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 2012  settembre 18 Martedì calendario

STORACE: «SEI ‘NA BOMBA». LO SHOW DEL GOVERNATORE —

Lettura labiale.
Polverini: «Mbe’?».
Storace: «Sei stata grande! Na’ bomba...».
(Poi Francesco Terminator Storace, gran capo de La Destra, s’inchina e dice qualcosa all’orecchio del governatore del Lazio. Lei annuisce, come imbarazzata; lui mette su un ghigno tronfio dei suoi e ci osserva tutti, da lontano: cronisti e fotografi chiusi nel cosiddetto «acquario», una tribuna sigillata da un vetro gigantesco che domina l’emiciclo del Consiglio Regionale).
In abito bianco, perfettamente abbronzata, capace di essere ruvida e spavalda, ma anche rammaricata, cupa, penitente (inizia così: «Chiedo scusa ai cittadini, alle istituzioni, agli operai della Fiat e alle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese per l’uso a dir poco disinvolto dei fondi, dei soldi destinati ai gruppi...»). Renata Polverini ha parlato a braccio. Discorso dai toni shakesperiani, pieno di immagini retoriche (dall’inondazione di Firenze del 1969 — «Noi qui ora dobbiamo spalare il nostro fango» - al naufragio della Concordia - «Ci siamo sfracellati, e o invertiamo la marcia, o è inutile andare avanti»); la rinuncia al politichese in favore di un eloquio non fluido ma teatrale, situazionista, da comizio.
Però dopo dieci minuti era già chiaro: non si dimette. La trattativa con il Pdl è stata dura, faticosa (e preziosi sono stati i consigli di Storace, abilissimo in questo genere di situazioni): i tagli alle spese che lei avrebbe voluto imporre ci sono ma paiono parecchio limati (restano auto blu e indennità per capigruppo e presidenti di commissione), in compenso ottiene la cosa che più le stava a cuore: Francesco Battistoni, l’uomo che lo scorso 24 luglio è succeduto a Franco Batman Fiorito alla guida del gruppo Pdl, per poi denunciarne i comportamenti sospetti, lascerà l’incarico.
E lui, Battistoni, lo sa.
Ha ascoltato il discorso della Polverini e ora se ne sta lì, al suo posto, con occhi liquidi, pallido, le mani strette in pugni. Davvero, sono giorni che gli gira tutto male (poche ore fa s’è pure dovuto difendere dalle insinuazioni di Batman Fiorito: «Non sono io il consigliere che va in giro con l’amante a spese del Pdl: giuro, io non ce l’ho l’amante! Quelle di Fiorito sono tutte menzogne!»).
Battistoni è osservato di soppiatto, e sembra con un filo di pena, anche dalla Veronica Cappellaro, 31 anni, la collega che ha speso 1.080 euro (soldi pubblici, quindi nostri) per una serie di ritratti fotografici. Ma lui non se ne accorge, sempre più perduto nei suoi pensieri (fino all’ultimo avrebbe cercato di trattare, perché qui al Consiglio regionale tutti trattano tutto con tutti, la sua destituzione chiedendo, in cambio, una candidatura certa alle prossime politiche o, in alternativa, almeno la candidatura a sindaco di Viterbo: ma sembra che gli abbiano detto no, non se ne parla).
All’improvviso si sparge la voce che Batman Fiorito è nel suo ufficio (non si capisce se giunto a bordo del Suv, Bmw X5, acquistato con 88 mila euro del Pdl, o in taxi).
Usciere: «È grasso, l’avremmo visto».
Portaborse: «C’è un’entrata secondaria».
Segretaria: «Anche se si è autosospeso, è capacissimo di venire a provocare».
Una troupe televisiva parte per andarlo ad intervistare, ma viene fisicamente fermata da Carlo De Romanis, il vicecapogruppo del Pdl, quello che, sempre a spese del partito, stava organizzando un festone nello studio numero 5 di Cinecittà, «con certe gnocche strepitose travestite da antiche romane» (cit. sempre l’ex capogruppo Batman).
«Posso chiarirvi la storia del festone?».
Pure prima, mentre la Polverini, in uno dei passaggi più forti del suo discorso, spiegava che «i tumori che sono qui dentro, alla Regione, vanno estirpati come i due che poche settimane fa mi sono tolta dalla gola», lui, De Romanis, spediva sms per ribadire al pianeta: «Il festone non c’è mai stato, capito?». Un’ossessione.
Però ci sono state di certo cene con ostriche e champagne (non è un modo di dire, esistono le ricevute), a Natale i consiglieri del Pdl andavano da Marinella a comprarsi le cravatte, saccheggiavano le enoteche, sprecavano lo sprecabile. Non casualmente, ad un certo punto, alla Polverini è sfuggita questa frase: «Non possiamo permettere a nessuno, soprattutto ai giornalisti, di dipingerci per quello che siamo».
Per quello che siamo.
Si volta Chiara Colosimo, 26 anni, allieva di Giorgia Meloni: è a lei, umiliando Battistoni, capogruppo ancora in carica, che il partito ha affidato la replica alla Polverini (discorsetto pronunciato con lingua che tendeva ad appiccicarsi al palato).
«Cosa vuol sapere?».
Lei, voi del Pdl, non avete un po’ di imbarazzo a considerare Fiorito, il vostro ex capogruppo, un orco?
«In che senso, scusi?».
Possibile non vi siate accorti di niente?
«Di niente. E poi, guardi, io Fiorito lo conoscevo appena».
Laggiù, in fondo al corridoio, telecamere in batteria aspettano il governatore, che sta per salire.
Passa Mario Brozzi, ex medico della Roma e capogruppo della Lista Polverini, e finisce proprio lì davanti, quelli accendono le luci, lui barcolla incerto, fa un passo indietro.
«Vogliono intervistarmi tutti... e mo’ che gli dico?».
Voce dal mucchio: «’A Brozzi, spòstate...».
Fabrizio Roncone