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 2012  agosto 30 Giovedì calendario

IL TOCCO ROVENTE DI TERRAFUOCO

Sembrano nati da questa estate rovente i venticinque quadri di Roberta Pugno esposti fino al 16 settembre nella mostra «Terrafuoco» presso il Museo Bilotti all’ Aranciera di Villa Borghese. Ad aprire la rassegna, una grande tela dove predominano le tonalità ardenti del rosso-arancio. Poi un susseguirsi di lavori che evocano il sole e le fiamme, immagini derivate da processi di combustione, figure evanescenti in cui rivivono eroi della mitologia o si intravedono mondi di galassie lontane. L’ artista è attenta ai titoli. «Più sono corti, più toccano il vivo dell’ immaginazione«, dice. La sua «donna gabbiano» è un riflesso lunare nel mare; nell’ «origine della curva» una figura descrive un arco con il corpo piegato all’ indietro come i danzatori cretesi sulle corna del toro; in «ectoderma» sembra di assistere alla nascita dell’ universo dietro i vetri di una finestra; in «musica» il pentagramma è inciso su una superficie carbonizzata; in «materia-matrice» si affonda in una colata di sangue; «voce di lava» è un buio pieno di vibrazioni; in «realtà originaria» la combustione conserva tracce d’ oro e di bronzo. Ognuna di queste stratificazioni di colore porta i segni di una scrittura. Caratteri cuneiformi incisi nello spessore della materia pittorica come i primi caratteri lo furono nelle tavolette di argilla. Pugno racconta di aver cercato una scrittura «fortemente sensoriale», di aver lavorato sui segni etruschi e fenici. «Mi piaceva la scrittura cuneiforme perché è legata alla materia, la si otteneva incidendo molto velocemente l’ argilla con dei bambù tagliati a punta. La migliore lettura delle tavolette avveniva la sera, quando il sole radente contrastava i pieni e i vuoti». Laureata in filosofia, è rimasta affascinata dal lavoro di uno zio scultore, poi dalle teorie psicanalitiche di Massimo Fagioli, infine da «quella parte della storia che non viene insegnata a scuola». «È così che mi sono imbattuta nei Sumeri, pacifici, intelligenti, evoluti. Il loro eroe Gilgamesh erige una città costruita con l’ argilla e un altro, Endiku, allevato dagli animali, viene iniziato alle arti della civilizzazione da una donna, una prostituta sacra, che in sei giorni e sei notti d’ amore gli insegna la bellezza della civiltà. Tutt’ altra storia dalla biblica Eva, che attraverso il desiderio sessuale trascina invece il maschio nel peccato e nella dannazione eterna».
Lauretta Colonnelli