Stefano M. Torelli, Sette 14/9/2012, 14 settembre 2012
DAI BAR DI BEIRUT SPARIRANNO I NARGHILÈ
Il 3 settembre in Libano passerà alla storia come il giorno in cui è stata eliminata anche una delle più radicate usanze. La legge 174 sul divieto del fumo nei luoghi pubblici, approvata dal Parlamento un anno fa, è infatti entrata finalmente in vigore. E non stiamo parlando di un Paese qualsiasi. Se una volta, infatti, si diceva “fumare come un turco”, oggi il Paese dell’area con il più alto tasso di fumatori è proprio il Libano. Di più: con le loro 6,2 sigarette pro capite fumate al giorno, i libanesi sono – insieme a Bosnia-Erzegovina e Bulgaria – il sesto popolo fumatore del mondo, dietro Serbia, Russia, Grecia, Bielorussia e Slovenia. Tanto basta a spiegare il perché del clamore suscitato dalla nuova legge anti-fumo, che prevede multe sia per chi infrange il divieto (pari a circa 70 euro), sia per i proprietari di bar e ristoranti che chiudono un occhio di fronte a eventuali trasgressori (con multe che, in questo caso, arrivano fino a 2.000 euro). Il governo ha dichiarato che una legge simile è indispensabile per la salvaguardia della salute dei libanesi, dal momento che, secondo quanto reso noto dal ministero della Sanità, più di 3.500 persone l’anno muoiono per malattie collegate al fumo. La salute contro l’economia, dunque, perché allo stesso tempo i ristoratori hanno inscenato sit-in di protesta contro un provvedimento disastroso per le loro casse. Dove fumeranno infatti i libanesi adesso? Facile per chi fuma sigarette, che potrà uscire per strada, più complicato per chi usa il narghilè.