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 2012  settembre 18 Martedì calendario

E BERNABÈ VUOLE VENDERE A UN OPERATORE ESTERO PER EVITARE LE POLEMICHE

Franco Bernabè vuole evitare la «tripla C» per La7 . Dove le tre C sono quelle di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, dell’editore Urbano Cairo e del fondo Clessidra. Insomma, in casa Telecom si punta certo a massimizzare l’introito della vendita delle due reti della controllata TiMedia - La7 e Mtv - e dei tre multiplex che servono a trasmettere canali digitali, ma al tempo stesso si preferirebbe di gran lunga l’arrivo di un acquirente estero. Nomi stranieri che entro lunedì prossimo potrebbero presentare un’offerta non vincolante, del resto, ce ne sono: la statunitense Discovery Channel, la tedesca Rtl, più almeno un altro paio. La stessa NewsCorp del gruppo Murdoch, mentre la Sky italiana grida il suo disinteresse, un’occhiata ai documenti la sta dando...

Ma perché il no agli italiani? Il ragionamento di Telecom è presto detto: ammesso e non concesso che Mediaset avesse la forza finanziaria di prendere il controllo de La7 (ieri uno studio di Mediobanca ipotizzava il costo dell’operazione a circa 500 milioni, con l’alternativa per il Biscione di un aumento di capitale o di uno stop ai dividendi per qualche anno) una sua ipotetica acquisizione finirebbe quasi di sicuro nelle maglie dell’Antitrust e dell’Agcom. E la gara rischierebbe di rimanere impantanata, tra l’attesa di pronunce da parte delle Autorità e possibili ricorsi dei perdenti. Nella decisione di Telecom di negare il memorandum informativo a Mediaset c’è anche di piu: il solo palesarsi del Biscione per la gara, pensano Bernabè e i suoi uomini, è del tutto strumentale e serve non tanto a concludere un’operazione quasi impossibile, quanto ad allontanare potenziali compratori esteri, spaventati dalla vecchia accoppiata di tv e politica in salsa italiana.

Anche i pretendenti Cairo e Clessidra sono considerati troppo vicini alla stessa Mediaset: il primo è controllata dall’uomo che fu assistente personale di Silvio Berlusconi e che ne sta replicando, seppure in sedicesimo, l’avventura imprenditoriale. Il fondo Clessidra è guidato da Livio Sposito, che di Fininvest è stato perfino amministratore delegato.

Dietrologie? Forse. Ma come stessero le cose Bernabè lo aveva spiegato già a maggio in un’intervista a la Stampa. Per la dismissione de La7, spiegò, esistevano «due condizioni: la massima trasparenza e la salvaguardia dei valori che La7 ha creato in questi anni». Insomma, una rivendicazione del ruolo di terzo polo televisivo non a caso ricordata proprio in queste ore - che difficilmente si concilierebbe con Cologno Monzese e dintorni.

Da Mediaset, e non c’è da stupirsi, la lettura è diametralmente opposta: c’è chi ipotizza addirittura che sia stata Telecom a far trapelare l’interesse del Biscione per i suoi assets televisivi, al fine di renderli più appetitosi e spingere anche i più timorosi a lanciarsi in un’offerta.

Ma desiderata a parte resta il fatto che chi prenderà La 7 dovrà avere spalle finanziariamente larghe: in casa Telecom si enfatizza la crescita degli introiti pubblicitari nei primi otto mesi dell’anno: un +9% che si confronta con un -11% del mercato. Ma l’altra faccia della medaglia sono le proiezioni della stessa Telecom che danno TiMedia, in rosso fino al 2015.