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 2012  settembre 15 Sabato calendario

Le frasi choc degli attentatori «Pensa se trovano il pistolone» Frasi mozzate dalla fobia del­le intercettazioni del Ros

Le frasi choc degli attentatori «Pensa se trovano il pistolone» Frasi mozzate dalla fobia del­le intercettazioni del Ros. Tutti i telefonini spenti nel giorno dell’agguato. Documenti di proselitismo armato buttati nei cassonetti (e poi recuperati dalla Digos). Nickname presi dai carto­ni animati per sfuggire ai controlli. Giornali clandestini, contatti con gli insurrezionalisti greci e napole­tani. C’è di tutto nelle 63 pagine del decreto di fermo dei presunti attentatori del manager Ansaldo. Conversazioni shock, per comin­ciare. «LOSAI CHE NON ERO A TORINO» Alfredo Cospito, il leader del grup­po, in un appartamento di Bordi­ghera pieno di cimici parla con la sua compagna Anna Beniamino. Discute, secondo i carabinieri, di un probabile errore commesso a Genova: «Ma lo sai che (quel gior­no, ndr ) non stavo a Torino no!? È per quello che m’han messo sotto controllo Anna! Perché c’è il no­stro comunicato. C’è il nostro vi­deo lì». Altra intercettazione. È il 13 giugno, il sospettato è intercet­tato con l’amico Nicola Gai: «Co­me vengono, il pomeriggio non ci sto! Pensa se trovano quel pistolo­ne ». «IL MESSAGGIO DA MILANO...» Cospito insiste: «Un giorno che tu sei a Genova». Gai lo interrompe: «eh un giorno in ufficio...io te lo di­co: sì,ho sparato ma non...». Cospi­to : «Quando sono andato a piscia­re, ma scusate perché tu stavi la»? Gai : «no ma hanno qualcosa». Co­spito : «Io voglio sapere che cazzo ci sparano». G : «Dovevamo man­dare il messaggio ( la rivendicazio­ne, ndr ) da Milano». Traduzione degli inquirenti: «Il contenuto del­la breve conversazione conferma il coinvolgimento di Gai nell’atten­tat­o e la riconducibilità agli indaga­ti della rivendicazione. Durante la discussione gli indagati davano per scontato di essere a rischio e di subire perquisizioni ed arresti per Adinolfi;Gai diceva “come vengo­no il pomeriggio non ci sto”. Ma non solo: Gai forniva elementi quando parla del “pistolone” fa­cendo evidentemente riferimen­to all’arma utilizzata per l’aggua­to. Fondamentale poi l’ammissio­ne di Gai di essere stato colui che materialmente aveva sparato». PAPERINA E ARCHIMEDE KILLER Per il salto di qualità attraverso l’uso delle armi, arrivando così «a far fuori un servo dello Stato»,i rap­presentanti della Fai ne discutono usando identificativi da cartoon. Nell’elaborato«Quattro anni...di­cembre 2006», oltre a un bilancio dell’attività del Fai sotto le sue ven­ti sigle, si stila il programma futu­ro. Ad «Archimede Pitagorico» e «Paperina», replica «Quo»: «È una questione di mezzi, bisogna usar­ne di più selettivi: pistole non esplosivo (...) Abbiamo deciso di procurarcele e iniziare ad usarle». Archimede: «So come farvele ave­re, da parte mia però mi sembra di essere l’unico qui ad agire anche individualmente». Paperina: «(...) Già una volta mi ero ripromessa di mollare con le bombe e usare le pi­stole, non per uccidere però!». Ar­chimede: «Come cazzo le vuoi usa­re, come fionde?». Paperina: «Col­pire senza uccidere è chiaro! Non perché non mi farebbe piacere uc­cidere qualche porco, ma per il so­lito, vecchio discorso, la repressio­ne sarebbe indiscriminata». COPIA E INCOLLA FATALE A incastrare i due anarchici, gli stessi «contenuti ideologici» e le «ripetizioni» in copia e incolla del­le parole ( realismo, ricerca del con­senso, ad azione corrisponde rea­zione) e dei«proclami»nella riven­dicazione dell’agguato ad Adinol­fi, nel documento clandestino Kno3 ( che Cospito buttava nell’im­mondizia o imbucava alla posta con la Digos alle calcagna) nelle re­lazioni del «cartello internaziona­le Fai/Fri». La zappa sui piedi Co­spito se la dà con l’hardware del suo pc, dove si scopre che si ana­grammava per fingersi «un compa­gno greco » di nome Pitokos. IL FISCHIO: «CI ARRESTANO...» Cospito e signora leggono i giorna­li che parlano di arresti imminen­ti. Vanno nel panico.Chiedono al­l’avvocato di informarsi in procu­ra «se ci siamo anche noi tre», per­ché «stanno indagando su di noi, tutti quei microfoni non si spiega­no ». Secondo gli investigatori Co­spito poi utilizza un fischietto arti­ficiale per sfuggire alle microspie e per far capire alla donna che, co­me un uccellino, è forse il caso di volare via. In latitanza NAPOLI E LA TAV Spuntano infine registrazioni di anarchici napoletani destinatari della rivendicazione di Genova prima ancora dell’invio al Corse­ra , come peraltro già avvenuto per gli attentati alle ambasciate di Svizzera, Cile e Grecia. Nel «Cen­tro Studi Libertari Louise Michel» in piazza Matteotti, dove ci si con­fronta sulla necessità di esportare a livello nazionale il progetto, ci si complimenta a vicenda: «Rende­tevi edotti, l’abbiamo ricevuta». «Cosa?», chiede una donna. «Il co­municato della Fai informale, leg­gi ». Lo stesso indirizzato al perio­dico anarchico Invece viene trova­to in una casella postale intestata a Michele Alessio Del Sordo «dete­nuto a Torino per i fatti Tav ineren­ti Val di Susa ».L’esponente napo­letano Mendicino e l’ellenico Ta­sioulas, che fanno avanti e indie­tro con la Grecia, sono a Torino un mese prima dell’agguato di Geno­va. Intercettati fanno riferimento al «fatto del Valentino» (il parco del Valentino è vicino a casa di Co­spito) eppoi, dalla viva voce dello straniero, una frase da brivido: «Sette maggio, inizio lavori». È la data dell’agguato al manager Ans­aldo, il work in progress anarchi­co a mano armata.