Geo Nocchetti, ItaliaOggi 15/9/2012, 15 settembre 2012
SCAMPIA: FUGGONO ANCHE I CRIMINALI
In principio, nei racconti di camorra e dintorni, fu il luogo comune che ha il difetto di raccontare la realtà delinquenziale di Scampia all’interno della costruzione letteraria o giornalistica che prescinde, spesso, dai dati di fatto, per rifugiarsi, per le più svariate ragioni, nella ripetizione ossessiva, appunto, della narrazione epica.
La punta maggiore è stata toccata in questi giorni nei quali, fedeli all’epica alta, ottimamente rappresentata da Roberto Saviano, molti savianidi e gomorridi hanno inondato giornali e televisioni col racconto di «Gomorra» e della più grande piazza di spaccio d’Europa, della faida, anzi della guerra, tra girati e scissionisti sull’abbrivio del precedente conflitto armato del 2004 che resta la madre di tutte le attuali e future guerre di camorra.
Prima di questi ultimi e spettacolari blitz, Scampia, con forze limitate, ma con tenacia illimitata da parte degli uomini del commissariato di polizia e del suo dirigente Michele Spina, era già abbondantemente sotto assedio. Ogni giorno, da diversi anni a questa parte, i poliziotti sono andati, mattina e sera, ad arrestare piccoli e grandi spacciatori, vedette, talvolta capetti e assieme ai vigili del fuoco hanno rimosso, sistematicamente, cancellate e altre difese passive. Hanno denunciato fabbri che le rimettevano al loro posto dopo poche ore e «onesti» cittadini che favorivano l’attività dei clan.
In silenzio e senza annunci, insomma, hanno reso molto più difficile e molto meno redditizio il lavoro dei cosiddetti spagnoli scissionisti i cui capi e capetti sono tutti in galera e il cui erede principale ha spostato la propria attività criminale nel Giuglianese.
Quelli che sono rimasti hanno dovuto rinunciare a cancelli e cancelletti e ai loro spacciatori e vedette del luogo, quasi tutti in galera e comunque già con precedenti. Arrestati nuovamente andrebbero a ingrossare quel già numeroso plotone di assistiti, con il relativo e insostenibile aggravio di costi per la camorra.
A riprova di ciò, i nuovi arrestati provengono da quartieri esterni a Scampia, sono per lo più incensurati, sottopagati e, anche loro, sono incalzati da polizia e carabinieri. Le famigerate piazze di spaccio a Scampia, che prima erano cinque, da due anni sono quattro. La più grande, quella dell’Oasi del Buon Pastore, è stata chiusa e viene quotidianamente tenuta sotto controllo dai poliziotti. Parafrasando Shakespeare, dunque, molto sangue per nulla, visto che i sanguinari giovanotti delle famiglie Petriccione e Magnetti, della già ormai «epica» Vannella Grassi di Secondigliano, che stanno cercando di conquistare Scampia, non vanno certo per il sottile. Né riflettono (altrimenti non sarebbero i delinquenti modesti che sono) sulla circostanza che tra vecchi capi e presunti nuovi, da Scampia si fugge, affaristicamente parlando. Non investono i privati per bene, non hanno investito la Regione e gli enti locali, non vogliono investire i criminali che oltre all’aspetto bellico hanno a cuore, appunto, quello affaristico.
Questa, piaccia o meno, è una parte importante della realtà di Scampia, che nessuno, quasi, racconta. Meglio l’epica che alimenta il doping letterario e giornalistico che lo produce e che semplifica il lavoro di delinquenti e operatori dell’informazione e della politica, consentendogli di rifugiarsi nel già detto, nel già visto e, per dirla con De André dell’inarrivabile «Don Raffaè», «Prima pagina venti notizie ventuno ingiustizie e lo Stato che fa si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità».