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 2012  settembre 15 Sabato calendario

LA CRISI SPINGE OBAMA

Due campus universitari, quello di Austin, nel Texas e quello di Fargo, nel Nord Dakota, evacuati per “pericolo bombe”, sono il segno palpabile della forte tensione che, dalla giornata di martedì, dopo l’attacco alla sede diplomatica di Bengasi, non accenna a diminuire nemmeno dentro i confini nazionali. Tanto, che per la prima volta dopo mesi, l’attenzione sui problemi economici sembra essersi allentata a vantaggio di un ritorno prepotente alla sicurezza nazionale e alla situazione mediorientale. Anche se gli indicatori economici statunitensi continuano a essere contraddittori sulla capacità di ripresa della prima economia mondiale.
E, A MENO DI DUE MESI dalla data delle elezioni presidenziali, non è pensabile che tutto ciò non si rifletta, positivamente o negativamente, sulla “corsa” dei due candidati. Obama, già “rilanciato” dai sondaggi del dopo convention che lo avevano portato ad avere 2 punti di vantaggio sull’avversario e a risalire nel gradimento degli americani superando il 50%, come non avveniva dai tempi dell’uccisione di Bin Laden, secondo un sondaggio della Reuters, pubblicato ieri, ha distaccato Romney di ben 7 punti percentuale. Gli elementi “forti” su cui si basano le preferenze degli elettori sono legati sì alle tasse e alla riforma sanitaria, settori su cui il presidente batte Romney con sensibile distacco, ma anche, soprattutto dopo martedì, sulla politica estera, dove Obama si assicura un 30% di gradimento contro il 25% del suo rivale.
Pochi, infatti, gli americani che hanno gradito l’attacco sferrato dal repubblicano contro Obama – che ieri ha reso omaggio alle vittime all’arrivo dei feretri sul suolo americano – nel momento in cui il paese era sotto attacco a Bengasi; è tradizione del paese, infatti, che nei momenti di “crisi”, le due parti mostrino un atteggiamento di unità come avvenne, a esempio, l’11 settembre quando nessuno si sognò di attaccare Bush immediatamente dopo gli attentati. Non a caso, anche Madelaine Albright, segretario di Stato in epoca Clinton, è intervenuta sulla questione: “Ho la sensazione che Romney non comprenda i fatti nè la gravità delle cose dette. Lui ha solo colto l’occasione per ottenere un vantaggio politico senza sapere ciò che stava accadendo. Obama sa come affrontare una crisi. Mi sembra che il governatore Romney, no”.
Quest’ultimo dal canto suo, ha passato gli ultimi due giorni provando ad aggiustare il tiro delle sue dichiarazioni, senza, però, grande successo.
Intervistato dall’ex enfant prodige dell’amministrazione Clinton e ora editorialista televisivo George Stephanopoulos, il repubblicano ha dovuto, prima, forzatamente, convenire con le dichiarazioni di Hillary Clinton (e, dunque dell’Ambasciata) sulla inopportunita’ del video, offensivo verso la religione musulmana, e poi, con un giro di parole da vero equilibrista, ha detto che, in buona sostanza la Casa Bianca era d’accordo con lui nel criticare il presidente. “Ciò che ho detto – ha dichiarato Romney – concorda pienamente con le conclusioni alle quali è arrivata la Casa Bianca e cioè che il comunicato stampa era inappropriato”. Insomma, secondo il candidato mormone repubblicano, il presidente, in accordo con lui, avrebbe criticato pubblicamente se stesso.
I numeri positivi per Obama, intanto, si riflettono anche nella raccolta fondi. Dopo un’estate con il segno meno rispetto al suo rivale, il presidente torna a polverizzarlo, distaccandolo di 2 milioni di dollari nel solo mese di agosto.