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 2012  settembre 11 Martedì calendario

LE QUOTE ROSA SONO UNA FORZATURA NECESSARIA


Non è facile, dopo 100 mila anni di dominio, quasi sempre assoluto, dell’uomo, realizzare, in tempi non biblici, la parità donna-uomo, non solo nella vita civile, ma anche sul posto di lavoro. Le quote rosa, cioè le riserve dei posti per le donne, specie in attività dirigenziali o comunque apicali, sono l’obiettivo che la Ue vuol trasferire in tutti i paesi europei. Come al solito, l’Inghilterra è ferocemente contraria mentre l’Italia si trova nelle posizioni di punta, su questo tema, per merito di provvedimenti di legge (120 /2011) che sono stati meritoriamente assunti dal governo Monti. Nei consigli di amministrazione delle società quotate infatti dovranno essere nominate, fin da quest’anno, almeno un quinto di donne. Tale quota dovrà arrivare a un terzo entro il 2015. Non solo, nei cda delle società pubbliche, la presenza delle donne dovrà essere pari al 30%. È chiaro che sarebbe meglio che le quote rosa non esistessero e che l’accesso ai posti di responsabilità fosse fluido, basato solo sul merito e non anche sul genere. Ma in un momento in cui le giovani laureate hanno raggiunto il 56% dei laureati, non si può attendere che maturino i convincimenti collettivi. Ci vuole un shock. Recentemente, per toccare con mano le inevitabili resistenze a far largo alle donne, ho preso un aereo di linea al cui comando c’era una donna pilota. Ho incrociato un collega che si è fatto il segno della croce, quasi a dire che, con una donna alla cloche, non si era poi tanto sicuri. Ma se il 20% dei piloti fosse donna, a quel punto, esse non farebbero più notizia, non desterebbero più stupore e la loro accresciuta presenza al comando dei velivoli sarebbe sì, a quel punto, fluida e potrebbe diventare automatica, senza il bisogno di nessuna spinta. Le donne messe da parte o non utilizzate al meglio delle loro possibilità, sono, oltre che un’ingiustizia, anche uno scialo. Il loro inserimento nei posti che contano, consentirebbe anche di migliorare la società che oggi obbedisce a criteri inutilmente gladiatori e totalizzanti. Sono state le donne assessore della giunta Pisapia di Milano, ad esempio, a far rilevare che non è necessario, per lavorare meglio, continuare i lavori consigliari ogni volta fino alle ore piccole. Se si inizia prima, si può finire prima. Una considerazione ovvia, questa, evidente, ma che, ai consiglieri uomini del Comune di Milano, non veniva in mente (anzi è stata da loro contrastata, come se fosse un cedimento) anche perché, hanno replicato, a ragione, le assessore, a casa hanno sempre qualche donna che, in orari normali, provvede alle necessità loro e dei loro figli.