Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 13/9/2012, 13 settembre 2012
LA CORTE TEDESCA PROMUOVE IL SALVA-STATI
La Corte costituzionale tedesca ha dato il via libera al fondo salva-Stati Esm, respingendo i ricorsi che cercavano di bloccarne la ratifica e imponendo come sola condizione significativa, peraltro già attesa, che l’impegno della Germania resti nei limiti di 190 miliardi di euro già concordati da Berlino e che ogni aumento di questa cifra debba essere approvato dal Parlamento.
La sentenza rimuove l’ultimo ostacolo importante alla nascita dell’Esm, che dovrà sostituire il fondo provvisorio Efsf, e conterà su risorse per 500 miliardi di euro. Il presidente dell’eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha già convocato la prima riunione del consiglio del nuovo organismo per l’8 ottobre. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha parlato di «settimane» per la piena operatività dell’Esm.
Dal punto di vista politico, l’annuncio è un successo per il cancelliere tedesco Angela Merkel, che vede così confermata la sua linea, finora rispecchiata in tutti i sondaggi di opinione in termini di popolarità, di mantenersi in equilibrio fra il tentativo di risolvere la crisi dell’eurozona e la difesa degli interessi del contribuente tedesco. «È una buona giornata per la Germania e una buona giornata per l’Europa», ha detto il cancelliere, sostenendo che è un segnale al mondo che il Paese «è all’altezza delle sue responsabilità». L’attesa della pronuncia della Corte di Karlsruhe aveva già rinviato l’entrata in vigore dell’Esm dalla data prevista di luglio, dopo l’approvazione parlamentare a fine giugno con una maggioranza superiore ai due terzi, producendo ulteriori convulsioni sui mercati finanziari.
Dal punto di vista economico, la ratifica della Germania, la penultima mancante (l’eccezione è l’Estonia), sposta ora l’onere sui Governi in difficoltà, in primis quello spagnolo, e possibilmente quello italiano, perché facciano richiesta di aiuti ai fondi salva-Stati, in cambio di impegni di politica economica, e attivino così non solo la possibilità di intervento dell’Efsf/Esm, ma anche gli acquisti di titoli del debito fino a 3 anni da parte della Banca centrale europea, come indicato la settimana scorsa dal suo presidente, Mario Draghi.
Per ora, il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, si è mosso lentamente e recalcitrante verso una richiesta, probabilmente cercando di evitare di presentarla prima di una tornata di elezioni amministrative in Spagna il 21 ottobre. Alla fine del mese prossimo, tuttavia, il Tesoro spagnolo è alle prese con pesanti scadenze di debito e questo potrebbe offrire ai mercati la chance di mettere sotto pressione di nuovo il debito della Spagna se nel frattempo non sarà stata avviata la procedura per gli interventi.
Proprio il legame fra gli interventi dei fondi salva-Stati e quelli della Bce potrebbe però aprire un altro fronte giuridico. La Corte costituzionale tedesca si è pronunciata ieri sulla richiesta di sospensiva da parte di 6 gruppi diversi di oppositori, ma la decisione nel merito arriverà solo a fine anno.
E anche se non dovrebbe rimettere in discussione l’Esm, la Corte ha detto di voler chiarire gli aspetti legali del legame con l’azione della Bce, pur non potendo intervenire direttamente su quest’ultima, che è soggetta alla giurisdizione europea. La decisione della Bce ha sollevato vivaci polemiche in Germania, attizzate dalla pubblica opposizione del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Una volta apposta la firma del presidente tedesco Joachim Gauck («appena possibile», ha detto lui stesso ieri), i Paesi dell’eurozona avranno 15 giorni di tempo per versare il capitale dell’Esm, di 80 miliardi di euro.
L’unica altra condizione posta dalla Corte costituzionale è che la confidenzialità nelle operazioni dell’Esm non limiti le informazioni fornite al Parlamento tedesco. Inoltre, i giudici di Karlsruhe hanno detto no alla possibilità che all’Esm venga concessa una licenza bancaria per finanziarsi presso la Bce e aumentare quindi le risorse a disposizione. Una posizione che peraltro conferma quella sostenuta dal Governo tedesco nei negoziati europei.
Complessivamente, il giudizio è apparso in linea, o addirittura più morbido delle aspettative. Anche il limite dei 190 miliardi di euro non ha sorpreso e comunque può essere superato con un voto del Bundestag. Sarebbe sorprendente, sostiene Graham Bishop, economista esperto di questione europee, in una nota, se il ministro delle Finanze tedesco negoziasse una cosa senza essere sicuro dell’approvazione parlamentare.