Simonetta Scarane, ItaliaOggi 15/9/2012, 15 settembre 2012
IL BELGIO ACCOGLIE LE IMPRESE CHE VOGLIONO RIDURSI LE TASSE
La domanda di naturalizzazione in Belgio presentata da Bernard Arnault ha acceso un faro sui vantaggi fiscali dei quali beneficia una società del gruppo Lvmh nel Paese. Secondo le informazioni recuperate dal Partito del lavoro del Belgio (Ptb), il re del lusso ha già potuto godere di vantaggi fiscali per ben 188 milioni in quattro anni. È la somma che la società Lvmh Finances Belgique, che ha il suo quartier generale in una tranquilla dimora a Bruxelles, ha potuto dedurre dalle sue imposte.
Dal 2012, secondo quanto ha precisato a un quotidiano francese Marco Van Hees, del centro studi del Ptb, Lvmh Finances Belgique è sottoposta ad un regime di imposta dell’11,5% quando la tassa sui ricavi dell’industria manifatturiera in Belgio è molto alta: 33,99%. Ma la cifra calcolata dal Ptb è stata giudicata troppo elevata secondo un portavoce di Lvmh che non ha aggiunto altre spiegazioni.
Alla fine degli anni 80, il Belgio aveva creato dei «centri di coordinamento» per attrarvi le imprese multinazionali invitandole a stabilirvi le loro sedi finanziarie in cambio di condizioni fiscali vantaggiose che la commissione europea aveva minaccio di sopprimere per questioni di concorrenza sleale.
In questo contesto, nel 2006, Didier Reynders, capofila dei liberali francofoni ed ex ministro delle finanze, aveva creato un sistema equivalente per le altre imprese non insediate nei «centri di coordinamento», tanto che oggi tutte le società trasferite in Belgio possono dedurre dai loro ricavi quelli che vengono chiamati «interessi nazionali», cioè gli interessi imputati legati al finanziamento di capitali propri. Questo dispositivo allinea il regime di finanziamento del capitale a quello sul finanziamento del debito, che è stato favorito fiscalmente. Un provvedimento mirato per non penalizzare le imprese di capitale solide. Secondo Frederic Lernoux, amministratore delegato del Centro di finanziamento delle Pmi, gli interessi imputati sono stati messi in atto per ridurre le tasse, molto alte, imposte alle società in Belgio. E incoraggiare le imprese che possono avere difficoltà di accesso al credito a ricapitalizzarsi. Altre disposizioni fiscali, più classiche, si applicano fuori Quiévrain, città belga al confine con la Francia, come la deduzione delle plusvalenze su azioni e dividendi da società controllate.
In Belgio, secondo le stime elaborate dal Ptb, «una cinquantina di grandi aziende che nel 2010 hanno realizzato profitti per un miliardo di euro, come Telenet, ArcelorMittal, Frère-Bourgeois, Accor Hotel, Belgacom Solvay, Umicore e Basf, sono state tassate in media al 1,04%, una aliquota giudicata irrisoria. E migliaia di aziende, le più beneficiate, sono state tassate con un’aliquota media del 5,7%, ma tutto questo non è sbandierato ai quattro venti. La sinistra critica regolarmente i privilegi fiscali offerti alle multinazionali e i sindacati protestano contro la schizofrenia fiscale del Belgio che tassa moltissimo lavoratori dipendenti e protegge le grandi imprese e le loro rendite.