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 2012  settembre 14 Venerdì calendario

IL BARBIERE DEI FINANZIERI È UN EVASORE TOTALE


Aveva appena festeggiato le “nozze d’argento” con le Fiamme Gialle, ma è stato pizzicato. Da 25 anni un barbiere a Bari esercitava la sua attività all’interno della caserma «Macchi», sede del comando regionale della Guardia di Finanza. Ma, come ha riportato La Gazzetta del Mezzogiorno, per ben cinque anni è stato un «evasore totale», lavorando senza partita Iva e senza rilasciare ricevute fiscali. L’acconciatore di chiome maschili ha provato insomma a “farla in barba” ai suoi clienti, che presto sarebbero diventati i suoi controllori. Nell’ambito di verifiche effettuate durante il periodo estivo, infatti, i finanzieri hanno scoperto che il loro barbiere di fiducia, dal 2006 al 2011, aveva esercitato la sua attività privo di partita Iva, dotazione obbligatoria nel suo caso, visto che già un Decreto del Presidente della Repubblica del 1996 lo esentava dal dovere di certificare le sue prestazioni con una ricevuta fiscale. Il barbiere era entrato nella caserma delle Fiamme Gialle nel 1987 e da allora si era guadagnato stima e amicizia da parte dei militari, che volentieri si sottoponevano alle sue cure tricologiche. La familiarità con l’ambiente e forse un andamento cattivo degli affari, dovuto alla diminuzione dei clienti, avevano indotto tuttavia l’artigiano a chiudere la partita Iva, anziché chiudere bottega. Così, fino al 2011, il figaro di Bari aveva continuato a tagliare barbe e capelli, ad armeggiare rasoi e versare lozioni impunemente, sicuro che compiere un illecito nella tana di chi dovrebbe sanzionarlo fosse la strategia ideale per occultarlo. Come diceva Edar Allan Poe, «il modo migliore per nascondere qualcosa è renderla evidente». Così amici e clienti finanzieri non avevano smesso di frequentare la bottega, fidandosi non solo del luogo in cui si trovava, ma anche della persona che la gestiva, insospettabile considerato il rapporto ventennale di lavoro. Sembrava un piano perfetto e invece qualcosa non è andato per il verso giusto. Lo scorso anno le Fiamme Gialle hanno bandito una gara per affidare il servizio di barbiere. L’uomo ha deciso di partecipare e, per farlo, ha aperto una nuova partita Iva. È stata la mossa che lo ha condannato. A quel punto, infatti, la sua è risultata un’attività neonata, pur avendo il barbiere lavorato nella caserma per 25 anni. Il nucleo di polizia tributaria ha così avviato accertamenti su di lui e il sospetto, più che fondato, è stato di trovarsi di fronte a un «evasore totale». I finanzieri, nonostante la vecchia conoscenza, non hanno fatto sconti e hanno inserito il coiffeur nella lista dei trasgressori per mancata emissione del documento: 300 su 1.400 controlli eseguiti durante l’estate (con una percentuale di violazione, dunque, pari al 22%). Durante la stessa attività di monitoraggio, i finanzieri avevano conseguito importanti risultati nella lotta al lavoro sommerso: ben 500 trasgressioni registrate tra lavoratori in nero e lavoratori irregolari. Nel corso di quelle operazioni di accertamento, la vicenda del barbiere era stata scoperta in modo accidentale: quello alla sua bottega sembrava un controllo di routine e invece è diventato un caso. Al momento il barbiere 56enne non ha ancora deposto pettine e forbici e non è stato sostituito da nessuno (d’altronde, per raggiungere la pensione, gli servirebbero almeno altri dieci anni di attività). Ma è verosimile che presto sarà costretto a lasciare il suo posto, con il rimpianto di aver perso, a un tempo, il mestiere, i clienti e la stima di lavoratore impeccabile. La sua storia ricorda tanto un film della commedia italiana anni ’80. L’ambiente, la beffa ai militari e l’inganno perpetrato grazie a un camice bianco sono paragonabili a quelli della pellicola La dottoressa va in caserma. Un nuovo Lino Banfi oggi interpreterebbe Il barbiere va in caserma.