Fosca Bincher, Libero 18/9/2012, 18 settembre 2012
ALTRO CHE LEGGE ELETTORALE, IL CAV ASPETTA RUBY
Chi ha incontrato a lungo Silvio Berlusconi questa estate, prima o poi è per forza finito lì: al processo Ruby. Non lo direbbe mai in pubblico, ma in privato il Cavaliere si mostra sempre angosciato dalle possibili sentenze che potrebbero arrivare da quel processo. Pesano tutte e due, sia quella legata al processo a Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede in cui a tema c’è il possibile reclutamento di ragazze per farle prostituire con lui, sia quella del processo base dove lui stesso è imputato per concussione e prostituzione minorile. Il timore di Berlusconi è che quella sentenza sia già scritta, e gli possa capitare fra capo e collo in piena campagna elettorale. Quelle indagini sono state la principale causa della distruzione della sua immagine sia in Italia che all’estero e le ferite aperte all’epoca sono state probabilmente le maggiori responsabili della caduta anzitempo del suo governo e della necessità di passare il testimone a Mario Monti. Il tempo poi ha parzialmente consentito di ricucire le ferite, e anche nell’elettorato gli episodi che ogni giorno emergevano dalle intercettazioni della procura di mese in mese sono divenuti ricordo più annebbiato. Una sentenza di condanna riaprirebbe tutto nel momento più delicato, sarebbe in grado di incidere rovinosamente sulla campagna elettorale sia di un Berlusconi tornato in campo sia del suo stesso partito o di eventuali alleati trovati per strada. Secondo chi ha incontrato Berlusconi in queste settimane, sarebbe legata in gran parte proprio all’evoluzione di questo processo la grande incertezza sulla candidatura o meno del Cavaliere e sui passi da compiere verso la campagna elettorale.
Pubblicamente il Cavaliere ha già detto - in una serie di interviste estive alla stampa straniera - di essere certo dell’assoluzione nel processo e di una vittoria giudiziaria da aggiungere alle molte già ottenute in questi anni. Il suo principale avvocato difensore, Niccolò Ghedini, poche settimane fa ha escluso ogni possibilità di condanna, e anche che il processo possa andare a sentenza in tempi brevi: dalla ripresa del 5 ottobre a Natale sono state fissate appena 10 udienze, in cui è impossibile assumere i 99 testimoni ancora da sentire.
La procura della Repubblica di Milano sembra però in aula avere puntato sull’acceleratore: il 13 luglio scorso, all’ultima udienza prima della pausa estiva, ha rinunciato a sentire tutti i suoi testimoni, perfino la stessa Ruby e Nicole Minetti. L’unica richiesta è stata quella di sentire proprio Berlusconi nell’udienza del 5 ottobre. Se questo non fosse possibile, alla difesa è stato chiesto di convocare per quella data sei suoi testimoni, avvisando la procura entro metà settembre (non è noto se questo sia avvenuto). Se la difesa di Berlusconi dovesse rinunciare ai suoi testimoni, certo il tempo della sentenza si avvicinerebbe, ma sotto il profilo della opportuna politica sembrerebbe strano che questo avvenisse. Potrebbe essere la Corte a sfrondare quella lista, dopo che la procura ha rinunciato a parte dei testi per cui era previsto l’esame congiunto. E probabilmente proprio questo è il timore. Quanto al verdetto, se è vero che all’esterno i legali di Berlusconi continuano a manifestare certezze sull’assoluzione, è evidente a chi ha seguito i lavori processuali, come la Corte guidata da Giulia Turri non sembri particolarmente ben disposta verso la difesa di Berlusconi. Non fosse altro per avere quasi sempre rigettato le loro richieste, anche quelle banalmente procedurali. E d’altro canto chi ha seguito il processo ha potuto ascoltare decine e decine di opposizioni od eccezioni (sempre respinte) avanzate da Ghedini e dal suo collega Pietro Longo, che hanno chiesto comunque di verbalizzare «ai fini del processo di appello». Una formula ripetuta così tante volte da fare immaginare una sentenza di primo grado già scontata, e probabilmente negativa per il loro assistito.