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 2012  settembre 17 Lunedì calendario

Toh, la crisi finanziaria è finita Ma Monti lascia solo macerie - Notizia: lo spread non lo ha fat­to diminuire Monti, ma Draghi

Toh, la crisi finanziaria è finita Ma Monti lascia solo macerie - Notizia: lo spread non lo ha fat­to diminuire Monti, ma Draghi. Semmai il governo dei tecnici, con le sue politiche recessive, ri­schia di impedire il risanamento strutturale che può venire solo dal­la crescita. Chi è che lo dice? Anco­ra una volta Ben Bernanke. Ebbe­ne sì, lo confesso, sono un suo fan. Suo e della Federal Reserve, la ban­ca centrale americana. Mi piace Ben perché la sua attività si è sem­pre incentrata su due punti fonda­mentali: lotta alla disoccupazio­ne e sviluppo del settore immobi­liare. Perché mantenere al massi­mo il livello di occupazione è, in­sieme alla stabilità dei prezzi, obiettivo fondante della banca centrale americana. E perché il settore immobiliare è quello che contribuisce di più alla crescita dell’economia e,quindi,alla crea­zione di posti di lavoro. La celebre frase di Martin Na­daud, politico francese della se­conda metà dell’800, «Quand le bâtiment va, tout va », coglie l’es­senza della questione. Basti ricor­dare come in questa direzione ab­bia orientato la propria politica economica il governo Berlusconi (eliminazione Ici e piano casa), mentre duole constatare come il governo Monti abbia assunto posi­zioni diametralmente opposte, colpendo duramente, con la tassa­zione sulla casa, il settore traino dell’economia. Giovedì Ben Bernanke ha an­nunciato il terzo programma di ac­quisto di titoli ipotecari, al fine di stimolare soprattutto il settore im­mobiliare Usa. L’intervento della Fed ci dovrebbe far riflettere, e a fondo, sulla politica economica del governo Monti. Nel nostro pae­se il settore immobiliare oggi è al collasso. Potremmo dire che ce lo siamo cercato, perché la svolta in negativo è avvenuta per decreto il 6 dicembre 2011, con il cosiddetto «Salva-Italia».L’introduzione del­l’Imu, oltre alla riduzione del red­dito disponibile delle famiglie do­vuta al pagamento dell’imposta, ha comportato una perdita di valo­re media degli immobili del 30%. Da ciò è derivato un calo nel setto­re delle costruzioni (il nostro caro «bâtiment» ) del 13,6% a maggio 2012 rispetto a maggio 2011 e una riduzione delle compravendite del 36% nei primi 3 mesi del 2012. L’effetto Imu ha investito anche i consumi e la domanda di mutui. Tutto ciò per contrastare uno dei capisaldi della politica econo­mica e fiscale del governo Berlu­sconi: l’eliminazione dell’Ici pri­ma casa; riforma additata addirit­tura come causa della crisi finan­ziaria del nostro paese. Falso: sia perché il minor gettito derivante dall’abolizione dell’imposta era meno di 2 miliardi, sia perché non era e non è affatto vero, statistiche Ocse alla mano, che rispetto ai grandi paesi europei l’Italia mo­stra un’imposizione sulla proprie­tà immobiliare particolarmente bassa. È vero il contrario. Purtroppo non è solo questo il fatale errore del governo Monti:ol­tre all’aumento della pressione fi­scale sugli immobili, sono state ap­provate al­tre due riforme che stan­no distruggendo il mercato del la­voro e il welfare pensionistico. La riforma delle pensioni del mini­stro Fornero ha generato, a causa della totale assenza di gradualità nell’innalzamento dei requisiti di accesso alle pensioni, il fenome­no degli «esodati», producendo costi maggiori dei risparmi previ­sti e cacciando nell’incertezza 500mila lavoratori. E la riforma del mercato del lavoro porterà, en­tro fine anno, la distruzione di al­meno un milione di posti di lavoro atipici, che saranno ricacciati nel sommerso. Anche in questo caso non ce lo chiedeva l’Europa. La Bce ci chie­deva, invece, più contrattazione aziendale e una «definizione più rigorosa dei criteri di idoneità per le pensioni di anzianità», al fine di ottenere risparmi di spesa. Il go­verno Monti ha seguito tutt’altra strada,ma le tre riforme principa­li di questo esecutivo sono l’esatto contrario di quello che si doveva fare. Il tutto mentre in Europa sta finendo la bolla speculativa sui de­biti sovrani. In meno di due mesi, dal picco del 24 luglio, lo spread Btp-Bund è diminuito di 200 pun­ti base. Significativa l’asta di Btp triennali del 13 settembre: il Teso­ro ha collocato 4 miliardi di titoli a un rendimento lordo del 2,75%, quasi 2 punti percentuali in meno rispetto al 4,65% dell’asta di lu­glio. Con i Btp triennali siamo tor­nati ai livelli del periodo d’oro: la media, ponderata per le quantità emesse, dei rendimenti dei Btp a 3 anni nel 2010 è stata pari al 2,17%. Questo vuol dire che il solo annun­cio dell’intervento della Bce sem­bra raffreddare i rendimenti sul mercato primario più di quanto non stia avvenendo sul seconda­rio, che è invece il mercato sul qua­le l’ist­ituto di Francoforte dovreb­be operare. Pertanto la bolla si sta sgonfiando, senza che né la Bce né il Fondo di Stabilità Europeo abbiano sparato un solo colpo. Se ci fosse lo stesso effetto sui ti­toli decennali, potremmo aspet­tarci, il prossimo 27 settembre, rendimenti in asta dei Btp a 10 an­ni intorno al 4%-4,5%. Potremmo dire a quel punto che sono bastate la minaccia del bazooka della Bce e dell’Esm per far scoppiare la bol­la speculativa e per far sciogliere il grande imbroglio dello spread. Ma, come ogni bolla che si rispet­ti, il suo scoppio lascia sul terreno le macerie dell’economia reale. Le politiche recessive adottate sot­to il ricatto dell’emergenza stan­no distruggendo oggi e distrugge­ra­nno ancor più nel futuro il tessu­to produttivo, economico e socia­le dei paesi che le hanno adottate. E qui veniamo al secondo pun­to gravissimo della situazione at­tuale in Italia. Perché nel caso del­le riforme del governo Monti, il se­gno negativo finirà per connotare non solo il breve periodo ma an­che il medio-lungo (altro che fine della recessione nel 2013), se ri­marranno in vigore le nuove rego­le delle pensioni e del mercato del lavoro e se rimarrà insopportabile la pressione fiscale. Il Salva-Italia di Monti sta pro­ducendo i suoi frutti avvelenati. Perché non ci sarà crescita se non aumenterà la produttività di tutti i fattori, ma soprattutto del lavoro. Serve quindi la riforma della con­trattazione, occorre riprendere il percorso segnato dal precedente governo con l’accordo di giugno 2011 tra il ministro Sacconi e le principali sigle sindacali e associa­zioni industriali. Non è in discus­sione il rigore dei conti pubblici e il pareggio di bilancio, ma adesso la priorità è cambiare marcia, già con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finan­za (Def) e con la Legge di stabilità. Non è più possibile accettare mi­sure recessive. Sarà bene che la Legge di stabilità comprenda la ri­forma delle riforme: l’attacco strutturale al debito pubblico per portare il rapporto rispetto al Pil in 5 anni sotto il 100%, anche in ot­temperanza al Fiscal Compact, li­berando così le risorse per una dra­stica riduzione della pressione fi­scale da ricondurre sotto il 40% dall’attuale 45%.Il che vuol dire la fine dell’Imu sulla prima casa già dal 2013. Il governo Berlusconi è stato demonizzato e i professori sono stati accreditati come salva­tori della Patria. Un imbroglio sul­l’imbroglio. Con la copertura irre­sponsabile dell’opposizione poli­tica e sindacale, dei poteri forti, della burocrazia di Confindu­stria, delle banche e dei loro gior­nali, che, pur di giustificare un gol­pe nei confronti di un governo le­gittimamente eletto, hanno aval­lato la distruzione dell’economia. Penso che il professor Monti sia in buona fede, vittima anche lui della situazione che si era creata. Ma ha il dovere di promuovere, in­sieme al presidente Napolitano, un’operazione verità,riferendo al­le Camere su cosa intende fare adesso per salvare l’Italia. La crisi finanziaria sta finendo, ma siamo nel pieno della crisi economica e dell’ancor più grave crisi demo­cratica. Siamo certi che il presi­dente Monti risponderà.