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 2012  settembre 14 Venerdì calendario

La donna che evitò la guerra– Un ammiraglio voleva provocare un grave incidente con Teheran. Lei lo smascherò

La donna che evitò la guerra– Un ammiraglio voleva provocare un grave incidente con Teheran. Lei lo smascherò. E da allora non ha pace Il meeting, riservatissimo, era stato convocato nella primavera del 2007, a metà maggio. Il viceammiraglio Kevin J. Cosgriff, neo-comandante della Quinta Flotta americana di base a Manama, Bahrain, aveva esposto il suo piano: far transitare tre portaerei nello stretto di Hormuz, proprio di fronte alle coste dell’Iran, in quelle acque dove passa un quinto del greggio di tutto il mondo. Senza nessun preavviso, nemmeno agli alleati degli Usa nel Golfo Persico, Arabia Saudita in testa. Le consegne dell’alto ufficiale, tassative: silenzio assoluto. Nessuno doveva essere informato, sarebbe stato tenuto all’oscuro perfino il Dipartimento di Stato. Che però sarà subito messo al corrente di quel pericoloso progetto, provocazione dagli sviluppi imprevedibili: scontri armati a suon di missili, nella peggiore delle ipotesi una guerra tra Iran e Stati Uniti. Ora si sa chi è responsabile di quel "leaking", una fuga di notizie mai tanto opportuna. è una donna, cinque anni fa "political advisor", consigliere politico, di Cosgriff che, furioso, non gliela perdonerà mai. Il suo nome è Gwenyth Todd, alle spalle una famiglia di diplomatici e banchieri, una laurea a Berkeley, cinque lingue (oltre all’inglese, francese, spagnolo, turco e arabo), già esperta di Medio Oriente per l’ex segretario alla Difesa Dick Cheney, durante la presidenza di Bush senior, e per il National Security Council nell’amministrazione Clinton. Pagherà caro il suo gesto questa donna sexy, alta e slanciata, un passato da modella, oggi 47 anni. Verrà prima messa sotto inchiesta dall’Fbi, causa una tempestosa relazione sentimentale. E perderà poi il suo posto, costretta a rinunciare a un incarico per lei prospettato nel 2008 a Napoli, presso la "Us Navy". Il tutto condito con retroscena da spy story alla Le Carré, descritta da Jeff Stein sul magazine del "Washington Post", un racconto di cinque pagine dal titolo "Why was a Navy adviser stripped of her career?" ("Perché è stata bloccata la carriera di un consigliere della Marina?"). è una spy story che ricorda la serie tv "Alias" o, se stiamo alla realtà, rievoca le traversie di Valerie Plame, l’agente della Cia "undercover", sotto copertura la cui brutta vicenda risale al 2003. Da poco, esattamente dal 19 marzo, l’allora presidente George W. Bush ha invaso l’Iraq, sostiene che Saddam Hussein possiede armi di distruzione di massa: chimiche, biologiche. Di più: può produrre ordigni nucleari. La prova? Un documento della Cia che, però, omette di riferire al suo presidente l’esito di un’indagine affidata per suo conto a un ex ambasciatore. Chi? Joseph Wilson, inviato da Langley nel 2002 in Africa per verificare se quantitativi di uranio, necessario per fabbricare la bomba, erano stati venduti dal Niger all’Iraq. Non è altro che una patacca, preparata dai servizi italiani di Silvio Berlusconi per i colleghi inglesi e da questi girata all’"agenzia" di George Tenet. Ebbene, il 6 luglio 2003 Wilson la rende pubblica in un articolo sul "New York Times". Otto giorni dopo un giornalista molto influente rivela che Valerie Plame, bionda esplosiva, quasi una copia di Sharon Stone, ma soprattutto moglie di Wilson, è un’agente Cia, appunto "undercover". Lei è bruciata. La vendetta di Bush, un fatto compiuto. Gwenyth come Valerie? Sexy lo sono tutt’e due, certo. Ma c’è una grande differenza. La prima, licenziata, è senza futuro, si è appartata in Australia con un giovane capitano. La seconda ha ripercorso tutte le sue peripezie di spia nel libro "Fair game", che le ha fruttato 2,5 milioni di dollari, oltre al gruzzolo ricavato dai diritti del film omonimo con Sean Penn e Naomi Watts. Gwenyth Todd ha vissuto una vita tra l’America e i tanti paesi dove l’ha condotta la carriera del padre, Malta, Turchia, Regno Unito e Spagna. Frequenta i circoli della politica e della diplomazia a Washington, lei che vanta un nonno materno assistente segretario di Stato all’epoca di John Kennedy. Nel 1989, appena 25enne, incappa in una brutta avventura. è in Siria a studiare arabo. Ha una storia romantica con un ufficiale dell’esercito americano, Maurice "Lin" Todd, distaccato presso la missione delle Nazioni Unite a Damasco. La polizia segreta di Hafez al-Hassad, padre dell’attuale presidente Bashar al-Hassad, sospetta invece che si dedichi allo spionaggio. Gwenyth rischia l’arresto. Se ne convince anche il suo boyfriend, che le chiede di sposarlo. Solo così, grazie all’immunità diplomatica, nessuno la potrà più toccare. E lei ritorna a Washington. Sarà l’inizio della sua scalata nei luoghi del potere. Nel 1991 è "desk officer" con la responsabilità delle analisi su Iraq, Kuwait e Oman, presso Dick Cheney. Un anno dopo, con la vittoria dei democratici, eccola "desk officer" per Colombia, Ecuador e Peru, vicino a Bill Clinton. Nel ’94 si sposta al Pentagono, dove esamina i dossier su Turchia, Spagna e Cipro. Tre anni dopo, è alla Casa Bianca. Nel frattempo la sua vita affettiva cambia, ormai è divorziata. Eppure nel ’95 s’innamora ancora. è colpita da Robert Cabelly, quasi il doppio della sua età, conosciuto al ristorante Pesce, un bistrò alla moda nel quartiere di Dupont Circle. Mister Cabelly, dopo essersi occupato di questioni africane in tre amministrazioni, ora cura, da lobbista, gli affari di alcuni Stati del Continente nero. Nel 2000 Gwenyth si accorge di essere incinta. Ma lui non è libero e, quel che è peggio, non vuole separarsi dalla moglie. Gwenyth è in crisi, lascia la Casa Bianca, accetta lavori di consulenza offerti da grosse multinazionali. Nel 2005 affronta la svolta che la stroncherà. Riceve una proposta intrigante dall’ammiraglio David Nichols, comandante della Quinta Flotta nel Bahrain: «Venga a Manama, come mio consigliere politico». Proposta subito accettata. Tutto procede per il meglio, fino a quando Nichols termina la sua missione. Nei primi mesi del 2007 entra in scena Kevin J. Cosgriff. è un falco, si muove con grande abilità nei corridoi di Washington. Ha svolto ruoli delicati al Pentagono, alla "Defense Intelligence Agency", l’agenzia della Difesa. è stato anche direttore della "situation room" alla Casa Bianca con Bill Clinton. Inoltre, ha un grande protettore: l’ammiraglio William J. "Fox" Fallon, in quel periodo capo dell’"US Central Command" (Centcomm), a Tampa, Florida, ovvero l’apparato strategico che guida le operazioni belliche in Afghanistan e Iraq. Il viceammiraglio Cosgriff sa dunque di poter contare su un grande appoggio. è animoso e, riferisce il "Washington Post", «vuole mostrare agli iraniani chi è il boss nel Golfo Persico». Per questo, in quel giorno di maggio, riunisce il suo staff annunciando la "sfilata" delle portaerei a stelle e strisce a Hormuz. Ma Gwenyth lo "tradisce". E avvertirà "Foggy Bottom", sede del Dipartimento di Stato. Cosgriff riceve un ordine: soprassedere, aspettare l’esito di un incontro di diplomatici Iran-Usa. Gli viene anche imposto di avvisare gli arabi e gli altri alleati del Golfo. La manovra ci sarà ugualmente, il 23 maggio, con il passaggio di quell’"armada" nello stretto: due portaerei, un elicottero e cinque navi da guerra. Ma senza incidenti. Cosgriff è fuori di sé. Per la sexy Gwenyth ormai la fine è vicina. Prima però accade un imbarazzante episodio. Riceve la visita di una coppia di agenti Fbi. Vogliono sapere tutto sul suo legame con Cabelly, a libro paga del Sudan, uno Stato sponsor del terrorismo. Come giustifica quei 30 mila dollari che le ha dato? Usati per un’operazione chirurgica d’emergenza in un ospedale di Manama, risponde la "Navy adviser". Somma, comunque, poi restituita. Risultato: i due le sequestrano i computer e le mettono in mano un mandato di comparizione davanti al Grand Jury di Washington. Consigliata da un avvocato, la donna non ci andrà (sarà in seguito scagionata). I mesi passano. Gwenyth s’innamora di nuovo. Questa volta di un giovane capitano australiano, liaison officer della Quinta Flotta Usa. E l’ammiraglio Cosgriff? Il 13 dicembre 2007 la chiama nel suo ufficio: deve indagare su un possibile attacco di sciiti filo-iraniani a personale Usa in Bahrain, paese a guida sunnita. Lei è convinta, si legge nel "Washington Post", che si trattasse di un rapporto «fabbricato» dalla Cia. In ogni caso avrebbe dovuto verificare la notizia con una fonte sciita a 7 miglia da Manama. Strano. Il vero uomo dell’intelligence nella Quinta Flotta ne era del tutto ignaro. E poi, un appuntamento a notte fonda, lontano dalla capitale: c’è puzza di bruciato. Gwenyth fa di testa sua. Invita a cena un’altra fonte, un uomo d’affari, un dissidente sciita bollato dalla Cia come terrorista. Quella sera, rientrando alla base, il suo badge non funziona. Il giorno dopo le sarà negato l’accesso al computer. Il 24 dicembre il suo contratto annullato, senza spiegazioni. Dal 2008 Gwenyth Todd vive in Australia, a Perth, con il suo capitano e la figlia avuta da Cabelly. Poi, stanca dei suoi incubi, ha spifferato tutto al "Washington Post". è una spy story da record. è stata letta on line da mezzo milione di persone: e oltre tremila l’hanno commentata nei modi più svariati.