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 2012  settembre 17 Lunedì calendario

UNA PREDA AMBITA MALGRADO DEBITI E BILANCI IN ROSSO


Il conto alla rovescia è scattato. E il prossimo 24 settembre si capirà definitivamente quanti e chi saranno gli operatori televisivi pronti a contendersi l’acquisto di La 7. Per ora, sono già molte le manifestazioni di interesse recapitate a Mediobanca e Citigruop, le due banche che gestiscono l’asta per conto di Telecom. Tra queste quella di Mediaset, interessata all’acquisto con Ei Towers anche delle infrastrutture; quella di 3 Italia, del fondo Clessidra di Claudio Sposito ex manager Fininvest, di Discovery Channel, e dei colossi europei Bertelsmann e Rtl. Sul piatto l’intero pacchetto Ti Media: ponti, infrastrutture, Reti e ovviamente i due gioielli generali: 7 e Mtv.

Un pacchetto che per anni si è frapposto al duopolio televisivo Rai-Mediaset e che ha chiuso il bilancio dello scorso anno con ricavi pari 238,2 milioni di euro. Cifre, che solo in parte giustificano la vera «partita» nell’asta per aggiudicarsi Ti Media. Una gara che, invece, mette insieme contenuti, canali, ma soprattutto supremazia nella torta pubblicitaria che in Italia (recessione a parte) vale circa 9 miliardi di euro all’anno.

Ecco, allora, cosa giustifica un così alto interesse verso Ti media che a fronte dei ricavi ha chiuso il 2011 con una perdita di 83milioni di euro. E, quindi, con ricavi giù del 7,9% e un margine operativo lordo passato da 28 a 14,8 milioni di euro.

Cifre, percentuali, che si legano all’indebitamento complessivo (circa 200milioni) ma anche alle potenzialità considerevoli di La7 che in tutti questi anni, a parte le fasi più recenti con l’arrivo di Enrico Mentana al Tg e di Paolo Ruffini alla Rete, non ha mai significativamente investito al fine di sviluppare la rete e renderla davvero competitiva nel mercato. Pochi mezzi, dunque, seppur con molte idee, alla ricerca di un prodotto editoriale di qualità, e un pubblico di nicchia lievitato e amalgamatosi con l’avvento alla
guida dell’informazione proprio di Enrico Mentana.

Ora, dunque, i propositi di vendita. Malignano voci interne, ma ben informata, che «è curioso che ciò avvenga prima di un voto così delicato» ma di fatto dalla prossima settimana gli interessati potranno visionare i conti dell’azienda, riflettere, rilanciare o abbassare i paletti dell’offerta.

Un’offerta cui dovrà essere assegnato un valore definitivo, che sino ad oggi non c’è. Certo, non mancano studi, ma quanto vale La 7? Cinquanta milioni per ogni punto di share?

E, soprattutto, come e in che modo saranno utilizzati e riallocati i 728 dipendenti del gruppo?

Di certo, il 31 agosto, il titolo Ti Media aveva chiuso con un rialzo del 2,59% facendo arrivare la capitalizzazione della società vicina ai 235 milioni di euro. E da qui, infatti, da questa cifra si intenderebbe ripartire. Per poi individuare le potenzialità industriali e stimare i ricavi e la centralità dell’operatore di rete Timb (anch’esso sul mercato), che nel primo semestre di quest’anno sono stati di 37,7 milioni di euro in crescita di oltre 11milioni rispetto al semestre dell’anno precedente.

«Ma tutto può ancora succedere», avverte l’Ad di Ti media Stella, compreso che la «compri Mediaset. Stiamo valutando eventuali problemi giuridici, normativi e di antitrust, ma non è un problema di leggi, in Italia non lo è mai».