Luca De Biase, Il Sole 24 Ore 12/9/2012, 12 settembre 2012
MA LA VERA BATTAGLIA È TRA LE PIATTAFORME
In vista della stagione natalizia, nonostante la crisi, le grandi case produttrici di smartphone si preparano a competere rinnovando la gamma dei prodotti e sviluppando il potere delle loro piattaforme. Sono queste a dettare il ritmo di fondo dell’innovazione. Il loro valore d’uso dipende dalle funzionalità tecniche delle piattaforme, dalle attività che i consumatori vi svolgono e dalle applicazioni generate dai programmatori. Ma il fatto che non siano interoperabili separa la rete mobile in ecosistemi diversi. Con conseguenze pesanti sulla dinamica innovativa.
Da questo punto di vista, la leadership culturale è ovviamente della Apple. La leadership in termini di quote di mercato è invece stata conquistata dal software di Google, l’Android, e dalla somma delle case che lo hanno adottato, Samsung in testa. In queste piattaforme, la qualità del design dei prodotti e delle loro funzioni si misura anche in termini di accesso a un sistema di applicazioni che ne moltiplicano, appunto, il valore percepito.
Gli altri devono aggiungere innovazione e identità per entrare in gioco. Microsoft e Nokia tentano di dimostrarsi funzionalmente almeno pari ai concorrenti, ma per conquistare attenzione sufficiente a spostare i consumatori dalle loro piattaforme abituali devono dimostrare qualcosa di diverso: per esempio, tentando di introdurre una superiore tecnologia per le fotografie.
Amazon a sua volta punta sulla sua capacità di produrre apparecchi che uniscono un prezzo limitato a una semplicità d’uso nell’accesso alla vasta gamma di contenuti digitali acquistabili sul suo gigantesco negozio online. E Rim, che con il Blackberry ha perso posizioni negli anni passati, promette di tornare in campo con innovazioni capaci di riconquistare uno spazio.
Ma l’effetto-rete è micidiale. Se una tecnologia è molto usata ha anche molto valore. E per i nuovi entranti è più difficile. Le piattaforme molto diffuse hanno più probabilità di valorizzare le loro innovazioni. Sicché le singole notizie assumono una diversa importanza a seconda del contesto: se riguardano aziende leader sono più rilevanti di quelle che stanno inseguendo. E già conquistare attenzione, per gli sfidanti, è un buon risultato. La Microsoft conosceva bene questa dinamica quando dominava il centro evolutivo del mondo dei personal computer e ora ne fa l’esperienza ma in posizione di outsider. La Rim ne soffre come gigante mobile decaduto. Amazon continua a gestirsi come forte innovatore che non cessa di inventare il suo spazio di mercato.
In questa situazione, i consumatori non scelgono: scommettono sullo sviluppo futuro delle piattaforme, valutando non solo le funzioni tecniche e il prezzo dei prodotti, ma anche la quantità di applicazioni disponibili per le diverse piattaforme, tenendo conto delle compatibilità dei programmi e dei servizi per la condivisione di contenuti e la connessione con gli altri utenti.
Le piattaforme puntano a “fidelizzare” i consumatori, aumentando il valore di appartenere al loro ecosistema ma anche il costo di cambiarlo. E per ottenere questo effetto cercano di liberarsi dalle dipendenze incrociate: non per nulla Apple e Nokia sviluppano le loro mappe in modo da rendersi autonome da Google per questo fondamentale tipo di servizio.
I grandi produttori di applicazioni come Facebook e Twitter mantengono una funzione di raccordo e interoperabilità. E costituiscono una sfida alle grandi piattaforme mobili.
Non è un caso. Perché in mancanza di neutralità della rete, l’internet mobile si presta a ogni tipo di segmentazione. Mentre resta più aperta l’internet fissa con la sua estensione mobile via wi-fi, le cui regole garantiscono la neutralità: ed è proprio dalla rete fissa che sono emerse Facebook, Twitter e le altre grandi applicazioni che continuano a connettere le diverse piattaforme impedendone una totale balcanizzazione.