VARIE 17/9/2012, 17 settembre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - A ROMA SI RUBA COME A MILANO
REPUBBLICA.IT
ROMA - Un discorso durissimo, forse fuori tempo massimo. Catapultata sulle tv nazionali - non succedeva dai tempi dello scandalo Marrazzo - l’aula della Regione Lazio ha ascoltato in silenzio le parole di Renata Polverini. Vestita di bianco, è stata la prima a entrare e a sedersi tra i banchi. Il presidente del consiglio regionale, Mario Abbruzzese (per lui lavorano 18 segretari e 8 consulenti 1), ha aperto la seduta. Quando ha preso la parola, in piedi, per prima cosa la presidente dela Regione Lazio ha chiesto scusa.
"Chiedo scusa a tutti i cittadini. Del Lazio e del Paese, perché siamo andati oltre i confini regionali. Chiedo scusa alle istituzioni". Polverini ha parlato, concentrata a maneggiare lo scandalo sulle spese del Pdl che ha coinvolto in primis il consigliere Fiorito 6, e a prenderne le distanze. Così come le responsabilità. "In queste ultime due settimane la Regione è finita sulle prime pagine di tutti i giornali per l’uso abnorme e a dir poco disinvolto dei fondi al consiglio regionale destinati ai gruppi - ha detto -. Io ho sempre rispettato l’autonomia del consiglio e dei gruppi, ma oggi sono qui per dire che a prescindere dal momento storico nel quale stiamo vivendo, questo atteggiamento è considerato insopportabile e indecente". Sono qui, ha spiegato "per dire basta".
Una catastrofe che la presidente del Lazio non ha sottovalutato ma trasformato in una lotta da fare in prima persona. Pioggia sporca. "Paragonerei questa cosa - ha aggiunto Polverini - all’inondazione di Firenze, una catastrofe per la politica italiana e per le istituzioni come allora per le bellezze che la storia ci ha consegnato. Allora si decise di spalare fango e porre un argine affinché non succedesse più". "Ho scelto questa sede perché anche se non ho la responsabilità amministrativa di ciò che è accaduto sento la responsabilità politica", ha continuato.
Nessun gioco di parole, nessuna giustificazione. Polverini ha ribadito di essere pronta a pagare il prezzo di una dignità persa tra conti e fondi alla gogna. "Abbiamo sbagliato. Ma tutti dobbiamo pagare un prezzo alto se vogliamo ridare dignità alla Regione, alla politica, ai partiti e a noi", ha continuato. "Non sono disponibile - ha aggiunto - a far giocare partite che non c’entrano nulla con l’azione di governo dai ’cinici della politica’. Se ci sono colpe mi auguro che le condanne arrivino al più presto. Non sono qui per dare una rete di protezione a chicchessia. Se dobbiamo andare a casa ci andiamo oggi e senza reti. Con la vergogna che ci portiamo dietro".
Vergogna e lotta, il governatore del Lazio si è detto pronto a affrontare entrambe. Una sfida politica e personale. Un male che arriva da fuori ma che va combattuto come una malattia. "I tumori che stanno qua dentro, come nella mia gola, vanno estirpati ora", ha detto Polverini. Alluvioni, tumori, non solo, naufragi irresponsabili, come quello della nave Costa Concordia. Nelle parole di Polverini c’era la pesantezza di uno scandalo che l’ha travolta e trascinata. La delusione di regole non rispettate. "Abbiamo la possibilità di rilanciare una partita alta e far partire da questa regione un esempio che la politica quando raggiunge il fondo può risalire", ha detto. "Dobbiamo superare questo scoglio difficile, siamo come la Concordia, ci siamo sfracellati, o siamo nelle condizioni di dire che invertiamo la marcia oppure non vale la pena di andare avanti", ha aggiunto, perché "io non mi voglio vergognare di uscire di casa. Voglio guardare la gente in faccia. Nel tritarifiuti dove qualcuno mi vuole portare non ci sto". Tutti. O nessuno. O si va avanti o "si finisce".
"Di qui a breve - ha spiegato - farò una proposta sulla quale chiedo che tutti coloro che si sentono di partecipare con serietà alla giornata di oggi di esprimersi, ma non ho nessuna intenzione di fare un passo indietro. Stasera, stanotte, domani, facciamolo durare quanto vogliamo questo consiglio Ma o usciamo convinti che abbiamo voltato pagina o usciamo che siamo ex rappresentanti della Regione Lazio. Io per prima". La decisione finale spetta all’aula. "Se sarò ancora presidente questa sera sarà l’aula a deciderlo", ha detto. "Ringrazio e auguro buon lavoro a magistratura e guardia di finanza. Facciano chiarezza al più presto e se ci sono delle colpe, individuali o no, vadano perseguite e condannate. Nel rispetto delle persone oneste che sono qui, queste condanne arrivino al più presto".
Azzerare i contributi destinati ai gruppi consiliari e sospendere quelli per il loro funzionamento. Dimezzare le commissioni consiliari e cancellare quelle speciali, oltre alla riduzione di consiglieri e assessori. Pubblicità immediata, al pari della giunta, delle deliberazioni e disposizioni di qualsiasi natura assunte dall’ufficio di presidenza e dal presidente, razionalizzazione dei fondi a loro assegnati Queste alcune delle proposte. E la revoca definitiva dell’assegnazione delle automobili di servizio per le cariche di natura consiliare. proposte da prendere, o da lasciar andare insieme a lei, e al suo incarico. Il governatore laziale non si è tirato indietro ma, ha ribadito, "la battaglia è una". Non quella tra giunta e consiglio. L’istituzione "è una. Per arrivare in fondo bisogna stare insieme. Oppure non c’è niente per nessuno". Polverini ha scelto di parlare da sola, da presidente. "Ho sempre lavorato, mi sono sempre pagata tutto. Posso tornare da dove sono venuta", ha aggiunto. Poi, vedendo sorrisi in aula, ha detto stizzita: "non c’è niente da ridere, mi auguro che oggi ci si comporti da persone serie". Perché le proposte che ha fatto sono fuori dalle trattative, e oltre il gioco: "Se non accettate le mie proposte, non abbiamo futuro. Me ne vado. Ci salutiamo stasera e la considereremo un’avventura o un incubo".
"Nessun paragone ammesso". Né con il sindaco ’rottamatore’ di Firenze, Matteo Renzi, né con Marrazzo. "Non sono disposta a passare per la Regione delle ostriche e champagne. Non ci sto. Le persone che sono più vicino a me usano la carta di credito per andare a cena, come faccio io. Non so se quasta giornata si concluderà con un altro fallimento, con un’altra uscita del presidente della giunta del Lazio. E non ci sto nemmeno con chi dice che questo è un altro ’caso Marrazzo’, non ho mai consentito a nessuno di utilizzare una parola irrispettosa nei confronti di Marrazzo, che ho anche sentito ma non voglio paragoni inaccettabili. Non tutti abbiamo sbagliato, non tutti abbiamo sbagliato allo stesso modo, ma tutti dobbiamo pagarne il prezzo. Questo è l’unico modo per consentirmi di non dimettermi".
Le proposte sono state elencate. "Dobbiamo introdurre il collegio dei revisori regionale costituito da professionisti esterni nominati con sorteggio. Dobbiamo armonizzare il rendiconto tra consiglio a giunta. Sulla stessa strada andremo avanti per quello che riguarda il completamento della razionalizzazione delle società e degli altri enti partecipati. Alcune di queste cose possono essere fatte in una settimana. Servono tempi credibili e certi entro i quali questo diventa regolamento, legge, norma, trasparenza. In caso contrario, cari signori, in maniera avventurosa sono arrivata in Regione e in maniera tragicomica me ne vado con la coscienza pulita di chi ha dato tutto ciò che poteva dare. Da qui può partire una nuova stagione per la politica italiana. Se non succederà questo oggi qui, ora, come direbbe Renzi ’adesso’, non abbiamo futuro come consiglio e giunta, perché chi arriverà dopo di noi la farà la rivoluzione, perché la farà. Nessuno che arriverà dopo di noi potrà portarsi questo fardello. Questo è quanto". Fuori il palazzo, fuori l’aula, a via della Pisana, durante il discoso di Polverini, qualche cartello di protesta è stato srotolato, e qualche manifestante, ha gridato "vergogna".
(17 settembre 2012)
REPUBBLICA.IT - PARLA BATTISTONI
"Delusi. Siamo molto delusi che la Polverini abbia tenuto un incontro dal quale noi del gruppo del Pdl siamo stati completamente esclusi".
E, secondo lei, perché?
"Non è stato un caso, è stata proprio una scelta. Ma come si fa a fare un vertice di maggioranza e non convocarci, anzi escluderci proprio". Francesco Battistoni, che a fine luglio viene promosso capogruppo del Pdl al posto di Franco Fiorito, non nasconde tutta la sua amarezza per l’atteggiamento della governatrice del Lazio. L’antefatto è che sabato, lontano dal palazzo della Regione e nella sede della sua fondazione "Città Nuove", la Polverini avrebbe organizzato un summit per decidere le prossime mosse, dopo gli scandali dei fondi transitati sui conti del "Batman" di Anagni per le spese pazze. E al vertice avrebbe convocato il presidente dell’Assemblea Mario Abruzzese, il capogruppo dell’Udc Francesco Carducci, il capogruppo de La Destra Francesco Storace e il rappresentate della Lista Polverini, Mario Brozzi. Tutti tranne il capogruppo del Pdl che a quell’incontro si aspettava di essere invitato.
Vi ha fatto fuori? Pensate che abbia scelto l’Udc anche dopo la partecipazione al meeting di Chianciano?
"Non è stata una bella cosa. E poi..."
E poi cosa?
"Lei deve ricordare che quando ha avuto bisogno di noi, noi l’abbiamo sempre appoggiata, sostenuta, aiutata. E adesso guarda come ci sta ripagando".
ULTIME SU FORMIGONI - REPUBBLICA.IT
"Non solo è spazzatura di Repubblica, Che io chiamo la Pravda per il rapporto che ha con la verità, ma è pure spazzatura riciclata perché ancora si parla degli interrogatori di aprile". Con queste parole il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha commentato ai microfoni di Radio2 4 i nuovi articoli riguardanti l’inchiesta sulla sanità in cui è indagato. "Le delibere che abbiamo preso negli ultimi dieci anni sono delibere di sistema che riguardano tutti gli ospedali pubblici e privati della Regione, delibere che pubblichiamo subito su Internet. Le sembra che se avessimo privilegiato la Maugeri o chicchessia, dando anche solo un euro in più, non ci sarebbe stata l’immediata rivolta di tutti gli altri istituti pubblici e privati della Lombardia? Ma Repubblica pensa che siano tutti cretini gli operatori privati e pubblici lombardi? Se ci fosse stato un errore di calcolo, un privilegio, ci sarebbe stata una valanga di ricorsi", ha detto.
Per quanto le dichiarazioni di Costantino Passerino, l’ex direttore della Fondazione Maugeri, che negli interrogatori ha riferito di avere in Pierangelo Daccò un uomo pronto a intervenire sulla Regione, Formigoni ha detto che "queste dichiarazioni devono essere confrontate con la versione di Daccò. Qui si sta parlando di rapporti tra privati. C’è stata malversazione?
E’ stata malversazione di denaro tra privati, la Regione Lombardia non ha perso un euro. Parliamo di scenari fantasmagorici che ormai solo Repubblica descrive. Se la Procura avesse ritenuto queste testimonianze fondanti avrebbe già agito ad aprile, sono testimoni ritenuti inattendibili. È Repubblica che ha intrapreso una guerra mai prima vista contro il presidente della Regione Lombardia. E’ un piano di violenza senza precedenti che però è fallito. Sono passati nove mesi e lo sanno anche loro che non c’è nulla di penalmente rilevante. Stanno solo cercando di gettare fango su Formigoni".
"Per quanto riguarda le vacanze - ha concluso - ho 65 anni e cerco di farne due all’anno. Non ho un reddito alto, perché ormai i politici come me non guadagnano poi così tanto, ma le vacanze sono sempre stato in grado di pagarmele da me. Fortunatamente i cittadini lombardi che si fidano di me non hanno creduto a questa campagna furibonda, non a caso ho perso solo sei punti percentuali di consenso. Nessuno avrebbe resistito come ho resistito io, semplicemente perché i cittadini vedono che la Lombardia è la regione meglio amministrata d’italia, che la nostra sanità è quella che costa meno e che offre i migliori servizi".
Sulla vicenda giudiziaria, Formigoni si è detto sicuro: "Vincerò io. La Procura di Milano ha sempre dato grande attenzione alla mia opera, ho ricevuto 13 avvisi di garanzia in 17 anni, sono stato rinviato a giudizio 11 volte, mi sono sottoposto a 11 processi e ho avuto 11 assoluzioni. Questa è la dodicesima causa che finirà nel nulla". Formigoni non ha voluto però rispondere, come avviene ormai da mesi, alla domanda sulle ricevute delle vacanze che gli sarebbero state pagate, secondo l’accusa, dal faccendiere Daccò.
(17 settembre 2012)
CORRIERE.IT - IL DISCORSO DELLA POLVERINI
ROMA - «Chiedo scusa a tutti, ai cittadini del Lazio, a tutta la politica onesta, alle istituzioni, alle altre regioni, alle famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, agli operai della Fiat, ai media e alla mia famiglia». Così Renata Polverini, presidente della Regione Lazio ha aperto lunedì pomeriggio la seduta straordinaria del consiglio regionale convocata in seguito allo scandalo dei fondi Pdl scoppiato pochi giorni fa. Ha minacciato di andarsene, ma non si è dimessa: «Purtroppo ho appreso che non può essere immediatamente (riferendosi ai passaggi burocratici in caso di dimissioni, ndr), altrimenti sarei venuta qui in ciabatte e poi me ne sarei andata al mare». Una chiamata a raccolta collettiva la sua: «Non tutti abbiamo sbagliato allo stesso modo. Ma siamo disponibili a dare l’esempio. L’antipolitica siamo noi se non cambiamo. Non dobbiamo continuare a pensare che la battaglia è tra la giunta e il consiglio. L’istituzione è una, o c’è consapevolezza di questo, nel rispetto di maggioranza e opposizione, o non c’è n’è per nessuno». In quanto al caso Fiorito ha detto «la Regione si costituirà parte civile».
«TUTTI A CASA» - «Se non c’è alternativa ce ne andiamo tutti a casa: facciamo durare questo consiglio fino a che serve, o usciremo da qui tutti da ex. Se la sfida che oggi lancio verrà accolta andremo avanti altri due anni e mezzo, altrimenti ci saluteremo stasera». Polverini ha fatto un riferimento alla Concordia («O superiamo questo scoglio o siamo come la Concordia e ci sfracelliamo») e citato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, asserendo che la sfida deve essere «fatta adesso». «Se c’è da andare a casa, ce ne andiamo subito». Ancora: «Se qualcuno pensa di usarmi per procrastinare la situazione e poi provocare un altro incidente di percorso, si sbaglia di grosso. O decidiamo ora se andare avanti o fuori subito. Oggi abbiamo - ha detto ancora - una straordinaria opportunità. Siamo noi, gli stessi che hanno affondato la credibilità della Regione; possiamo rilanciare la credibilità, possiamo dare un esempio, possiamo dire che questo consiglio regionale saprà uscire a testa alta».
«CATASTROFE»- «Quello che è accaduto alla Regione Lazio è una catastrofe paragonabile all’alluvione di Firenze», ha esordito la governatrice. «Sono qui per dire basta - ha detto -. Sono qui per dire che, a prescindere dal momento storico, questo atteggiamento è considerato dai cittadini insopportabile e indecente. Il Lazio non è una regione qualsiasi ma è la regione dove c’è la Capitale, dove si è consumata la storia del nostro Paese, dove vive e lavora la classe dirigente dell’Italia. Credo - ha proseguito la Polverini - che nel tentativo di spalare fango, con distinguo, ci siamo mostrati ancora più inadeguati di quanto le persone pensino. Noi dobbiamo non solo spalare fango ma fare di più. Come nel caso dell’inondazione di Firenze. Quanto è accaduto è una catastrofe per la politica, per l’Italia e per le istituzioni. A Firenze si è spalato ma si è costruito anche un argine».
LE RICHIESTE - Taglio delle commissioni consiliari, degli assessori, delle auto blu e addio alle somme per i gruppi consiliari. Sono i punti salienti del pacchetto di tagli presentato da Polverin che prevede tra l’altro il «dimezzamento delle commissioni consiliari e cancellazione delle commissioni speciali, la diminuzione dei consiglieri regionali secondo le disposizioni legislative nazionali e la conseguente riduzione degli assessori di cui non più della metà potranno essere esterni (ovviamente preservando le disposizioni di pari opportunità), il dimezzamento delle somme destinate al rapporto eletto-elettore e l’azzeramento dei contributi destinati alle attività dei gruppi consiliari, la revoca definitiva dell’assegnazioni delle auto blu per cariche di natura consiliare, per quelle inerenti le commissioni e per i componenti dell’ufficio di presidenza». Venerdì saranno messe al voto.
AGENZIA FITCH - Polverini ha anche citato l’agenzia Fitch che «ha confermato il rating della Regione Lazio a lungo termine in AA-, con outlook negativo che ha seguito il declassamento per l’Italia, e a breve termine F2. Inoltre ha confermato che il disavanzo è passato da 1,4miliardi a 750milioni». La Polverini ha anche ricordato che «i costi della mia giunta sono scesi di 71milioni».
IL TUMORE - Nel suo discorso la presidente del Lazio ha poi fatto riferimento ai suoi recenti problemi di salute. «I tumori che stanno qua dentro come nella mia gola vanno estirpati, oggi. Non intendo nella maniera più assoluta mantenere questa regione nello stress comunicativo che non permette di dire cosa faremo di buono». Polverini ha poi chiesto scusa anche alla sua famiglia: «Voglio chiedere scusa alla mia famiglia, trascinata in gogne mediatiche perché ho messo a disposizione il mio impegno personale per la Regione. Chiedo scusa alla mia famiglia perchè ho dovuto farmi togliere due tumori alla tiroide... E non li ho potuti neanche avere vicino quando sono stata operata in quel Grand Hotel - ha detto ironicamente - che è l’ospedale Sant’Andrea».
REAZIONI - Polverini incassa l’approvazione del Pdl coem dichiara Fabrizio Cicchitto («Le sue proposte sono condivisibili e vanno approvate») e Pierferdinando Casini, Udc: è coraggiosa e ha tutto il mio consenso». Il Pd invece sollecita le dimissioni. «La Polverini ha fatto un discorso imbarazzato e imbarazzante. Chiediamo immediatamente il voto. Se non si dimetterà, chiederemo una mozione di sfiducia insieme a tutte le opposizioni» ha dichiarato Enrico Gasbarra, segretario del Pd del Lazio.
LE DIMISSIONI SMENTITE - In mattinata la Polverini aveva riunito la sua giunta dicendo: «Vi volevo informare che mi dimetto». La governatrice sembrava determinata: «Devo avere risposte precise, altrimenti lascio». Nella sala è calato il gelo. Escono le prime indiscrezioni, la presidente smentisce la riunione. Ma diversi membri dell’esecutivo regionale confermano sia l’incontro che i contenuti del messaggio della governatrice.
VERTICE PDL - Alla Pisana, intanto anche il gruppo pdl si riunisce: in 15, all’unanimità, confermano la fiducia nel capogruppo Francesco Battistoni, che ha preso il posto di Franco Fiorito. Unica concessione alle pressioni del partito e della Polverini è il fatto che in aula, durante il consiglio straordinario, parla Chiara Colosimo, la consigliera più giovane, per dare un segnale di rinnovamento. «La ringrazio presidente - ha detto Colosimo - anche per aver ribadito che non c’è distinzione tra Consiglio e Giunta, ma siamo tutti una grande famiglia».
VERTICE IN PROCURA -E sempre lunedì in procura c’è stato un vertice di un’ora tra i magistrati che indagano su Franco Fiorito, e gli ufficiali del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che venerdì scorso hanno perquisito l’abitazione e l’ufficio dell’ex capogruppo del Pdl e acquisito documentazione presso la sede del partito alla Pisana. Gli inquirenti ribadiscono che l’inchiesta è al momento circoscritta al solo Fiorito e riguarda i casi di sospetto «arricchimento personale».
Ernesto Menicucci e Redazione Roma Online