Mattia Feltri, la Stampa 18/9/2012, 18 settembre 2012
TUTTI D’ACCORDO E IL DRAMMA DIVENTA UN MELODRAMMA
Siamo tutti d’accordo? Certo. Tutti d’accordo con la presidente Renata Polverini, arrivata con la rabbiosa franchezza della capofamiglia che ha da drizzare i discoli. Gliene ha dette di ogni colore, ai consiglieri. «Avevo due tumori alla tiroide e i tumori che stanno qua dentro vanno estirpati come quelli che avevo in gola». Una gentilezza fra tante.
Se le sono prese in capo, le randellate, e zitti. E tutti d’accordo. Come, secondo le rivelazioni da faida di Lucignolo, e cioè Franco Fiorito, questa specie di Goering ciociaro per stazza, sprezzatura, manie di grandezza e voracità, erano tutti d’accordo nello spartirsi i soldini da lui ricevuti in qualità di capogruppo del Pdl per le celeberrime opere sul territorio, e polverizzati con autocertificazione, e poi ingollati in taverne e mascherate e seppelliti sotto estrose fatture. Tutti d’accordo, prima e dopo.
«L’antipolitica siamo noi», ha detto la Polverini. «Ce ne andremo a casa con la vergogna che ci portiamo dietro». «Non è tempo di compromessi». Perché il punto era lì: la resa dei conti non prevede mediazioni. E in mattinata, come nei giorni precedenti, si era saputo che la governatrice si sarebbe giocata la partita menando le mani, prendendo il partito per la collottola e rigirando in suo favore una situazione regionale complessiva - non soltanto nell’ubertoso ramo truffe - piuttosto complicata. Avrebbe chiesto tagli, anzi amputazioni, e soprattutto l’azzeramento dei vertici del Pdl in Regione. Via il presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, via il capogruppo Francesco Battistoni (successore di Fiorito con una fama non molto migliore). In caso contrario, dimissioni, addio Giunta, elezioni anticipate. Raccontano che venerdì la Polverini avesse atteso per dodici ore - dodici! di comunicare la decisione ad Angelino Alfano. Vanamente. Ma poi l’incontro ci dev’esserestato perché ieri in quel palazzo che ospita il consiglio regionale - tirato su in un posto dimenticato da Dio, in fondo al sentiero per Frittole, una specie di clinica per alienati con gli interni nordcoreani, deliranti pareti di legno chiaro, tappetini di moquette verde da albergo per conferenze, un monumento al mondo a parte - è andato in scena il dramma rapidamente declinato a melodramma.
Dunque: Abbruzzese resta al suo posto. Battistoni resta al suo posto. Che problema c’è? È stata approvata una mozione con cui si taglia questo e quello, anche brutalmente e indiscriminatamente, e se ne menerà vanto (ma c’è da figurarsi se fosse stato deciso di non toccare il denaro...). E in tutto questo il Pdl ha affidato la replica in aula a Chiara Colosimo, consigliere ventiseienne, che ha tirato fuori considerazioni di qualche altra simpatica galassia. O della solita. «Campagna mediatica», «noi non accettiamo lezioni di moralità», fino a un clamoroso «ci muniremo di un tesoriere e di un commercialista». Dunque, ecco, tutti d’accordo. Siamo con lei, presidente! Mozione approvata con quarantuno voti su settanta. Niente da obiettare. E infatti in tre ore abbondanti di dibattito - un dibattito che pareva la pièce teatrale della totale sconnessione della politica con quello che gli sta per capitare, peraltro seguito dal pubblico in un luogo chiamato acquario, perché è diviso dall’aula che sta sotto da una campana di vetro più che metaforica - ecco, in tre ore non c’è stato un cristiano, nemmeno fra le opposizioni e tantomeno la Polverini, che abbia detto: «Ok, però prima di ripartire bisognerebbe avere il buon gusto tirare fuori tutte le ricevute e spiegare per filo e per segno come abbiamo speso quegli otto milioni e un po’ di euro. Chi non è in grado di farlo ne risponderà. Certo, è compito della magistratura. Ma se anticipassimo i pm non sarebbe malaccio». Niente. Quel che è stato è stato.
E più trascorreva il tempo, più gli interventi erano stralunati. Il Pd se la cavava, diciamo così, annunciando una mozione di sfiducia per la Polverini. Un consigliere dello stesso governatore si issava fino alle vette delle umane possibiltà raccontando il dialogo mattutino con la madre, che in lacrime gli chiedeva che cosa stesse combinando (per dire quanto urgenti fossero le contromosse). Un tal Carducci dell’Udc spiegava che il Consiglio ha già preso molte decisioni dolorose e impopolari. Esterino Montino del Pd voleva sapere, a proposito di scialacquii, a quanto ammontassero quelli della Giunta e non ha nemmeno tutti i torti, specialmente in una Regione che conta tremila e cinquecento dipendenti. E poi era il turno di questi fenomeni cinematografici dei rappresentanti di monogruppo - Verdi, finiani, socialisti, liste civiche - e cioè di gruppi composti da un solo consigliere, con tutti gli ovvii finanziamenti previsti, e finalmente aboliti secondo gli accordi di ieri. Intervenivano per dire cose tipo «che ci sono difficoltà lo sento a naso» o «non si deve spaccare il capello dell’uovo in quattro». E poi, alla buvette, smarriti, si chiedevano l’un l’altro come rimediare al disboscamento: io andrò al Pd e tu? Ah, io penso di aderire all’Udc... Venerdì si vedrà, ha detto la Polverini, chi voterà il mio pacchetto e chi no. Questo è tutto. Questo dovrebbe servire, come ha detto Francesco Storace, per «convincere la gente che non mangiamo a sbafo coi loro soldi». Auguri.