Salvatore Dama, Libero 12/9/2012, 12 settembre 2012
IL CAV NON ESCE DAL LETARGO: «SITUAZIONE TROPPO CONFUSA»
Il dibattito sulla legge elettorale si pianta. Il dialogo pure. Le parti, se possibile, appaiono sempre più distanti. E meno male che settembre doveva essere il mese in cui i partiti avrebbero ammazzato il Porcellum. Ieri gli esperti di Pdl, Pd e Udc si sono incontrati. Senza cavarne nessun passo avanti. Anzi. Verdini, Migliavacca e Cesa hanno dovuto prendere atto che gli orientamenti dei propri danti causa sono in movimento. E, dunque, l’istruttoria mandata avanti finora è carta straccia. Adesso sembra esserci un inedito asse “Chianciano-Malindi”, tra Casini e Berlusconi, sul sistema tedesco. Ma è più tattica che ciccia. Minacciare un accordo in Parlamento per tornare al sistema proporzionale puro (era quello della Prima Repubblica) è un modo per portare allo scoperto Bersani. Far emergere il suo vero obiettivo. Cioè tenersi il Porcellum e vincere le prossime elezioni in scioltezza. Perlomeno alla Camera. L’attuale sistema di voto, infatti, farà pure schifo a tutti. Ufficialmente. Ma dà certezze. Garantisce alla coalizione che prende più voti una solida maggioranza parlamentare (A Montecitorio. A Palazzo Madama non è detto per via dell’assegnazione del premio su base regionale).
IL KENYANUM
La reazione di Bersani, al tatticismo sfrenato di Casini, è rabbiosa: «Se nella riforma della legge elettorale qualcuno volesse varare un sistema seccamente proporzionale, dovrà scontrarsi con il Partito democratico», minaccia. «È fondamentale che la sera delle elezioni il mondo veda che in Italia c’è qualcuno che può governare, altrimenti viene uno tsunami». Ed è ciò che assicura l’odioso Porcellum. Ma il leader dei democrats quella parola non può pronunciarla. Mai. L’altra sensazione è che il segretario del Pd stia frenando le decisioni in attesa delle primarie del partito. «La discussione è viziata dalla partita interna al Pd», denuncia il portavoce vicario del Pdl Anna Maria Bernini, «dobbiamo aspettare la sera delle primarie per sapere quale sistema vuole Bersani e quale Renzi? ». Non che nel Pdl la situazione sia più lineare. Ci sono le riflessioni di Berlusconi. E poi ci sono quelle degli ex An. Ignazio La Russa invita a lasciar perdere gli abboccamenti tra sherpa e a portare il dibattito nelle aule parlamentari. Perché un’intesa di massima su alcuni punti c’è. L’accordo, dice lui, ruota intorno a «una legge su base proporzionale con premio di governabilità a partito o coalizione. Mettiamolo nero su bianco e poi decida democraticamente il Parlamento». Gli ex An sono fiduciosi che in Aula si formi una maggioranza, anche trasversale, favorevole alle preferenze. L’aspetto che più sta a cuore ai post-missini. Berlusconi? «La situazione è ancora troppo complessa per prendere decisioni». Il quadro è così ingarbugliato che Silvio non scioglie le sue riserve. Non dice qual è la sua opzione per le regole di voto (ma il “tedesco” non gli dispiace), né se ha deciso di candidarsi o meno. Probabilmente lascerà delusi anche i ragazzi del partito che lo aspettano venerdì alla manifestazione “Atreju”. Andare, andrà. Ma non è in vena di proclami, fa sapere chi ci ha parlato prima della partenza. Il Cavaliere è in vacanza. Ha scelto il Kenya, il resort dell’amico Flavio Briatore, per la sua vacanza settembrina. Cura la sua immagine e la sua forma fisica, ha perso altri chili. Si sente forte. Ma la scelta di ricandidarsi è un’opzione tutta politica, la pancia che scende non è un indicatore.
RIFORMA-PONTE
Poi c’è chi individua una strada realistica. Quella di fare una legge-ponte che cambi le regole di voto solo per queste elezioni in senso proporzionale. Con l’impegno poi di ritornare al maggioritario nella prossima legislatura. Magari abbinandolo a una riforma costituzionale in senso presidenziale. «Se vogliamo cambiare resta la strada di una riforma di transizione per poter fare poi una legislatura costituente e una legge elettorale adeguata», dichiara Gaetano Quagliariello, capogruppo vicario del Pdl al Senato. Nel frattempo il presidente della Commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini fa un ultimo disperato appello «al senso di responsabilità delle forze politiche». Facciano «un colpo di reni» e si mettano d’accordo. Altrimenti Vizzini «si raccorderà» con il presidente Renato Schifani per procedere direttamente in Aula senza un testo approvato dalla Commissione. In quel caso potrebbe verificarsi il blitz sul sistema tedesco (proporzionale senza premi di maggioranza) con la convergenza di Pdl, Lega e Udc. E tanti cari saluti al Partito democratico. E alle ambizioni di Pier Luigi Bersani di fare il presidente del Consiglio. Perché se non vince nessuno (e senza il bonus al partito o alla coalizione che arriva prima, non vince nessuno) “tedesco” fa rima con Monti bis.