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 2012  settembre 12 Mercoledì calendario

LA LEGGENDA DEL PROF «POPOLARE»

Peggio di lui ha fatto solo Romano Prodi grazie alla disastrosa manovra delle cento tasse. Non ci fosse stato l’inventore dell’Ulivo, il premier dell’«è bello pagare le tasse», Mario Monti sarebbe stato il presidente del Consiglio che più rapidamente ha dilapidato il patrimonio di fiducia che gli italiani gli avevano dato. In meno di un anno ha perso 13 punti di fiducia, passando dal 62% che lo accompagnò nei primi giorni a palazzo Chigi, quando ancora non aveva adottato alcun provvedimento, al 49% fatto registrare prima della pausa ferragostana.
La luna di miele di Monti con gli italiani è durata solo pochi giorni: dal decreto salva - Italia in poi la fiducia nei suoi confronti si è sempre progressivamente ridotta, cosa che non è mai accaduta nel primo anno di governo a nessun uomo politico né della prima né della seconda Repubblica. Il confronto pubblicato in questa pagina è tratto dallo stesso panel (i cui dati estesi sono rintracciabili sul sito www.sondaggipoliticoelettorali.it) utilizzato dalla Ipr marketing per i vari committenti che dal 2006 ad oggi hanno commissionato il barometro di fiducia nei confronti del presidente del consiglio in carica e del suo governo.
Messi in fila i dati, si scopre che anche qui la realtà è assai diversa da quella offerta nei titoli e nei principali articoli da quotidiani come Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Il Messaggero etc, che dal novembre scorso hanno archiviato ogni tentazione di informazione per scegliere la via della partigianeria né più né meno di un quotidiano di partito. I primi quattro quotidiani generalisti italiani - un vero record - sono divenuti organi ufficiali del partito Monti. I numeri nudi e crudi però raccontano la realtà con assai più efficacia della propaganda. Al momento di ricevere l’incarico dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Monti non aveva un grado di fiducia altissimo: appena il 50%. Rispetto al Silvio Berlusconi del 2008 e al Romano Prodi del 2006 nello stesso giorno Monti aveva un gap da recuperare rispettivamente di 3 e di 5 punti. In realtà il professore della Bocconi scontava il fatto di essere meno conosciuto di Prodi e Berlusconi. Il gap è stato colmato in tempo record, grazie a bocche da fuoco impressionanti su cui nessun politico in precedenza aveva mai potuto contare (nessuna opposizione preconcetta e dalla sua l’80% della grande stampa e l’intero sistema televisivo). In meno di 3 settimane Monti è arrivato - al primo dicembre 2011- al 62% di fiducia senza fare assolutamente nulla. Sarebbe restato fortissimo lui e forse anche meglio l’Italia avesse continuato così. Invece si è messo a fare. Danneggiando il suo Paese e naturalmente anche se stesso.
Quel 62%che sulla grande stampa nazionale veniva cantato come il record del record, è la percentuale più alta sfiorata da Monti, ma è abbastanza comune nella politica. Perfino l’odiatissimo Berlusconi aveva raggiunto quella quota nell’ottobre 2008, dopo i provvedimenti dei primi 100 giorni di governo (via l’Ici e legge sugli immigrati) che evidentemente erano piaciuti agli italiani anche al di là dell’elettorato di centrodestra. In ogni caso è durata lo spazio di un mattino: al solo varo del decreto salva - Italia Monti ha perso per strada cinque punti di fiducia, poi ne ha recuperati un paio a febbraio quando ha illuso gli italiani di potere varare una riforma del lavoro in grado di dare più lavoro a tutti. Doccia fredda con il testo uscito dal consiglio dei ministri, e si sono persi altri quattro punti di fiducia. Poi hanno iniziato a mordere le nuove tasse messe a dicembre nel portafoglio di italiani che forse non se le attendevano così pesanti, e sono volati via altri quattro punti di fiducia. Gli ultimi due li ha lasciati sul campo del grande bluff dell’estate:«Ho convinto la Merkel, Italia al riparo dello spread».
Per tutti i premier la curva ha seguito l’onda dei provvedimenti adottati, con saliscendi temporanei, ma nessuno è andato così a precipizio durante i primi mesi di governo. I dati sulla fiducia rendono evidente come Monti sia il desiderio più confessato della casta che vuole rimanere al potere senza prendersi rischi (quella dei Casini, dei Fini, dei D’Alema), ma non certo il sogno degli elettori italiani.