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 2012  settembre 11 Martedì calendario

FRANCHISING SOLO CON MARCHI FORTI


Servono marchi forti e attrezzati anche dal punto di vista della formazione per gli imprenditori in erba che vogliono competere nell’Italia del franchising. A decretarlo Mario Resca, presidente di Confimprese, l’associazione delle imprese del commercio moderno, che comprende appunto franchising, grande distribuzione organizzata e reti dirette.
Nel mercato tricolore in recessione, dove il saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni di nuove imprese nel commercio è a quota 8.761 unità nel primo trimestre e l’accesso al credito bancario rende ancora più difficile ai singoli imprenditori avviare un’attività, per ricollocarsi diventa vitale rivolgersi a realtà più strutturate, già operanti nel franchising. «Le grandi catene soffrono meno la crisi», dice a ItaliaOggi Resca, «un aspirante franchisee dovrebbe cercare un’azienda dal marchio di successo, capace di realizzare economie di scala e offrire un assortimento di prodotti con un buon rapporto qualità prezzo.
Affiliandosi, otterrà la formazione adeguata per condurre l’attività e saprà quali errori non fare. Inoltre, potrà contare sul supporto dell’azienda dal punto di vista della burocrazia», aggiunge.
Fondamentale, secondo il numero uno di Confimprese, è anche «la libera concorrenza e l’apertura degli esercizi sette giorni su sette», pur ammettendo che in questo modo «il costo della manodopera aumenta del 10%». Solo così, in un panorama come quello italiano, il settore del franchising diventa un’opportunità rilevante, «perché garantisce a chi vuole mettersi in proprio una relativa sicurezza nell’avvio di una attività autonoma, grazie al sostegno di quei gruppi imprenditoriali affermati».
D’altra parte, l’affiliazione commerciale è vantaggiosa per le imprese che intendono ampliare la propria rete di punti di vendita. «Il franchising italiano è cresciuto dello 0,6% nel 2011», ha detto ancora Resca, «raggiungendo 22 miliardi di fatturato, con circa 1.000 franchisor (le aziende a cui si affiliano i franchisee, ndr), 54 mila punti vendita affiliati e 186 mila addetti. Ma si tratta di una crescita frenata per un comparto che è ancora poco diffuso in Italia», spiega, «basti pensare che se negli Stati Uniti c’è un negozio in franchising ogni 389 abitanti, in Italia ne abbiamo uno ogni 1.125 abitanti».
Negli ultimi mesi, il modello delle attività in affiliazione è stato visto con crescente interesse anche dagli ambienti governativi, tanto che Confimprese, insieme con BeTheBoss, portale di riferimento nel settore e QuickFairs, primo organizzatore di fiere low-cost in Italia, ha commissionato una ricerca presentata ieri da cui è emerso come il 29,6% dei franchisor chiede una radicale riforma legislativa per ridurre gli adempimenti burocratici imposti alle imprese. Inoltre, il 33,3% invoca una legislazione che obblighi le banche a finanziare idee imprenditoriali senza garanzie, il 25,9% agevolazioni statali per finanziamenti ai cittadini che si mettono in proprio.
Dal canto loro, gli aspiranti franchisee individuano proprio nell’iter burocratico l’ostacolo principale per l’avvio della propria attività (41,9%). Il 37,8% lamenta invece che il sistema creditizio italiano non viene incontro alle necessità di chi vuole mettersi in proprio.