Antonio Gnoli, Repubblica, 16.9.12, 16 settembre 2012
Il capolavoro di T. S. Eliot ci descrive la crisi di oggi Novant’anni fa apparve La terra desolata: un’esperienza poetica vertiginosa e spaesante, dove ritmo e artificio si intrecciavano con il mito e la modernità
Il capolavoro di T. S. Eliot ci descrive la crisi di oggi Novant’anni fa apparve La terra desolata: un’esperienza poetica vertiginosa e spaesante, dove ritmo e artificio si intrecciavano con il mito e la modernità. T. S. Eliot la pubblicò sulla rivista The Criterion nell’ottobre del 1922. Nella forma, The Waste Land ricordava una tela cubista: uno spazio scomposto ai cui angoli si vedevano apparire alcuni illustri personaggi: Dante e Sant’Agostino, Baudelaire e Verlaine, Buddha e Nietzsche. Raramente, o forse mai, si è assistito a una parata altrettanto densa di nomi e citazioni letterarie. Era come se, ai piedi del poemetto, Eliot convocasse l’intera letteratura. Eppure, la circostanza temporale in cui l’opera apparve non è secondaria. L’Europa era uscita da una guerra devastante e stava per entrare in esperimenti politici che ne avrebbero per lungo tempo modificato il volto. Le antenne della poesia sono più sensibili di altri generi. Ma anche meno dirette nel dire la parola “mondo”. Eliot parlava a una generazione di reduci e di colti, consapevole che gli uni e gli altri erano destinati a sparire. Di qui lo spiazzamento, l’ironia, la ferma incoerenza di una struttura che richiedeva “memoria e desiderio” per essere compresa. Ezra Pound ne alleggerì il peso con tagli che rallegrarono Eliot. Ma cos’era alla fine la desolata terra che aveva in mente il poeta? I cannoni a Occidente avevano fatto meno danni della scomparsa dello spirito. E il futuro si trovava nelle mani di chiaroveggenti famosi. Da allora cominciò la lunga stagione a vivere il “presente” come orizzonte della crisi. Lo stesso nel quale ancora oggi ci dibattiamo.