Antonio Talia, Panorama 13/9/2012, 13 settembre 2012
CONTRO IL TRAFFICO, LA CINA METTE LE TARGHE ALL’ASTA
Contrordine, compagni automobilisti: l’amministrazione di Xi’an, la città del celebre esercito di terracotta, ha ritirato la proposta di legge per limitare il numero delle auto in circolazione. Voleva fissare le immatricolazioni previste entro il 2015 a quota 1 milione (la città, nella Cina centrale, ha 8 milioni di abitanti), ma le proteste dei cittadini l’hanno costretta a desistere. Resta il problema: pure nelle città minori come Xi’an la situazione del traffico è ormai ingestibile. E molti governi locali si preparano a seguire l’esempio delle megalopoli. A Pechino, dove code immense sono all’ordine del giorno, dal gennaio 2011 ottenere una targa è come vincere alla lotteria (letteralmente: le licenze vengono sorteggiate). Il tetto alle immatricolazioni nella capitale, 20 mila auto al mese, riduce le possibilità di aggiudicarsi una targa a una su 50; e per avere il permesso di circolazione si può attendere anche un anno e mezzo. A Shanghai, metropoli più capitalista, usano un metodo diverso: l’asta. Una targa può costare oltre 60 mila yuan (quasi 7.500 euro), tanto che i cinesi l’hanno ribattezzata «il pezzo di latta più costoso del mondo». A Canton, dove circolano ormai quasi 2 milioni e mezzo di vetture (con una crescita dal 2007 del 20 per cento l’anno), il governo vuole fissare a quota 10 mila il numero di immatricolazioni mensili. Anche a proposito di motorizzazione la Cina deve destreggiarsi tra crescita a tappe forzate e tutela della qualità della vita. Intanto, le case automobilistiche temono una botta d’arresto nel mercato più promettente al mondo. Ma le proteste non riguardano solo le limitazioni. Spesso si vedono auto di lusso senza targa circolare impunemente. E i poliziotti, non osando fermare i ricchi e potenti alla guida, fingono di guardare dall’altra parte.