Massimo Galli, ItaliaOggi 18/9/2012, 18 settembre 2012
SIAMO ALLUVIONATI DALLE MEDICINE
Ci sono troppe medicine inutili, o addirittura dannose, in circolazione. Esse vengono prescritte ai pazienti come se fossero miracolose, per la felicità dei colossi della farmaceutica. A lanciare l’allarme sono due medici francesi, Philippe Even e Bernard Debré, che in un libro di 900 pagine, una vera e propria guida, passano al setaccio 4 mila prodotti.
La conclusione è drastica: il 50% dei medicinali è inutile, il 20% è scarsamente tollerato e il 5% è potenzialmente molto pericoloso.
Eppure tre quarti dei farmaci sono rimborsati dalle casse pubbliche francesi. Così ogni anno, denunciano gli autori, viene buttata al vento una cifra compresa tra 10 e 15 miliardi di euro. Il panorama descritto è desolante: la politica sanitaria statale è controproducente, l’industria è sempre meno innovativa ed è preoccupata soprattutto di mantenere i propri ricavi.
Philippe Even, ex docente alla facoltà di medicina di Parigi e presidente dell’istituto pediatrico Necker nella capitale francese, spiega che il periodo d’oro del comparto farmaceutico è stato quello dal 1950 al 1990, quando le aziende hanno sviluppato e commercializzato quasi tutti i grandi medicinali che hanno cambiato la nostra esistenza. Antibiotici e vaccini hanno eliminato la mortalità infantile nei paesi occidentali, allungando in un solo colpo la vita media di un decennio. Poi sono arrivati i trattamenti di malattie come il cancro, le patologie cardiache, il diabete.
Ma, a partire dagli anni 1990, la ricerca è diventata molto più complicata: non si studiava più un organo ma le sue cellule e le decine di migliaia di molecole. Si avanzava ancora, ma a passo più lento. Negli ultimi vent’anni non sono stati scoperti trattamenti di grande impatto. Diventate lente e difficili, ora le scoperte si fanno quasi unicamente nei laboratori universitari, mentre l’industria ha abbandonato le ricerche, diventate troppo complesse. Per conservare la redditività, i prezzi delle molecole sono di gran lunga aumentati. Come se non bastasse, i dirigenti dei colossi farmaceutici hanno condannato le imprese a politiche di corto respiro, mentre trovare nuovi prodotti richiede almeno un decennio di lavoro.
Ecco perché, per continuare a guadagnare, non resta che ampliare la definizione di malattia. Even spiega che oggi siamo diventati tutti ipertesi, diabetici, portatori di troppo colesterolo e così via. I laboratori, con la complicità di numerosi specialisti, hanno moltiplicato i trattamenti preventivi destinati a persone sane. L’esempio più illuminante, sostiene ancora il medico francese, riguarda le statine, sostanze impiegate contro il colesterolo da 60 milioni di persone nel mondo, di cui 7 milioni solo in Francia. E c’è chi invoca la distribuzione gratuita anche ai giovani e ai bambini. Eppure sono in molti, basandosi su studi scientifici attendibili, a ritenere che l’efficacia delle statine vada messa in discussione.
Infine, secondo Even, la vera spesa delle aziende farmaceutiche non corrisponde a quella dichiarata ufficialmente. Egli afferma che soltanto il 5% va alla ricerca, il 15% allo sviluppo e il 10% alla produzione, ormai spostata in India o in Brasile. Quasi metà del fatturato è utilizzata per il marketing e le azioni di lobbying. E mentre tutto questo avviene nei paesi occidentali, le nazioni povere vengono sacrificate: in tre quarti del pianeta si muore prima dei 40 anni per mancanza di antibiotici e vaccini.