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 2012  settembre 14 Venerdì calendario

I CORI APPASSIONATI DI «EUROPA CANTAT»

Non pensavo che i cori potessero appassionarmi. I cori? Già, proprio i cori, le persone che cantano insieme, un’antichissima espressione artistica e culturale. Su segnalazione di un amico, esperto musicologo, sono stato sveglio per seguire «Europa Cantat», un festival dedicato ai cori di tutta Europa, senza competizione, che ogni tre anni si svolge in un diverso paese: «La musica di Raitre» a cura di Francesca Nesler (Rai3, giovedì, ore 1.40).
Questa esperienza di coralità internazionale è approdata per la prima volta in Italia, a Torino, dal 27 luglio al 5 agosto, proponendo il più vasto repertorio corale. Per una settimana, la manifestazione ha riempito la città di 5.000 coristi di tutti i tipi e livelli: al vertice atelier e spettacoli di ambito professionistico, alla base opportunità per neofiti e brevi stage di avviamento.
C’era il Coro Estone, uno dei più importanti in Europa, ma anche piccoli cori, che hanno cantato in ogni angolo di Torino. C’erano cori di montagna e cori di chiesa, cori di musica classica e cori di musica contemporanea.
«Europa Cantat» di Mia Santanera (che ogni anno ci regala la regia del Concerto di Ferragosto, quello che si svolge in alta montagna, quasi in condizioni estreme) ha saputo restituire prima di tutto la gioia del cantare insieme, mostrando non solo i cori ma anche la partecipazione del pubblico. Ci sono di momenti, riassunti con grande maestria, in cui cadono le barriere fra chi canta e chi ascolta in nome di un unico grande coro: gli Open Singing. Vedere la sabauda Torino che canta fa uno strano e piacevole effetto. Come ammoniva un cartello con una frase di Nietzsche: «La vita senza musica non è vita», e pazienza se lui si è messo a baciare cavalli proprio a Torino.
Il merito maggiore di «Europa Cantat» è stato quello di aver restituito in forma di racconto un mosaico di esperienze, di aver composto un puzzle musicale all’insegna della curiosità.
Aldo Grasso