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 2012  settembre 11 Martedì calendario

LA MERKEL HA SACRIFICATO LA BUBA PER IL TERZO MANDATO


Ancora una volta le svolte politiche tedesche sono segnate dalla moneta. Come accadde ai tempi della cancelleria di Helmuth Kohl per l’unificazione tedesca, quando venne sacrificato il marco forte per farsi carico della Germania Est, stavolta Berlino ha scelto l’euro e sacrificato la Bundesbank. Del resto, nell’agosto del 2011 era stato proprio Kohl a indicare la strada alla Merkel. «La Germania non può neppure pensare a un futuro da grande Svizzera», come per dire: se avessimo potuto permetterci scelte facili, mi sarei tenuto la tranquillità economica e sociale della Germania Ovest, invece di imbarcarmi nell’avventura dell’unificazione a Est. Ecco spiegato perché giovedì 6 il numero uno della Bundesbank è rimasto solo nel board della Bce a votare contro il programma di acquisto di titoli di Stato con scadenza tra uno e tre anni. A Berlino Angela Merkel e il suo ministro delle finanze avevano già deciso che la germanizzazione dell’eurozona passava per l’affrancamento della Bce dalla tutela della Buba, perché, soltanto così, il nuovo equilibrio poteva essere conseguito: l’euro messo in sicurezza dagli assalti della speculazione e, contestualmente, i Paesi con squilibri strutturali costretti a definire un memorandum di riforme. In questo modo l’ipoteca tedesca sul modello di riferimento del capitalismo europeo è diventata realtà. Le nuove parole d’ordine che piacciono a Berlino sono già entrate nella normalità riformista dei Paesi da aiutare, come l’enfasi sulla crescita della produttività, sull’equilibrio strutturale della finanza pubblica, sulla vocazione a esportare e sull’esigenza di avere una domanda interna mai surriscaldata dalla leva finanziaria di consumatori e imprese. Tutte tematiche destinate a diventare normalità nell’eurozona del prossimo futuro. La svolta lancia anche la Merkel nella prossima campagna elettorale con almeno tre plus da sfruttare per vincere il terzo mandato consecutivo. Innanzitutto, la politica espansiva decisa dalla Bce manifesterà per primi i propri effetti proprio nell’economia tedesca, così da permettere alla cancelliera di presentarsi agli elettori con la disoccupazione al minimo storico post-unificazione e il pil in ripresa. Poi la Merkel potrà sbandierare d’aver ottenuto le riforme per rimettere su una traiettoria di crescita il pil dei Paesi mediterranei. Infine la cancelliera avrà buon gioco a dimostrare come a livello globale l’euro e la sua dimensione politico-economica siano sempre più immedesimati dal volto di Berlino, come testimoniano gli inviti plurimi alla stessa Merkel nel corso dell’ultimo anno da parte della dirigenza cinese e la sponda diretta cercata dalla Casa Bianca per scongiurare l’implosione della moneta unica.