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 2012  settembre 14 Venerdì calendario

Ecco i segreti per portarsi a casa un buon investimento - Mentre all’esterogli operatori sisfre­gano gli occhi increduli davanti alla cre­scita continua del mercato dell’arte, in Italia riusciamo a distruggere il valore di quella che dovrebbe essere una delle no­stre «materie prime» più abbondanti e pregiate con leggi farraginose, incuria, tolleranza verso i falsari, mancate valo­rizzazioni e l’onnipresente evasione fi­scale

Ecco i segreti per portarsi a casa un buon investimento - Mentre all’esterogli operatori sisfre­gano gli occhi increduli davanti alla cre­scita continua del mercato dell’arte, in Italia riusciamo a distruggere il valore di quella che dovrebbe essere una delle no­stre «materie prime» più abbondanti e pregiate con leggi farraginose, incuria, tolleranza verso i falsari, mancate valo­rizzazioni e l’onnipresente evasione fi­scale. Sorprendersi per le irregolarità scoperte dalla finanza ieri nell’operazio­ne di verifica fra galleristi e collezionisti è come sorprendersi nello scoprire che gli automobilisti spesso superano i limi­ti di velocità: tutti sapevano della «faci­le » contabilità in quel mondo. Va bene l’indignazione,sarebbe però meglio an­che riflettere su quanto (zero) si sia fatto finora per valorizzare in modo «sano» quello che sarebbe un vero patrimonio per il nostro Paese. Dobbiamo abbando­nare il tabù della distinzione tra arte ed economia e renderci conto che se in Ita­lia l’Iva su un quadro è al 21% e in Germa­nia è al 7% oppure che se da noi i diritti di rivendita sono il 4% sul prezzo dell’inte­ro quadro e in Svizzera sono zero, le galle­rie apriranno in Germania e lefiered’ar­te in Svizzera. Semplice e logico. Eppure se il mercato dell’arte«regolare»venisse incentivato con norme sensate e tassa­zione competitiva per l’Italia si aprireb­bero possibilità impensate. Se ne parla poco ma i beni artistici stanno assumen­do di anno in anno tutte le caratteristi­che tipiche dei valori da investimento, insomma, un vero bene rifugio e godibi­le ogni giorno. Quello che fino a non mol­to­tempo fa era un mercato di spesa di lus­so, grazie a internet e alla possibilità di poter confrontare prezzi e valori sta com­ponendosi nelle forme conosciute dei mercati finanziari, con listini, grafici e una platea sempre più vasta di acquiren­ti interessati. Come tutti gli investimenti occorre tuttavia sapere bene le «regole del gioco». Innanzitutto puntare al lun­go periodo e non a facili e veloci guada­gni, perché le commissioni di compra­vendita sono ancora molto alte e, sce­gliendo come intermediario una casa d’aste blasonata, le percentuali richie­ste possono arrivare addirittura al 30%. L’autenticità indubbia dell’opera poi è un requisito essenziale: la miglior ga­ranzia in questo caso è la documentazio­ne della provenienza del quadro, tant’è vero che a volte gli esperti del settore di­cono che certe opere è più utile guardar­le dietro (dove si trovano timbri ed eti­chette dei precedenti passaggi di pro­prietà). Infine, esattamente come acca­de per le azioni, gli acquisti di maggior successo sono raramente quelli di nomi «di moda» ma occorre ragionare bene sulle prospettive future. In quest’ottica paradossalmente l’arretratezza dell’Ita­lia nel valorizzare i propri artisti potreb­be rappresentare un’occasione di acqui­sto in quanto alcuni grandi maestri del Novecento, ormai saldamente storiciz­zati, si possono ancora acquistare per ci­fre di molti zeri inferiori ai loro «colle­ghi » americani e francesi. Ad esempio gli astrattisti storici degli anni ’30 italiani come Mario Radice, Manlio Rho o Luigi Veronesi hanno prezzi che potrebbero essere alla portata di molti, specialmen­te se intesi in un’ottica di investimento e non di spesa (si va dai mille euro per un acquerello recente di Veronesi ai 50mila per un’opera importante di Rho). Per chi volesse alzare il profilo di ri­schio poi si può cercare l’affare fra artisti più giovani ma ragionevolmente avviati sul percorso della storicizzazione come molti degli artisti attivi negli anni ’90 e fi­nora «nascosti» dal fenomeno Cattelan: nomi come Arienti, Cingolani, Pessoli, Pusole e altri di quella generazione an­ch’essa segnata dalla crisi. Molte opere importanti possono essere acquistate per cifre che all’estero sarebbero riserva­te ad un esordiente. In fondo l’arte può essere un inve­stimento g­rati­ficante per l’oc­chio e che non impedisce di sognare: an­che la versione de “l’Urlo” di Munch recen­temente ven­duta per 120 milioni di euro (per intender­si un prezzo si­mi­le a due ton­nellate e mezzo d’oro) era stata acquista­ta per pochi soldi.