso Berlusconi con il segretario del Pdl, Angelino Alfano, il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa e il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
Primo sì della Consulta al presidente Napolitano
La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sollevato dal Quirinale contro la procura di Palermo. Una vicenda riguarda le intercettazioni delle conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con l’ex ministro dell’Interno ed ex vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, sottoposto a sorveglianza dai pm siciliani nell’ambito dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia. Il giudizio sull’ammissibilità doveva soltanto dare il via libera all’esame nel merito che si concluderà entro due mesi. Al centro del ricorso presentato da Napolitano la mancata distruzione delle telefonate con Mancino che avrebbe leso le prerogative garantite al capo dello Stato dall’art. 90 della Costituzione, secondo l’Avvocatura dello Stato. Mentre la Procura di Palermo si difende sostenendo che per procedere alla distruzione sarebbe necessaria, in base al codice di procedura penale, un’apposita udienza davanti al gip.
Più controlli a Montecitorio
Alla fine è giunto il via libera unanime della Giunta per il regolamento alla verifica esterna dei conti dei gruppi parlamentari. Il presidente della Camera, che ne aveva fatta una bandiera, si è dichiarato soddisfatto: «Colmata una grave lacuna».
Fioroni contro Vendola
L’ex ministro Beppe Fioroni e altri trenta parlamentari del Pd (ex Ppi) hanno scritto al segretario Pier Luigi Bersani, per sottolineare che il programma di Nichi Vendola è incompatibile con quello del partito.
Tuttavia, per Bersani ma anche per Matteo Renzi il governatore della Puglia deve potersi presentare. Dal canto suo il leader di Sel si è detto ottimista: «Se partecipo rischio di vincere io».