Lettera a me 15/9/2012, 15 settembre 2012
Care signore e cari Signori: Spero che la regia di "Prima Pagina" riconsidererà l’ammissione della recente moda di parlare con gli ascolatori a mò di "Pronto Raffaella"
Care signore e cari Signori: Spero che la regia di "Prima Pagina" riconsidererà l’ammissione della recente moda di parlare con gli ascolatori a mò di "Pronto Raffaella". Cioè, la moda d’intrattenere "dialoghi" con gli ascoltatori. Ciò snatura la personalità della gloriosa trasmissione di "Prima Pagina"; trasmissione che ha sopravvissuto più di due decenni, anche alle "avversità" politiche che si sono verificate nel frattempo. Però, se quanto sopra esposto vi pare un argomento facilone perchè "conservatore" (potrebbero pensarla così coloro che preferiscono sentirsi "evoluti" anche a costo di far danni), ci sono anche delle motivazioni obiettive che portano a prediligere la formula "classica". Il "dialogo a mò di Raffaella" porta all’approfondimento fra "impari"; cioè, fra giornalista (e/o accademico) con "l’uomo della strada". Una volta sì e l’altra pure, il dialogo dimostra le carenze di conoscenza sul tema oggetto della domanda, da parte del "uomo della strada". Faccio però notare, che spesso, per non dire sempre, la domanda resta "valida". Spesso perché è un’opportunità data al giornalista (quindi all’ascoltatore) per esprimere ordinatamente dei concetti ma anche nelle occasioni in cui la domanda è in realtà una provocazione su temi "impronunciabili", censurati o non esprimibili attraverso una "domanda" o un dialogo (spesso la provocazione è un’espressione attraverso "simboli"). Invece, arrivare alla "rivelazione" delle carenze di conoscenza da parte dell’ascoltatore, "interrogandolo", non aggiunge nulla alla trasmissione. Non nascondo il fatto che, a buon ascoltatore, pochi minuti… per capire il giornalista. Cioè, basta poco per capire quali sono i "metamessaggi", il pulpito e le tecniche che ispirano i giornalisti. Ovvero, è palese ed evidente che - salvo pochissimi casi - sono i giornalisti più "deboli" ad adottare tali "artifizi" populisti (dialogo alla "Raffaella"), in quanto poveri di cultura politica o poveri nella loro disponibilità di argomenti socialmente sostenibili con cui rispondere, Cordiali saluti. Dario Ferrari Mantova