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 2012  settembre 15 Sabato calendario

IL NEGAZIONISTA: “LO STATO NON HA CALATO LE BRACHE”

Luciano Violante non è convinto ancora oggi che lo Stato abbia ceduto al ricatto della mafia nel 1993. E, se già stupisce che non abbia capito allora, sembra incredibile che conservi il dubbio oggi. Su una sola cosa Violante ha certezze: Il Fatto è un giornale che “strumentalizza l’indagine di Palermo perché mira a destrutturare assieme a Grillo la politica”.
L’ex presidente della Camera è stato sentito come persona informata dei fatti giovedì a Palermo dai pm che indagano sulla trattativa. Il punto di partenza dell’esame dei pm (“pensavo fosse una deposizione testimoniale” - ironizza Violante - “ma è stata una conferenza stampa visto che è finita sui giornali”) è l’intervista di Violante del 10 dicembre del 1993 al Tg3. Alle sette di sera con Santo Della Volpe dell’allora ‘Telekabul’, l’allora presidente della Commissione antimafia commentava lo scoop di giornata sulle stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano. Alle 14 un giornalista dell’agenzia Adn Kronos, Nicola Rao, aveva rivelato la notizia appresa dagli investigatori: “il gruppo Riina, guidato da Provenzano, Brusca e Bagarella ha ideato e realizzato gli attentati dell’estate del 1993 ...il tentativo di Cosa Nostra - proseguiva Rao - sarebbe stato quello di intimidire lo Stato attraverso una serie di azioni eclatanti ma dimostrative, sperando che il 41 bis non fosse ripristinato”. Per tutta l’estate i giornali avevano seguito altre piste, come quella internazionale o quella del terrorismo nero. A rileggerlo oggi quel lancio di agenzia fa impressione. Il 10 agosto 1993 la Direzione Investigativa Antimafia scriveva al ministro dell’Interno Nicola Mancino una relazione riservata nella quale erano espressi gli stessi concetti. Violante il 14 settembre 1993 riceve la relazione. La lettera di trasmissione firmata di pugno da Mancino si apre con un “Caro Violante” e si chiude con un monito a non divulgarne i contenuti.
Violante e Mancino nel settembre del 1993 sanno che i boss mettono le bombe per ottenere la revoca del 41 bis. E sanno che la Dia mette in guardia da “un’eventuale revoca anche solo parziale dei decreti che dispongono l’applicazione del 41 bis” perché avrebbe potuto rappresentare “il primo cedimento dello Stato, intimidito dalla stagione delle bombe”. Ciononostante nel novembre 1993 il ministro della Giustizia Giovanni Conso fa scadere 334 decreti di isolamento al 41 bis. Il 10 dicembre, quattro ore dopo che le agenzie di stampa hanno svelato a tutti il movente delle stragi, Violante si fa intervistare dal Tg3 per dire che sì, quello era il movente della mafia, ma lo Stato non aveva ceduto. Il Fatto lo ha chiamato per chiedergli se si è pentito.
Violante proprio quando diventa ufficiale che il 41 bis era il movente delle stragi lei va in tv a sostenere che lo Stato non ha ceduto. Perché?
Le stragi, lo dissi allora in più occasioni, erano fatte per tentare un dialogo. E l’unico terreno sul quale potevano condizionare lo Stato era il regime penitenziario perché era un atto dell’esecutivo. Poi in realtà la risposta è stata ben differente come dimostrano gli arresti fatti dalla procura di Palermo che Gian Carlo Caselli cita sempre sul vostro giornale. Quindi ritengo che quel tentativo andò a vuoto.
Ma gli arresti li hanno fatti i magistrati mentre il governo revocava i 41 bis. Ci spiega perché lei, nonostante sapesse dalla Dia che il movente delle stragi era la revoca dei 41 bis, va a cantare vittoria al Tg3?. Lo Stato a novembre cala le brache e lei a dicembre dice in tv: ‘i boss ci hanno provato ma noi siamo forti’. Perché?
Lo dice lei che lo Stato ha calato le brache. Se ci fosse stato un cedimento non ci sarebbero stati gli arresti. Bisogna vedere se c’erano i requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale per tenerli all’isolamento. E poi non tutti i 334 decreti riguardavano boss importanti.
Una cinquantina erano importanti. Insomma davvero lei oggi rifarebbe quella dichiarazione al Tg3, un mese dopo che Conso aveva fatto uscire 334 boss dall’isolamento per dare un ‘segnale di distensione’?
Io non so se quelle 334 mancate conferme sono connesse a questa storia o no. Aspetto di leggere i documenti della magistratura di Palermo.
Lei esclude di avere saputo già allora che questi boss erano usciti dal 41 bis? Sarebbe sorprendente la sua dichiarazione al Tg3 del dicembre 1993 se avesse conosciuto quel dato. Non trova?
Lei ragiona troppo sui sé. Io non ricordo se l’ho saputo recentemente o se arrivò allora la comunicazione alla Commissione.
Il generale del ROS Mario Mori le chiese allora di incontrare Vito Ciancimino. C’entravano le richieste sul 41 bis? Le disse cosa voleva?
Non c’entrava nulla. Voleva incontrarmi al di fuori della Commissione. Mori me lo chiese più volte, ma io rifiutai perché ritenevo che Ciancimino sarebbe dovuto venire solo in commissione. Poi fu arrestato e non se ne fece nulla.
Quando è stato ospite alla trasmissione di Gad Lerner ha parlato contro i pm di Palermo che l’avevano già convocata. Era un po’ indispettito con loro?
Ma scherza? Sono stato lieto di essere utile. E poi io non ho parlato male di Ingroia, che stimo ed è un mio amico da tanti anni, ma di voi del Fatto.
E cosa abbiamo fatto?
Penso che voi state rovinando l’indagine di Ingroia. Ne state facendo un terreno di scontro politico. Voi e Grillo avete un disegno di destrutturazione della politica e state utilizzando questa inchiesta per una battaglia politica danneggiandola.
Non le viene nemmeno in mente che noi siamo convinti in buona fede che Napolitano ha compiuto un grave errore a sollevare un conflitto di attribuzione contro i pm di Palermo per distruggere intercettazioni legali?.
Lo deciderà la Corte costituzionale. Io non sono d’accordo con lei. Comunque il presidente ha chiesto alla Corte di chiarire. Avrebbe potuto fare una richiesta di procedere penalmente contro i pm e non lo ha fatto.
Ma lei è stato un magistrato. Pensa davvero che quelle intercettazioni di Napolitano e Mancino potessero essere distrutte dai pm senza nemmeno ascoltarle e senza un giudice?
Certo! Perché sono intercettazioni illegali e vanno distrutte ex 271 del codice penale.
Illegali perché? Non c’è una norma che vieta le intercettazioni indirette del Capo dello Stato. Mi dica qual è?
LodicelaCostituzione.IlPresidentepuòesseresottopostoaintercettazione soltanto nei casi previsti.
Ma lei sa bene che quella norma riguarda il divieto di ordinare l’intercettazione del Capo dello Stato e non l’ascolto casuale sull’utenza di un terzo come Mancino. E poi direbbe la stessa cosa se il presidente fosse Berlusconi?
Ricominciamo con i se.
Facciamo un esempio fantascientifico e assurdo: Berlusconi è presidente e parla con un mafioso indagato. Lei sosterrebbe anche in quel caso che l’intercettazione non va ascoltata e distrutta subito senza il giudice?
Io non le rispondo. Io sono soggetto e non oggetto della sua comunicazione, decido io di cosa parlare, non cado nei suoi tranelli. Ha capito?
Peccato, ai suoi elettori forse interesserebbe sapere la risposta.
Non ci sono elettori perché io non mi candiderò.
Preferisce la Corte costituzionale?
Lasci stare. Le faccio io una domanda astratta e ipotetica. Se lei lavorasse per un altro giornale e il suo direttore, non Padellaro per carità, le avesse chiesto di chiamare Violante per fargli domande per farlo cadere in un tranello, al posto di Violante lei risponderebbe? Grazie ora devo andare. Tu tu tu...