15 settembre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - ISLAM CONTINUA LA PROTESTA
CORRIERE.IT
Resta alta la tensione nell’area mediorientale e nordafricana dove non si fermano le proteste contro il film «L’innocenza dei musulmani», considerato dal mondo islamico un atto di blasfemia contro il profeta Maometto. Dopo le violenze dei giorni scorsi e il venerdì di sangue con migliaia di manifestanti islamici che al Cairo, a Tunisi, a Khartoum, in Marocco, in Yemen, in India e in altri Stati hanno assediato le ambasciate americane - ma anche sedi diplomatiche tedesche, britanniche e, in Iran, anche svizzere - nuovi scontri si sono registrati nella giornata di sabato.
IL RUOLO DI AL QAEDA - L’insurrezione popolare fa il gioco di Al Qaeda, che dopo aver esortato i musulmani a continuare la battaglia in protesta contro il film islamofobo, ha anche rivendicato l’assalto al consolato statunitense di Bengasi, costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens e ad altri tre diplomatici, ribadendo che è stato giustificato non solo dalla diffusione del film, ma anche dalla morte del numero 2 della rete terroristica, Abou Yahya al-Libi, ucciso dagli americani a giugno in Pakistan. Al Qaeda nella Penisola arabica ha anche chiesto con un comunicato diffuso via web che l’espulsione «delle ambasciate e dei consolati diventi una tappa della liberazione delle terre arabe dall’egemonia e dall’arroganza americane». Ancora più duro il comunicato dei qaedisti yemeniti: «Chiunque incontri ambasciatori o emissari americani dovrebbe seguire l’esempio dei libici, che hanno ucciso l’ambasciatore Usa», è il messaggio. «Il film pubblicato in America insulta il nostro profeta Maometto, che la pace sia con lui, e fa parte della continua crociata contro l’Islam».
LIBIA - Le autorità libiche hanno identificato 50 persone coinvolte nell’attacco di martedì sera, e quattro di queste sono state arrestate e interrogate. Intanto il presidente dell’Assemblea nazionale, Mohammed al Magarief, ha affermato che anche degli stranieri hanno partecipato all’attacco: «In Libia sono presenti elementi non libici che pianificano azioni sul nostro territorio». In ogni caso l’operazione era stata «pianificata» ed eseguita «nei minimi dettagli», ha ammesso, confermando quindi l’ipotesi del terrorismo. Al Magarief ha poi escluso che il suo Paese possa diventare come la Somalia o l’Afghanistan «proprio perchè non lo vogliono gli stessi libici».
EGITTO - In Egitto, al Cairo, gli scontri sono proseguiti tutta la notte e anche per buona parte del sabato. Il bilancio degli incidenti nei pressi dell’ambasciata americana è di un centinaio di feriti, che per fonti della sicurezza locale sono in prevalenza soldati. Alcuni manifestanti hanno annunciato l’intenzione di rimanere in piazza fino a quando l’ambasciatore americano non sarà espulso dall’Egitto. Gli arresti della giornata sono stati 220.
YEMEN - Intanto, si registrano le prime chiusure ufficiali alle richieste americane. Venerdì il Dipartimento di Stato Usa aveva annunciato l’invio di cinquanta marine a Sanaa, in Yemen, per proteggere l’ambasciata e il suo personale. Il Parlamento locale sabato ha emesso un comunicato con il quale «respinge ogni forma di presenza (di forza militare) straniera» nel Paese, e con il quale chiede che sia la polizia locale a garantire la sicurezza delle sedi diplomatiche. Intanto ai funerali delle persone morte - almeno quattro per i media locali, tra i quali un 19enne colpito al petto da proiettili - negli scontri tra giovedì e venerdì non sono mancati slogan anti americani e contro il film.
SUDAN - Anche il Sudan ha rifiutato la richiesta degli Stati Uniti di poter dispiegare le forze speciali presso l’ambasciata: «le autorità sudanesi hanno rifiutato di accogliere queste forze», ha spiegato un portavoce del ministero degli Esteri di Khartoum all’agenzia stampa statale Suna.
TUNISIA - È salito invece a 4 morti il bilancio degli scontri a Tunisi iniziati venerdì intorno all’ambasciata Usa. «Tre sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco e uno investito da un mezzo della polizia - ha riferito un funzionario dell’ospedale Mongi Slim di Tunisi -. I feriti sono 46». La scuola americana in seno all’ambasciata era stata data alle fiamme dai rivoltosi. Il personale Usa era già stato evacuato. Per l’accaduto è ricercato un capo salafista jihadista, Seif Allah Ibn Hussein (alias Abou Iyadh), la cui abitazione è stata perquisita. Non sono mancati incidenti nel quartiere di Ettadhamen, dove due diverse fazioni salafiste si sono affrontate a colpi di pietra.
ALTRE PROTESTE - Manifestazioni anti-americane anche in Australia, vicino al consolato di Sydney («Obama, Obama, noi amiamo Osama» lo slogan). Anche alle Maldive, centinaia di uomini e donne hanno manifestato davanti alla sede delle Nazioni Unite nella capitale Malé. A Parigi un centinaio di persone sono state interrogate dopo una manifestazione non autorizzata vicino all’ambasciata degli Stati Uniti e al ministero dell’Interno francese.
Redazione Online
UCCIDETE TUTTI GLI AMERICANI - CORRIERE.IT
Di fronte all’enorme protesta anti-Usa nel mondo arabo, il Pentagono sta posizionando forze in modo da rispondere a eventuali rivolte in 17, forse 18 località. Lo comunica il ministro della Difesa americano, Leon Panetta, in un’intervista a Foreign Policy, rivelando che oltre ai 100 marine inviati a Tripoli e nello Yemen, si sta valutando l’invio di un altra squadra anti-terrorismo di 50 marine a protezione dell’ambasciata americana in Sudan.
DEMOCRAZIA - Nell’intervista Panetta ha messo in guardia dal considerare le violenze uno stop nel cammino verso la democrazia intrapreso nella regione: «una manifestazione di estremisti, alla stessa stregua di una manifestazione del Ku Klux Klan negli Stati Uniti, non riflette necessariamente i sentimenti del resto del Paese». Tornando alla questione del dispiegamento delle truppe, il capo del Pentagono afferma che «dobbiamo prepararci nel caso che questa manifestazioni sfuggano il controllo» delle autorità locali. Riguardo all’attacco di BengaSi, Panetta ha sottolineato che si sta indagando «per determinare esattamente quello che è successo». Anche se il team di agenti dell’Fbi che deve indagare sull’attacco al consolato in cui sono rimasti uccisi l’ambasciatore Chris Stevens e altri tre diplomatici non è ancora riuscito ad arrivare in Libia. Fonti delle agenzie di sicurezza americane sottolineano che il ritardo nel raccogliere le prove e nell’interrogare i testimoni potrebbe rendere ancora più difficile individuare e arrestare i responsabili dell’attacco. «Noi stimiamo che non si tratti del nucleo centrale di al Qaeda, ma molto più probabilmente di un gruppo che si descrive come simpatizzante», affermano fonti dell’intelligence, sottolineando che si tratta comunque di una prima ipotesi.
IL MESSAGGIO DI AL QAEDA - Nel frattempo il ramo di Al Qaeda nello Yemen ha esortato i musulmani ad uccidere i diplomatici americani, nel nome di una «crociata» dopo la diffusione di un film su Maometto considerato blasfemo. «Chiunque incontri ambasciatori o emissari americani dovrebbe seguire l’esempio dei libici, che hanno ucciso l’ambasciatore Usa», è il messaggio lanciato dal gruppo terroristico. «Il film pubblicato in America insulta il nostro profeta Maometto, che la pace sia con lui, e fa parte della continua crociata contro l’Islam», si legge in un comunicato, di Al Qaeda nella penisola arabica
AMBASCIATE - L’ondata di proteste per il controverso film anti-islamico The Innocence of Muslims, che ha infiammato il mondo arabo, è arrivata anche in Australia. Centinaia di persone si sono scontrate venerdì con la polizia a Sidney, davanti al Consolato americano. Dopo aver preso il via in Egitto e in Libia (dove, a seguito dell’uccisione martedì dell’ambasciatore Usa, Chris Stevens e di tre altri americani l’Onu ha deciso di evacuare il personale straniero dagli uffici di Bengasi per spostarli a Tripoli) le proteste per il film su Maometto, ritenuto blasfemo dalla comunità islamica, si sono diffuse in tutto il mondo musulmano prendendo di mira anche le sedi diplomatiche dei paesi dell’Ue. Nella notte tra venerdì e sabato il consiglio di sicurezza dell’Onu ha anche condannato gli attacchi contro le sedi diplomatiche in Nord Africa. Nel frattempo, Google ha respinto la richiesta della Casa Bianca di rimuovere da Youtube il controverso filmato. La società di Mountain View ha spiegato di aver già censurato il video in India e Indonesia dopo averlo bloccato in Egitto e Libia, ma non intende invece oscurarlo in altri Paesi.
LA CONDANNA DI ENNAHDA - Il partito islamico moderato al governo in Tunisia, Ennahda, ha condannato l’attacco avvenuto venerdì all’ambasciata degli Stati Uniti a Tunisi, affermando che violenze di questo tipo minacciano i progressi del Paese verso la democrazia dopo decenni di dittatura. In un comunicato emesso dai giovani del partito, si legge che vanno condannati sia il film sia le violenze e che «i nemici della rivoluzione» stanno manipolando la rabbia per dividere il Paese e impedire alla Tunisia di costruire una robusta democrazia. I manifestanti erano penetrati nel recinto dell’ambasciata americana mentre le forze dell’ordine sparavano ad altezza uomo. È stato appiccato il fuoco ad alcuni veicoli parcheggiati nel giardino della sede diplomatica. Secondo l’agenzia di Stato Tap due dimostranti sono morti e 29 altre persone sono rimaste ferite.
UNA VITTIMA IN LIBANO- È invece di un morto e 25 feriti il bilancio delle violente proteste scoppiate a Tripoli, nel nord del Libano. Una folla di 300 estremisti islamici ha assaltato e dato alle fiamme un Kentucky Fried Chicken, la catena americana di fast food, e poi si è scontrata con le forze di sicurezza. L’attacco è avvenuto nelle stesse ore in cui il Papa Benedetto XVI iniziava a Beirut una visita pastorale nel Paese.
SUDAN, ATTACCATI ANCHE I TEDESCHI - In Sudan, i manifestanti hanno preso d’assalto l’ambasciata britannica a Khartoum, mentre hanno sfondato il cordone posto davanti all’ambasciata tedesca, issando una bandiera islamica sul tetto dell’edificio, poi dato alle fiamme: le forze di sicurezza locali hanno risposto con il lancio di lacrimogeni. Tutto il personale diplomatico di Berlino risulterebbe illeso, secondo quanto riferisce il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle. Dopo aver attaccato le sedi diplomatiche dell’Unione europea, 10.000 manifestanti si sono poi diretti verso l’ambasciata americana che hanno provato a occupare: il bilancio, in questo caso, è stato di quattro vittime, secondo l’emittente al-Jazeera. Almeno una di esse sarebbe stata travolta da un’auto della polizia.
MORTI E FERITI AL CAIRO - Sabato è tornata tranquilla la situazione al Cairo nella zona dell’ambasciata americana dove, da mercoledì, gli scontri hanno causato un morto e 400 feriti. La polizia ha chiuso tutte le strade d’accesso alla sede della rappresentanza diplomatica Usa e piazza Tahrir, dove si erano accampati diversi manifestanti. La piazza è presidiata da decine di agenti in assetto antisommossa, che hanno anche formato una barriera nelle strade limitrofe per impedire totalmente l’accesso. Venerdì sera il corpo di un giovane manifestante è stato trovato nei pressi della moschea Omar Makram, sulla strada fra l’ambasciata Usa e piazza Tahrir. Le forze politiche egiziane, tra cui i Fratelli Musulmani, avevano indetto per venerdì una giornata «milionaria» per manifestare pro Maometto. Gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine si sono accesi dopo la preghiera.
MARINES IN YEMEN E SUDAN- Anche in Yemen non si placano le proteste (che giovedì avevano causato quattro vittime), migliaia di manifestanti si sono recati in corteo contro le ambasciate occidentali: a scopo precauzionale, marines Usa si stanno dirigendo verso il paese e anche verso il Sudan, dove è stata inviata una squadra speciale a protezione dell’ambasciata. Nella martoriata Siria si registra un sit-in a Damasco: scontri anche in India nel Kashmir e a Madras, dove la polizia ha arrestato 86 dimostranti, e in Afghanistan, dove i talebani hanno dato fuoco all’immagine di Obama. Anche in Nigeria, Giordania, Pakistan e Marocco si registrano cortei di protesta. Pure in Europa sono state rafforzate le misure di sicurezza intorno alle sedi diplomatiche: vicino al consolato Usa di Milano vi sono diverse camionette di polizia e carabinieri.
LA CONDANNA DELL’ONU - Nella notte tra venerdì e sabato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha condannato con la «massima fermezza» gli attacchi contro le sedi consolari e il personale diplomatico degli stati membri. I quindici hanno ribadito che tali «atti sono ingiustificabili a prescindere dalle loro motivazioni» e invitato tutte le autorità a proteggere le sedi e il personale diplomatico e rispettare pienamente i loro obblighi internazionali.
Redazione Online
INTERROGATO IL PRODUTTORE DEL FILM
Si chiama Nakoula Basseley Nakoula, è un cristiano copto di origini egiziane che vive a 40 km da Los Angeles e potrebbe essere uno dei produttori di «L’Innocenza dei Musulmani», il film anti-islam che da martedì ha scatenato proteste in tutto il mondo arabo. L’uomo, 55 anni, è stato fermato e interrogato da funzionari delle autorità federali americane. Un portavoce della polizia di Los Angeles ha però precisato che Nakoula è stato prelevato per essere interrogato volontariamente perché si è detto uno dei produttori della pellicola. Lo stesso Nakoula avrebbe negato, però, ogni coinvolgimento con una telefonata alla sua parrocchia. Un’immagine dell’uomo con il volto coperto da un fazzoletto, accompagnato in auto dagli agenti, era stata diffusa. L’interrogatorio è stato condotto dai funzionari dell’Office of Probation. Nakoula, in passato, era stato condannato per frode bancaria e potrebbe essere accusato di aver violato i termini della libertà vigilata: non avrebbe avuto diritto ad accedere a internet.
OBAMA: PUNIREMO I RESPONSABILI - Intanto il ministro della Difesa, Leon Panetta, ha messo in guardia dal considerare le violenze uno stop nel cammino verso la democrazia intrapreso nella regione, ribadendo che le violenze degli estremisti non sono l’Islam. Intanto il presidente Barack Obama promette di portare davanti alla giustizia i responsabili dell’uccisione del personale diplomatico in Libia. «Non vacilleremo nel perseguirli», ha detto ricordando le quattro vittime americane. «Senza persone come loro l’America non potrebbe avere le libertà delle quali godiamo, la sicurezza che richiediamo e la leadership sulla quale può contare il mondo intero».
Redazione Online
CORRIERE.IT
Il Papa ha dato la sua benedizione al Libano, ai suoi abitanti, e a tutta la regione mediorientale «che conosce i dolori di un parto senza fine» ma che può aspirare a vivere in pace e riconciliazione. Si è espresso in questi termini stamane Benedetto XVI nel discorso tenuto nel Palazzo presidenziale di Baadba alla presenza del presidente del Libano Gen Michel Sleiman.
IL CEDRO - Il Papa ha parlato nel Salone «25 maggio» dove erano riuniti le autoritá istituzionali, i membri del Governo, il corpo diplomatico, i capi religiosi e i rappresentanti del mondo della cultura, oltre ai membri del Seguito Papale ed ai Patriarchi e vescovi libanesi. «Assieme a Lei - ha detto il Pontefice rivolgendosi al Presidente - ho appena piantato un cedro del Libano, simbolo del vostro bel Paese». «Vedendo questo alberello - ha aggiunto - e le cure di cui avrá bisogno per fortificarsi fino a stendere i suoi rami maestosi, ho pensato al vostro Paese e al suo destino, ai Libanesi e alle loro speranze, a tutte le persone di questa regione del mondo che sembra conoscere i dolori di un parto senza fine».
LA BENEDIZIONE - «Allora - ha affermato il Pontefice - ho domandato a Dio di benedirvi, di benedire il Libano e di benedire tutti gli abitanti di questa Regione che ha visto nascere grandi religioni e nobili culture. Perchè Dio ha scelto questa Regione? Perchè essa vive nella tormenta?». «Dio l’ha scelta, mi sembra - ha proseguito Ratzinger - affinchè sia esemplare, affinchè testimoni di fronte al mondo la possibilitá che l’uomo ha di vivere concretamente il suo desiderio di pace e di riconciliazione!». «Questa aspirazione - ha precisato - è inscritta da sempre nel piano di Dio, che l’ha impressa nel cuore dell’uomo».
LA VIOLENZA COME OLTRAGGIO - «Occorre bandire la violenza verbale o fisica. Essa è sempre un oltraggio alla dignitá umana, sia dell’autore sia della vittima». Il Pontefice ha sottolineato che «valorizzando le opere pacifiche e il loro influsso per il bene comune, si crea anche l’interesse per la pace. Come testimonia la storia, tali gesti di pace hanno un ruolo considerevole nella vita sociale, nazionale e internazionale». «L’educazione alla pace formerá così - ha spiegato Ratzinger - uomini e donne generosi e retti, attenti a tutti, e particolarmente alle persone più deboli». Quindi ha aggiunto: «pensieri di pace, parole di pace e gesti di pace creano un’atmosfera di rispetto, di onestá e di cordialitá, dove gli sbagli e le offese possono essere riconosciuti in veritá per avanzare insieme verso la riconciliazione».
Redazione Online
CORRIERE.IT - BANDIERE NERE
WASHINGTON – Sono il simbolo degli estremisti che attaccano le ambasciate dal Nord Africa al Medio Oriente. Bandiere nere che issano al posto di quelle americane sui muri di cinta. Quasi sempre hanno la scritta «Non c’è altro Dio al di fuori di Allah. Maometto è il suo Profeta». I vessilli sono un’elaborazione di quella che portava in battaglia il Profeta, di solito completamente nera (ma a volte era anche bianca). Tra i primi ad usarla - con una nuova versione nel 2007 – i terroristi dello Stato islamico dell’Iraq, sigla-ombrello che raccoglie molte formazioni qaediste.
NASTRI - In precedenza i mujaheddin algerini che avevamo combattuto contro i russi ed erano poi tornati in patria si fregiavano di piccoli nastrini neri, ad indicare l’appartenenza alle brigate di Maometto. In seguito il vessillo (con qualche variante) è apparso ovunque ci siano gruppi salafiti o qaedisti. In Mali in mano agli islamisti di Ancar Dine, nello Yemen ai posti di blocco qaedisti, in Somalia, in Tunisia durante le manifestazioni, a Bengasi e di recente anche al Cairo in occasione dell’attacco alla sede diplomatica Usa.
Guido Olimpio
REPUBBLICA.IT
ROMA - Il mondo islamico protesta, inarrestabile. A far esplodere la rabbia è stato un piccolo film. Una pellicola a budget ridotto su Maometto, girata da un regista 65enne di soft porno, Alan Roberts (vero nome Robert Brownell), autore di alcuni classici del genere come "The Happy Hooker goes Hollywood" o "Karate Cop". Roberts si dice ignaro dell’ondata di odio causata dal film e ha spento il telefono, è irrintracciabile. Né lui né gli attori erano a conoscenza del messaggio anti-islam di "The innocence of Muslims", che inizialmente, forse già nel 2009, si chiamava "Desert Warriors". Il film veniva descritto come "un’avventura storica ambientata nel deserto". Stanotte il produttore Sam Bacile (o anche Bossil / Bacile / Bassile / Basseley), alias Nakoula Basseley Nakoula, è stato prelevato nella sua casa dalle autorità Usa, e interrogato.
l’attentato all’ambasciata Usa di Bengasi 4, la condanna contro la violenza è unanime. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è schierato con la "massima fermezza" contro gli attacchi alle sedi consolari e al personale diplomatico degli stati membri. Per i quindici tali "atti sono ingiustificabili a prescindere dalle motivazioni" e hanno invitato tutte le autorità a proteggere le sedi e rispettare pienamente i loro obblighi internazionali. La tensione è altissima. Gli scontri continuano a scoppiare al Cairo, alle Maldive, in Libano, perfino a Parigi, a Nazareth e Qalansawe. Anche in Australia ci sono stati disordini e arresti: a Sydney diversi agenti e 17 manifestanti sono finiti all’ospedale, otto persone sono state arrestate per aggressione resistenza a pubblico ufficiale. I feriti degli scontri che si susseguono ormai da tre giorni nei diversi paesi del Medio Oriente, sono centinaia, e il bilancio delle vittime in Egitto, Sudan e Tunisia è salito a otto. Solo negli scontri di ieri davanti all’ambasciata americana a Tunisi, sono rimasti uccise quattro persone. Tre delle vittime sono state colpite da armi da fuoco. La quarta, un uomo, non è sopravvissuto dopo essere stato travolto da un automezzo della polizia.
Oggi le pattuglie sorvegliano le ambasciate americane, controllano le strade dove sorgono fast food, ogni insegna Usa è un possibile bersaglio. Negli ospedali le vittime vengono separate. Manifestanti da una parte, agenti dall’altra. L’importante è che i due mondi non si tocchino. Il Papa, in visita in Libano, cerca di mettere pace ringraziando l’accoglienza dei musulmani. Benedetto XVI è instancabile: "Islam e cristianesimo possono convivere. In Libano, la Cristianità e l’Islam abitano lo stesso spazio da secoli. Non è raro vedere nella stessa famiglia entrambe le religioni. Se in una stessa famiglia questo è possibile, perché non dovrebbe esserlo a livello dell’intera società?", ha detto questa mattina durante il suo discorso pronunciato di fronte ai leader religiosi e civili del Paese.
Nello stesso tempo il presidente americano Barack Obama condanna la violenza ma continua a ripetere: "Gli Stati Uniti hanno sempre garantito la libertà di religione". Riferendosi alle proteste contro il film su Maometto Obama sottolinea che "noi rifiutiamo la denigrazione di ogni credo, compreso l’islam ma nessuna religione giustifica il fatto di prendere di mira uomini e donne innocenti". Ma la violenza resta compressa, esplosiva. L’islam, offeso, protesta, sfila, lancia sassi. E Al Qaeda lo incita.
Al Qaeda. La branca yemenita ha elogiato l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, e ha invitato a compiere altri attacchi per espellere il personale delle ambasciate degli Stati Uniti dai Paesi musulmani. In una dichiarazione pubblicata oggi sui siti militanti islamici, Al Qaeda in Yemen afferma che l’uccisione dell’ambasciatore a Bengasi è stata "il miglior esempio" di tutti gli attacchi alle sedi diplomatiche. Il Site, sito di base negli Usa che monitora le attività dei gruppi jihadisti sul web, sostiene che la parte di Al Qaeda della penisola araba (Aqma) ha chiesto ai musulmani di continuare le manifestazioni contro il film anti-Islam e di attaccare altre ambasciate Usa in Medio oriente, Africa e Occidente. Oltre il film, l’attacco di Bengasi, sarebbe la vendetta per l’uccisione del numero due del gruppo terroristico, Sheikh Abu Yahya al-Libi.
Allarme nelle ambasciate americane. Gli Usa tamponano inviando forze militari per rispondere ai disordini esplosi nei diversi paesi musulmani proprio dopo la diffusione del trailer del film blasfemo. Il segretario alla Difesa Leon Panetta è stato perentorio: "Dobbiamo essere preparati all’eventualità che queste manifestazioni finiscano fuori controllo", ha detto senza fornire ulteriori dettagli. Il Pentagono ha inviato 100 uomini dei reparti speciali dei marines a proteggere le ambasciate in Libia e nello Yemen, e si sta valutando di spedirne altri 50 in Sudan che però ha respinto la richiesta tesa a proteggere l’ambasciata Usa a Khartoum, ieri assaltata da una folla inferocita dal film su Maometto. Durante gli scontri sono morte 4 persone. Anche lo Yemen ha rifiutato l’invio di militari americani.
La reazione italiana. Il dipartimento di pubblica Sicurezza ha inviato una circolare a prefetti e questori disponendo un aumento delle attività di vigilanza nei confronti di tutti gli ’obiettivi sensibili’ anche sul territorio italiano. Nella circolare si fa specifico riferimento alla necessità di innalzare la sorveglianza presso obiettivi Usa, britannici e tedeschi. La vigilanza sarà quindi innalzata presso le sedi istituzionali e diplomatiche, i luoghi di culto e di transito, come i porti e gli aeroporti.
In un momento di grande tensione in numerosi paesi del mondo, bisogna ancora di più "aumentare l’impegno in favore del dialogo". "Occorre promuovere contatti per superare barriere, ma bisogna anche vigilare", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto al terrorismo, sia esso localizzato in alcune formazioni specifiche o di natura jihadista, che si è macchiato di crimini così orrendi come l’uccisione dell’ambasciatore americano Stevens, la nostra azione sarà di piena collaborazione", ha continuato Terzi, garantendo che l’Italia continuerà a fornire agli Stati Uniti nella ricerca degli attentatori dell’ambasciatore Stevens.
Bengasi, individuati 50 assalitori. Ora l’importante è fermare l’emorragia di violenza religiosa. Per iniziare a calmare le acque, continuano le indagini sull’attentato di Bengasi. Le autorità libiche hanno identificato 50 persone che sono coinvolte nell’attaco sferrato martedì sera contro il consolato americano. Secondo una fonte della sicurezza libica, i 50 erano parte di una folla che stava manifestando contro il film blasfemo. "Sappiamo che ci sono 50 persone coinvolte nell’attacco, abbiamo i loro nomi e sappiamo dove sono", ha detto Abdel-Monem Al-Hurr, portavoce della Commissione suprema della sicurezza della Libia. "Quattro persone sono state arrestate. Altri sono scappati dall’aeroporto di Bengasi, forse via Egitto, ma non è confermato. Abbiamo dato i loro nomi a tutti al confine libico", ha aggiunto. L’Fbi Usa è arrivato sul posto.
Le misure di sicurezza. In Pakistan il governo ha creato una squadra speciale per monitorare i contenuti blasfemi che circolano su Internet e poterne bloccare la diffusione. Islamabad ha precisato che negli ultimi giorni l’Autorità pakistana per le Telecomunicazioni e il ministero dell’Informazione hanno bloccato 112 siti anti islamici. Secondo quanto deciso ieri dalle autorità pakistane, il team dovrà bloccare i contenuti blasfemi, gli slogan anti islamici, i video, gli audio e altro materiale offensivo che circola su Internet rispetto al credo musulmano. L’esercito libanese ha preso misure di sicurezza eccezionali e schierato i propri uomini davanti ai fast food americani a Beirut e nella città costiera meridionale di Sidone. Militari a bordo di veicoli corrazzati si sono schierati all’ingresso dei ristoranti KFC, McDonald’s, Burger King e Pizza Hut. Al Cairo, piazza Tahrir è stata evacuata. Decine di persone sono state arrestate mentre il bilancio del ministero dell’interno riferisce di 99 agenti rimasti feriti o contusi. Il ministro dell’Interno Gamal Eddine ha dato atto della "grande saggezza" dimostrata dalle forze dell’ordine durante gli scontri per il film anti islam.
(15 settembre 2012)
ATTACCO IN AFGHANISTAN - REPUBBLICA.IT
LASHKAR GAH - Almeno due marines americani sono rimasti uccisi in un attacco sferrato dai Talebani nella base a guida britannica di Camp Bastion, nella provincia di Helmand nel sud dell’Afghanistan. A Camp Bastion è da alcuni giorni in servizio il principe Harry, che - secondo quanto precisa l’Isaf - "è incolume". I marines facevano capo invece all’adiacente Camp Leatherneck, base delle forze Usa nella provincia di Helmand.
Il capitano Harry Wales, come è conosciuto il principe nei ranghi militari, è al suo secondo tour, di 4 mesi, in Afghanistan. Era nella base al momento dell’attacco ma "non è mai stato in pericolo". Oggi compie 28 anni. Sabato scorso Harry è finito nel mirino dei talebani: "Faremo di tutto per ucciderlo o catturarlo", aveva annunciato un portavoce dei ribelli, Zabiullah Mujahid. L’attacco, che viene definito come "complesso", è stato sferrato utilizzando mortai, razzi, rpg e piccole armi da fuoco. Danneggiati anche alcuni velivoli presenti nella base.
Poche ore dopo l’attacco, i talebani lo hanno rivendicato mettendolo in ralazione con la diffusione del film su Maometto che sta infiammando il mondo musulmano. "Lo scopo di questo attacco era la vendetta contro gli americani per il film anti-profeta", ha comunicato un portavoce, Qari Yousuf.
(15 settembre 2012) © Riproduzione riservata
LA DIRETTA DI REPUBBLICA
19:03 Film blasfemo, minacce morte al consulente sceneggiatura 58 – Steve Klein, consulente della sceneggiatura e portavoce del film anti-Islam, ha ricevuto minacce di morte. Lo afferma - riporta il Los Angeles Times - lo stesso Klein, sottolineando di aver riportato le minacce all’Fbi. "Vorrebbero che mi nascondessi ma io non voglio" mette in evidenza, precisando che il presidente di Media for Christ, Joseph Nasralla, è nascosto. Media for Christ è l’organizzazione cristiana che sarebbe dietro alla richiesta del permesso per il film anti-Islam. Klein dice di conoscere il produttore del film solo per il suo alias, Sam Bacile, che sarebbe Nakoula Basseley Nakoula, al momento interrogato dalle autorità.
18:40 Proteste anche a Nazareth e Qalansawe 57 – Centinaia di persone del Movimento Islamico in Israele hanno manifestato oggi a Nazareth e nella cittadina araba di Qalansawe, nel centro del paese, contro il film. Lo riporta il sito Ynet. I manifestanti hanno scandito ’Sacrificheremo la nostra anima per Maometto’, chiedendo la punizione per chiunque tenti di offendere il Profeta. Analoghe manifestazioni si sono svolte ieri a Gerusalemme dove la polizia è ricorsa all’uso dei lacrimogeni per disperdere alcune centinaia di dimostranti palestinesi radunatisi alla porta di Damasco, presso la Città Vecchia, ad Akko (S.Giovanni d’Acri) e a Gaza dove non sono avvenuti incidenti.
18:35 Manifestazioni anche a Parigi 56 – Cento persone sono state fermate a Parigi in manifestazioni ispirate al movimento antiamericano che scuote i paesi musulmani per protesta contro il film ’L’innocenza dell’islam’. La polizia ha reso noto che le persone fermate sono sospettate di aver preso parte alle dimostrazioni non autorizzate che si sono svolte oggi davanti all’ambasciata americana e davanti al ministero dell’Interno.
18:34 Yemen, no a invio truppe Usa 55 – Il Parlamento yemenita ha respinto oggi l’ipotesi di invio di marines Usa da Washington nello Yemen per proteggere l’ambasciata americana contro eventuali assalti di manifestanti furiosi a causa del film anti-islamico. In un comunicato, il Parlamento ha affermato "il suo no a qualunque forma di presenza straniera" nello Yemen, dichiarando che è il governo di Sanaa a dover garantire la protezione delle ambasciate straniere nel Paese.
17:54 Sudan respinge richiesta invio truppe Usa 54 – Il Sudan ha respinto la richiesta avanzata dagli Stati Uniti di inviare truppe per proteggere l’ambasciata americana a Khartoum, ieri assaltata da una folla inferocita dal film blasfemo su Maometto. Lo riferisce l’agenzia ufficiale Suna. Negli scontri di ieri si sono registrati 4 morti.
17:18 Esperti Fbi arrivano a Bengasi 53 – Il team di esperti dell’Fbi che deve indagare sull’attacco che ha portato all’uccisione dell’ambasciatore Christopher Stevens e di altri tre diplomatici Usa arriverà oggi in Libia. Gli investigatori, riferisce la Cnn, si recheranno a Bengasi, città teatro dell’assalto al Consolato Usa.
17:17 Libia, autorità identificano 50 assalitori consolato Usa 52 – Le autorità libiche hanno identificato 50 persone che sono coinvolte nell’attaco sferrato martedì sera contro il consolato americano a Bengasi e costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens e ad altri tre diplomatici Usa. Lo riferisce una fonte della sicurezza libica, precisando che coloro che hanno condotto l’attacco erano parte di una folla che stava manifestando contro un film blasfemo su Maometto prodotto negli Stati Uniti. Dei 50 identificati, quattro persone sono state arrestate e vengono interrogate, hanno detto i funzionari americani. "Sappiamo che ci sono 50 persone coinvolte nell’attacco, abbiamo i loro nomi e sappiamo dove sono", ha detto Abdel-Monem Al-Hurr, portavoce della Commissione suprema della sicurezza della Libia. "Quattro persone sono state arrestate. Altri sono scappati dall’aeroporto di Bengasi, forse via Egitto, ma non è confermato. Abbiamo dato i loro nomi a tutti al confine libico", ha aggiunto.
16:51 Al Qaeda: "Attacco a Bengasi vendetta per morte di al-Libi" 51 – L’attacco sferrato martedì sera al consolato americano di Bengasi in Libia, costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens, è una vendetta di al Qaeda per l’uccisione del numero due del gruppo terroristico, Sheikh Abu Yahya al-Libi. Lo riferisce il Site, sito di intelligence americano che monitora le attività propagandistiche. "L’uccisione di Sheikh Abu Yahya ha solo aumentato l’entusiasmo e la determinazione dei figli di Omar al-Mokhtar (eroe dell’indipendenza libica, ndr) a vendicarsi di coloro che hanno attaccato il nostro Profeta", si legge in un comunicato diffuso da al-Qaeda nella Penisola arabica.
16:25 Al Qaeda: continuare manifestazioni contro il film 50 – Al Qaeda nella penisola araba (Aqma) ha chiesto ai musulmani di continuare le manifestazioni contro il film anti-Islam e ha chiesto di attaccare altre ambasciate Usa in Medio oriente, Africa e Occidente. Lo rende noto Site, il sito di base negli Usa che monitora le attività dei gruppi jihadisti sul web.
16:17 Imam di Al-Azhar a Onu: "Vietare attacco ai simboli musulmani" 49 – L’imam di Al-Azhar, la più alta autorità dell’Islam sunnita, ha chiesto in una lettera inviata al’Onu "una risoluzione internazionale che vieti qualunque attacco ai simboli della religione musulmana", dopo le violenze seguite alla diffusione del film islamofobo realizzato negli Usa. L’imam Cheikh al-Tayyeb ritiene come sia "responsabilità dell’Onu di proteggere la pace mondiale da tutte le minacce affinchè tali avvenimenti non si ripetano".
16:02 Cairo, 99 feriti il bilancio degli scontri di oggi 48 – E’ di 99 feriti il bilancio degli scontri che si sono verificati oggi davanti all’ambasciata americana al Cairo, prima che la polizia domasse la protesta contro il film blasfemo su Maometto prodotto negli Stati Uniti. Lo riferiscono fonti della sicurezza locale, precisando che tra i feriti si contano 12 funzionari e 87 soldati. Alcuni manifestanti hanno riferito che sono pronti a tornare in piazza fino a quando l’ambasciatore americano non sarà espulso dall’Egitto.
15:42 Pakistan, inviato Usa Grossman incontra il governo 47 – L’inviato americano per l’Afghanistan e il Pakistan Marc Grossman ha incontrato oggi la dirigenza pachistana a Islamabad per fare il punto sulle relazioni tra i due Paesi alleati nella lotta al terrorismo islamico dopo la crisi dei mesi scorsi. Lo riferisce un comunicato dell’ambasciata statunitense a Islamabad. Nella sua missione di due giorni, Grossman ha tenuto colloqui con il presidente Asif Ali Zardari, il premier Raja Ashraf, la ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar e i vertici militari. Al centro delle discussioni il futuro dell’Afghanistan e in particolare il dialogo con gli insorti.
15:31 Libano, pattuglie nelle strade vicine ai fast food 46 – L’esercito libanese ha preso misure di sicurezza eccezionali schierano propri uomini davanti ai fast food americani a Beirut e nella città costiera meridionale di Sidone. Il timore è che, dopo le ambasciate e le scuole americane, anche le catene alimentari statunitensi possano essere considerate un obiettivo legittimo da chi contesta il film. Militari a bordo di veicoli corrazzati si sono schierati all’ingresso dei ristoranti KFC, McDonald’s, Burger King e Pizza Hut a Sidone. Simili misure sono state prese a Beirut. Fonti della sicurezza hanno detto al Daily Star che personale dell’esercito e delle Forze di sicurezza interne, alcuni in uniforme e altri in abiti civili, stanno pattugliando le strade vicine ai fast food.
15:30 Italia, allerta in vista del capodanno ebraico 45 – Allerta massima anche in Italia, specialmente in vista del capodanno ebraico che quest’anno cade nella notte tra il 16 e il 17 settembre.
15:30 Film anti-islam realizzato da regista porno 44 – A realizzare il film anti-islam che ha scatenato le proteste nel mondo islamico sarebbe Alan Roberts, il 65enne regista di film porno e a budget ridotto, quali ’La giovane Lady Chatterley II’ e ’Karate Cop’. Lo riporta il sito Gawker, sottolineando che il vero nome di Alan Roberts è Robert Brownell. Alan Roberts avrebbe scelto il cast del film, inizialmente chiamato ’Desert Warriors’, i Guerrieri del Deserto. A introdurlo alla regia del film sarebbe stato il produttore Nakoula Basseley Nakoula, attualmente sotto interrogatorio da parte delle autorità americane.
15:18 Tunisi: "Atti irresponsabili non influenzeranno relazioni con Usa" 43 – Gli "atti irresponsabili" dei dimostranti che hanno attaccato l’ambasciata Usa durante la protesta contro il film anti-Islam, non influenzeranno le relazioni con Washington, recita, intanto, una nota del governo di Tunisi. "Abbiamo piena fiducia - si legge in un comunicato del ministero degli esteri tunisino - che questi atti irresponsabili non influenzeranno gli amichevoli legami tra Tunisi e Washington. Le autorità preposte alla sicurezza - aggiunge la nota - stanno prendendo tutte le misure atte a garantire la protezione delle missioni diplomatiche estere e del loro personale".
15:00 Cresce livello guardia anche a Firenze 42 – Servizi specifici di vigilanza verso obiettivi sensibili Usa sono stati disposti a Firenze, a seguito della circolare inviata dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza a tutti i prefetti e questori, dopo gli incidenti avvenuti in Libia e in diversi paesi del mondo arabo. Numerosi, nel capoluogo toscano, gli obiettivi legati agli Usa. Oltre ad essere sede di un consolato americano, Firenze ospita una ventina di università americane e decine tra sedi di industrie e banche legate agli Stati Uniti.
14:38 Assalto ambasciata Usa, confernato bilancio: 4 morti, 49 feriti 41 – La conferma del bilancio degli scontri è arrivata dal portavoce del ministero della sanità: i morti sono quattro e 49 i feriti negli scontri di ieri fra manifestanti e forze di sicurezza all’ambasciata americana di Tunisi. "Tre manifestanti sono stati uccisi da proiettili, il quarto è stato falciato da un veicolo e 49 persone sono rimaste, di cui nove gravemente", ha riferito all’afp questo portavoce. Più di 20 poliziotti figurano nella lista dei feriti, secondo la stessa fonte. Un precedente bilancio era di due morti e 40 feriti.
14:17 Grillo: "Film Maometto ennesima muleta rossa" 40 – "Il film che insulta l’Islam e Maometto non è la causa dell’incendio che dilaga nei Paesi musulmani, è solo l’ennesima muleta rossa sventolata in faccia a chi non tollera più ingerenze da parte dell’Occidente". Lo scrive Beppe Grillo nel suo ultimo post pubblicato sul suo blog pochi minuti fa, in merito agli scontri degli ultimi giorni avvenuti nel mondo arabo. E aggiunge: "Da decenni l’Occidente esporta democrazia nel Medio Oriente. Lo fa con i bombardamenti, con l’occupazione militare, con presidi, basi, portaerei".
13:38 Sgomberata piazza Tahrir al Cairo dopo disordini 39 – La polizia ha sgomberato piazza Tahrir al Cairo e la strada principale che porta all’ambasciata degli Stati Uniti dopo quattro giorni di scontri con i manifestanti nell’ambito delle proteste contro il film su Maometto. Gli agenti hanno issato un muro di calcestruzzo per impedire l’accesso alla strada.
13:37 Papa in Libano: "Benedetto XVI toccato da accoglienza musulmani" 38 – "Benedetto XVI è molto contento e toccato dalla calorosa accoglienza ricevuta a Beirut, da parte della popolazione anche musulmana". Lo ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. Il gesuita, che ha tenuto un briefing in tarda mattinata, ha anche sottolineato che da parte islamica è stata espressa gratitudine per la condanna del Pontefice alle offese a Maometto.
13:35 Tunisi, ministero Interni: due i morti davanti ambasciata Usa 37 – E’ di due morti il bilancio degli scontri avvenuti davanti all’ambasciata americana a Tunisi, dove si è tenuta una protesta contro il film blasfemo su Maometto. In precedenza si era parlato di tre vittime, ma il ministero degli Interni ha chiarito che sono due i morti e una cinquantina le persone rimaste ferite. Tra questi ultimi ci sono 22 agenti di polizia, ha aggiunto il ministero, mentre 28 manifestanti sono stati arrestati e circa 70 veicoli sono stati dati alle fiamme.
13:29 Tunisi, sale a quattro il numero di morti 36 – Secondo il sito Tunisie Numerique, che cita fonti ospedaliere, è salito a quattro il numero dei morti negli scontri di ieri davanti all’ambasciata americana a Tunisi. Tunisie Numerique cita fonti dell’ospedale Mongi Slim dove ieri sono stati portati molti dei feriti. Il sito, solitamente molto attendibile, riferisce che tre delle vittime sono decedute per ferite d’arma da fuoco. La quarta, un uomo, non è sopravvissuto ad un grave trauma cranico, pare dopo essere stato travolto da un automezzo impiegato dalle forze dell’ordine. L’uomo sarebbe deceduto durante il trasferimento all’ospedale militare della capitale, specializzato per lesioni come quelle subite dalla vittima.
13:14 Terzi: "Livello attenzione alto in ambasciate italiane" 35 – "Il livello di attenzione è molto alto sia per quanto riguarda la condizione del nostro personale all’estero che per tutti gli italiani presenti in quelle aree". Lo ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Le nostre sedi diplomatiche hanno preso tutte le misure necessarie, stiamo seguendo la situazione molto attentamente e via via che si sviluppa. Adesso la sensazione di un certo rientro delle tensioni in Egitto e in altri paesi. Siamo fiduciosi che la situazione si possa normalizzare".
13:09 Tunisi, agenti e salafiti in ospedali diversi 34 – Gli agenti delle forze dell’ordine tunisini (trentuno, secondo il ministro dell’Interno, Ali Laarayedh) e i manifestanti rimasti feriti negli incidenti di ieri, davanti all’ambasciata Usa, sono stati ricoverati in ospedali diversi per evitare che gli agenti feriti e i loro colleghi possano venire a contatto con i parenti dei salafiti ricoverati. Lo stesso Laãrayedh ha detto che gli investigatori stanno visionando i molti video - quelli direttamente girati dalla polizia e gli altri che circolano da ieri su siti, tv e Internet - per giungere all’identificazione dei responsabili delle violenze e alla loro incriminazione.
13:07 Missionari: "Anche cristiani arabi turbati" 33 – "Noi come cristiani di oriente, come cristiani del mondo arabo siamo feriti quando accadono fatti del genere". Lo ha detto all’Agenzia Fides padre Jawad Alamat, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della Tunisia, riferendosi al film che offende il Profeta Mohammed. Padre Alamat non ha affrontato gli aspetti politici riguardanti gli ultimi avvenimenti ma sottolinea che è il mondo occidentale a dover imparare a rispettare la sensibilità di altri popoli e culture.
12:53 A Sydney 10 feriti e 8 arresti in scontri consolato Usa 32 – Negli scontri fra polizia e manifestanti avvenuti a Sydney vicino al consolato degli Stati Uniti contro il film su Maometto sono rimasti feriti otto agenti, due dei quali sono stati trasportati in ospedale. Diciassette manifestanti sono stati curati inoltre per gli effetti di spray al pepe e altri due perché sono stati morsi dai cani della polizia. Lo comunica la polizia, aggiungendo che otto persone sono state arrestate per aggressione resistenza a pubblico ufficiale. Per la polizia non è chiaro chi abbia organizzato la protesta.
12:47 Esercito e polizia davanti ambasciata Usa in Tunisia 31 – L’ambasciata degli Stati Uniti a Tunisi e la scuola americana vicina sono circondate stamattina da polizia e veicoli dell’esercito. Ieri diverse migliaia di dimostranti hanno attaccato la sede diplomatica strappando la bandiera statunitense e sostituendola con quella islamica e hanno poi dato alle fiamme una scuola americana adiacente saccheggiandola. Nei disordini due manifestanti sono morti e almeno 40 persone sono rimaste ferite.
12:29 Circolare Ps, innalzata vigilanza a obiettivi Usa, Gb e tedeschi 30 – Il dipartimento di pubblica Sicurezza ha inviato una circolare a prefetti e questori disponendo un aumento delle attività di vigilanza nei confronti di tutti gli ’obiettivi sensibili’ sul territorio italiano. Nella circolare si fa specifico riferimento alla necessità di innalzare la sorveglianza presso obiettivi Usa, britannici e tedeschi. La vigilanza sarà quindi innalzata presso le sedi istituzionali e diplomatiche, i luoghi di culto e di transito, come i porti e gli aeroporti.
12:24 ’Egitto riprende controllo della base Onu nel Sinai 29 – L’Egitto ha ripreso il controllo della base di peacekeeper delle Nazioni Unite nel Sinai presa d’assalto ieri da diverse decine di beduini che protestavano per il film blasfemo su Maometto prodotto negli Stati Uniti. Lo rifersice il giornale egiziano Al-Ahram, precisando che per riportare l’ordine è stato necessario il dispiegamento di numerose forze dell’esercito. L’attacco, ieri sera poco dopo le 20 locali, è stato sferrato da gruppi jihadisti islamici nella città di Sheikh Zuwayed, a 40 chilometri a sud di El-Arish. Gli assalitori hanno issato la bandiera nera dell’Islam con la scritta "non c’è altro Dio all’infuori di Allah, Maometto è il profeta di Allah". I peacekeeper hanno risposto al fuoco sparando sugli assalitori. Quattro i feriti.
12:22 Pakistan, squadra speciale contro contenuti blasfemi su Internet 28 – Il governo del Pakistan ha creato una squadra speciale per monitorare i contenuti blasfemi che circolano su Internet e poterne bloccare la diffusione. Lo riferisce il governo di Islamabad, precisando che negli ultimi giorni l’Autorità pakistana per le Telecomunicazioni e il ministero dell’Informazione hanno bloccato 112 siti anti islamici. Secondo quanto deciso ieri dalle autorità pakistane, il team dovrà bloccare i contenuti blasfemi, gli slogan anti islamici, i video, gli audio e altro materiale offensivo che circola su Internet rispetto al credo musulmano.
12:14 ’Innocence of Muslims’ già esistente quando Nakoula fu arrestato 27 – Alcuni indizi fanno pensare che il progetto di realizzare ’Innocence of Muslims’ ci fosse già quando Nakoula fu arrestato. Un annuncio per i provini di un film chiamato ’Desert Warrior’ (questo il titolo che era stato comunicato agli attori) era comparso infatti sul magazine americano Backstage a maggio e giugno del 2009. Il film veniva descritto come "un’avvenura storica ambientata nel deserto" e come produttore veniva indicato ’Sam Bassiel’. La società di produzione indicata era invece ’Pharaoh Voice Inc.’, che secondo i documenti ufficiali è stata incorporata a settembre del 2007 da ’Youssef M. Basseley’. L’indirizzo principale fornito per ’Pharaoh Voice’ è invece a Hawaiian Gardens, a sud di Los Angeles, nello stesso posto dove Nakoula viveva fino al 2008.
12:06 Terzi: "Continua collaborazione con gli Stati Uniti" 26 – "Per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto al terrorismo, sia esso localizzato in alcune formazioni specifiche o di natura jihadista, che si è macchiato di crimini così orrendi come l’uccisione dell’ambasciatore americano Stevens, la nostra azione sarà di piena collaborazione", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi a proposito dell’aiuto che l’Italia può continuare a fornire agli Stati Uniti nella ricerca degli attentatori dell’ambasciatore Stevens.
12:04 Terzi: "Aumentare impegno in favore del dialogo" 25 – In un momento di grande tensione in numerosi paesi del mondo, in cui sono esplose rivolte contro il film "The innocence of muslims" ritenuto anti-islamico, bisogna ancora di più "aumentare l’impegno in favore del dialogo". "Occorre promuovere contatti per superare barriere, ma bisogna anche vigilare", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi.
12:02 Obama: "Rispettiamo religioni ma violenza ingiustificata" 24 – "Gli Stati Uniti hanno un profondo rispetto per le persone di tutte le religioni" ma "non c’è mai alcuna giustificazione per la violenza". Così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel tradizionale discorso del sabato, nel quale ha ricordato i quattro diplomatici americani uccisi a Bengasi, tra cui l’ambasciatore in Libia Chris Stevens. Riferendosi alle violente proteste contro il film su Maometto ’Innocence of Muslims’, prodotto negli Usa e ritenuto blasfemo, Obama ha più volte sottolineato che "noi siamo per la libertà di religione e rifiutiamo la denigrazione di ogni credo, compreso l’islam" ma "nessuna religione giustifica il fatto di prendere di mira uomini e donne innocenti".
11:38 Scontri di piazza, ricercato in Tunisia leader salafita 23 – La polizia tunisina sta cercando, dalla tarda serata di ieri, uno degli esponenti più noti del salafismo, lo sceicco Abou Iyadh, sospettato di avere ispirato i disordini di ieri davanti all’ambasciata americana. Gli agenti, andati a casa dell’uomo per prelevarlo, non l’hanno trovato e a nulla hanno portato le ricerche che si sono protratte per tutta la notte. Esponenti del partito salafita Hezb Ettahir hanno confermato, a radio Mosaique, che Iyahd era presente ieri davanti all’ambasciata americana, ma che si è allontanato quando la situazione ha cominciato a degenerare.
11:24 Benedetto XVI: "Islam e cristianesimo possono convivere" 22 – "In Libano, la Cristianità e l’Islam abitano lo stesso spazio da secoli. Non è raro vedere nella stessa famiglia entrambe le religioni. Se in una stessa famiglia questo è possibile, perchè non dovrebbe esserlo a livello dell’intera società?". E’ quanto ha detto stamane il Papa durante il suo discorso pronunciato in Libano di fronte ai leader religiosi e civili del Paese".
10:59 Torna la calma in piazza Tahrir al Cairo 21 – E’ tornata la calma nei pressi dell’ambasciata Usa a Il Cairo e dell’adiacente piazza Tahrir dopo che le forze dell’ordine hanno proceduto ad evacuare la zona, teatro di scontri per tre giorni consecutivi, dai manifestanti. Decine di persone sono state arrestate mentre il bilancio del ministero dell’interno riferisce di 99 agenti rimasti feriti o contusi. Il ministro dell’Interno Gamal Eddine ha dato atto della "grande saggezza"dimostrata dalle forze dell’ordine durante gli scontri per il film anti islam.
10:21 Governo Tunisi: "Non sappiamo chi ha sparato" 20 – Le autorità tunisine non hanno, sino a questo momento, certezze su chi abbia sparato e ucciso, ieri, due manifestanti nel corso dei disordini all’ambasciata americana. In una intervista a radio Shems, il ministro della Salute Abdeltif Mekki ha detto che "al momento non sappiamo se le pallottole sono state tirate dalla polizia tunisina o dalle unità della sicurezza americane, dispiegate sul tetto dell’ambasciata".
09:58 E’ Basseley Nakoula l’uomo sotto interrogatorio 19 – E’ Nakoula Basseley Nakoula l’uomo sotto interrogatorio per la produzione del film blasfemo anti islam. Nakoula, ha precisato un portavoce della polizia della contea di Los Angeles, non è in stato di fermo e si è presentato spontaneamente. Il ruolo svolto nella vicenda dal testimone non è ancora chiaro.
09:56 Sotto interrogatorio uomo legato a produzione film blasfemo 18 – Un uomo collegato alla produzione del film al centro della rabbia islamica sarebbe sotto interregotario negli Stati Uniti secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters.
09:48 La protesta anti-Usa arriva alle Maldive 17 – Le proteste anti americane per la diffusione di un film su Maometto sono arrivate anche alle isole Maldive. Centinaia di uomini e donne hanno manifestato davanti alla sede delle Nazioni Unite nella capitale Male. Secondo i media locali la polizia ha lanciato lacrimogeni per disperdere un numero di manifestanti compreso tra 100 e 400.
09:00 Nello Yemen Al Qaeda esorta all’omicidio 16 – Il ramo di Al Qaeda nello Yemen ha esortato i musulmani ad uccidere i diplomatici americani, nel nome di una "crociata" dopo la diffusione di un film su Maometto considerato blasfemo. "Chiunque incontri ambasciatori o emissari americani dovrebbe seguire l’esempio dei libici, che hanno ucciso l’ambasciatore Usa", è il messaggio lanciato dal gruppo terroristico.
08:55 Talebani rivendicano attacco a base militare 15 – I talebani afgani hanno rivendicato l’attacco alla base militare di Camp Bastion, dove è di stanza il principe Harry, mettendolo però in ralazione con la diffusione del film su Maometto che sta infiammando il mondo musulmano. "Lo scopo di questo attacco era la vendetta contro gli americani per il film anti-profeta", ha comunicato un portavoce, Qari Yousuf.
08:54 Arrestati a Tunisi 28 manifestanti 14 – Resta fermo a due morti e una cinquantina di feriti, oltre a 28 arresti, così come comunicato in nottata dal Ministero dell’Interno, il bilancio ufficiale dei disordini di ieri davanti all’ambasciata americana di Tunisi. Secondo la stessa fonte, tra i feriti 22 sono elementi delle forze dell’ordine, nessuno dei quali, a quanto si apprende, sarebbe in condizioni serie. I manifestanti hanno dato alle fiamme 68 vetture, due camion ed una macchina industriale, oltre ad un automezzo delle forze di polizia.
08:09 Usa inviano marines a protezione delle ambasciate 13 – Gli Usa stanno inviando forze militari per rispondere ai disordini esplosi in diversi paesi musulmani in seguito alla diffusione del trailer di un film su Maometto considerato blasfemo. Lo ha rivelato magazine Foreign Policy, che ha intervistato il segretario alla Difesa Leon Panetta. "Dobbiamo essere preparati all’eventualità che queste manifestazioni finiscano fuori controllo", ha detto al senza fornire ulteriori dettagli. Ma il magazine ha aggiunto che il Pentagono ha già inviato 100 uomini dei reparti speciali dei marines a proteggere le ambasciate in Libia e nello Yemen, e si sta valutando di spedirne altri 50 in Sudan.
08:08 Un morto e 53 agenti feriti al Cairo 12 – Un manifestante è morto ieri sera al Cairo negli scontri durante le proteste anti americane, in cui sono rimasti feriti 53 poliziotti. Lo hanno riferito fonti di sicurezza. Un 35enne, Ismail Rashad Ahmed, è stato portato morto in ospedale da un amico che ha raccontato che la vittima è stata uccisa da colpi d’arma da fuoco mentre partecipava alle manifestazioni. Sette dei 53 agenti avevano ferite da proiettile.
08:05 Proteste anche a Sydney, scontri 11 – Oltre 500 persone sono scese in piazza a Sidney, in Australia, per protestare contro il film anti-islam prodotto negli Stati Uniti che da due giorni sta scatenando manifestazioni in tutto il mondo. Lo riferiscono media locali che parlano di arresti tra i manifestanti dopo scontri con la polizia che ha lanciato lacrimogeni. "Decapitazione per tutti quelli che insultano il profeta", hanno gridato i manifestanti.
08:04 Segretario di stato Usa Panetta: dispiegate forze in 17-18 luoghi 10 – Gli Usa stanno dispiegando forze militari in 17-18 luoghi in tutto il mondo islamico. Lo ha annunciato il segretario americano alla Difesa Leon Panetta alla rivista Foreign Policy senza fornire indicazioni precise su luoghi e numeri. "Dobbiamo essere preparati nel caso in cui le protese dovessero sfuggire di mano", ha aggiunto Panetta precisando che comunque "una manifestazione di estremisti non è necessariamente espressione del sentire di tutto un paese, come all’epoca del Ku Klux Klan negli Stati Uniti".
06:58 Usa, autore film potrebbe tornare in carcere per frode bancaria 9 – Un dipartimento del distretto californiano incaricato del caso di Nakoula Basseley Nakoula, 55 anni, con una condanna per frode bancaria alle spalle. Gli inquirenti devono stabilire se Nakoula ha violato i termini della libertà sulla parola, termini che prevedevano il divieto dell’utilizzo di computer o di Internet
05:32 Allarme bomba in Ohio era falso 8 – Anche l’allerta nel college di Hiram, a 35 chilometri da Cleveland, si è rivelato falso. Dopo ore di ricerche, l’evacuazione è stata cancellata
04:20 Ancora scontri al Cairo 7 – Continua la violenza nelle strade del Cairo: i manifestanti che cercando di avvicinarsi all’ambasciata Usa si scontrano con la polizia su Kornish el-Nile. Gli agenti hanno lanciato i gas lacrimogeni
03:49 Campus Ohio, ancora in corso accertamenti 6 – Rimane attivo per il momento l’ordine di evacuazione dell’Hiram College di Hiram, in Ohio, per un allarme bomba. Gli altri due allarmi, in Texas e North Dakota, si sono rivelati falsi.
03:02 Consiglio di sicurezza Onu condanna gli attacchi 5 – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu condanna con la "massima fermezza" gli attacchi contro le sedi consolari e il personale diplomatico degli stati membri. I quindici ribadiscono che tali "atti sono ingiustificabili a prescindere dalle loro motivazioni" e invitano tutte le autorità a proteggere le sedi e il personale diplomatico e rispettare pienamente i loro obblighi internazionali.
01:10 L’Fbi non ancora arrivata a Bengasi 4 – La squadra dell’Fbi assegnata a indagare sulla morte dei quattro americani a Bengasi non è stata ancora in grado di raggiungere la Libia, a causa della situazione volatile nell’area
00:45 Stati Uniti inviano marines anche in Sudan 3 – L’amministrazione Obama ha deciso, anche in seguito a una chiamata del vicepresidente Biden al suo omologo sudanese, l’invio di marines per la difesa dell’ambasciata di Karthoum
00:45 Nuovo allarme bomba in un college dell’Ohio 2 – L’Hiram College, a Hiram in Ohio, a 35 chilometri da Cleveland, ha evacuato la sede per un nuovo allarme bomba, che segue quelli in Texas e North Dakota
00:37 Google blocca il trailer di Innocence of Muslim anche in India e Indonesia 1 – Il colosso dell’informatica che controlla YouTube ha annunciato limitazioni all’accesso al video del film blasfemo sul profeta Maometto. Analoghe misure sono state prese in molti altri paesi, tra cui Egitto e Libia