Benedetta Vitetta, Libero 15/9/2012, 15 settembre 2012
SORU VENDE VILLE (E TISCALI) PER FAR PACE COL FISCO
Renato Soru vende e Piazza Affari ritorna a scommettere sul riassetto di Tiscali.
Sono giorni particolarmente complicati per l’ex governatore della Sardegna nonchè patron di Tiscali, che ha deciso di saldare i conti con il fisco restituendo all’Agenzia delle Entrate di Cagliari ben 7 milioni di euro da qui al prossimo triennio. Per l’Erario si trattava di imposte mai versate nel periodo dal 2005 al 2009, anni in cui l’imprenditore sardo sedeva, in quota Pd, sulla poltrona più alta della Regione.
Per evitare equivoci, è stato lo stesso ex presidente a comunicarlo con un lungo post scritto, nelle scorse ore, sulla pagina Facebook. «Per i maggiori doveri che mi derivano dal ruolo pubblico rivestito» scrive, «aderisco alla richiesta della Agenzia pur considerando io e i miei consulenti ingiusta l’ipotesi di tassazione di redditi non percepiti e mai più percepibili, ovvero il pagamento di tasse su somme mai avute, o redditi solo virtuali».
Per l’ex governatore - che fino a poco tempo fa è stato anche il punto di riferimento del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, L’Unità (nel 2008 ne rilevò il 98% delle quote) - i problemi col fisco sono iniziati dopo le indagini su Andalas, la società con sede a Londra ma riconducibile allo stesso Soru. Secondo le indagini condotte dalla Finanza, infatti, nel 2004 la suddetta azienda avrebbe concesso un prestito di oltre 27 milioni alla Tiscali Finance, che nei successivi cinque anni avrebbe restituito parte del debito con tanto di interessi. Peccato che, stando all’Agenzia delle Entrate, questi soldi non sarebbero mai stati dichiarati all’Erario -né a quello italiano né a quello inglese - e si profilerebbe, quindi, una duplice evasione: da parte del manager e da parte dell’azienda.
Si tratta di «somme ingenti delle quali non dispongo neppure» aggiunge Soru nel post, «cui dovrò far fronte con la cessione dei miei beni personali». Dunque, via libera alla vendita delle case di Cagliari e Villasimius e dell’area dell’ex colonia di Funtanazza.
«Mi rimane il mio lavoro e la partecipazione in Tiscali, l’impegno per il suo risanamento, il rilancio, la sicurezza dei posti di lavoro e la considerazione della responsabilità sociale che l’impresa riveste» conclude quasi laconico, «mi rimane l’impegno per la cosa a cui ho sempre tenuto di più, non le opportunistiche speculazioni finanziarie, ma l’affermazione industriale di Tiscali e il suo contributo alla crescita generale».
Ma, nonostante le belle parole e la strenua difesa per il suo operato in Tiscali, nelle ultime sedute Piazza Affari è ritornata a scommette su un imminente cessione del provider sardo.
Nonostante le smentite arrivate per voce dello stesso fondatore, da inizio settimana il titolo ha letteralmente messo il turbo con volumi che hanno superato i 135 milioni contro una media a sei mesi di soli 20 milioni. In forte rialzo anche il valore dell’azione che, in poche sedute, è riuscito a guadagnare quasi il 25 per cento. Rumor di ogni tipo tentano di spiegare il rinnovato interesse per la società da parte degli investitori: c’è chi punta a un possibile matrimonio tra l’Isp sardo e la compagnia telefonica 3, chi invece scommette sulla vendita della quota attualmente in mano a Soru (il 17,78%) per cui, pare, ci sarebbe qualche offerta.
Insomma se da ieri l’imprenditore sardo ha definitivamente chiuso il contenzioso con il fisco, ora non gli resta che definire - una volta per tutte - il futuro prossimo di Tiscali.