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 2012  settembre 14 Venerdì calendario

Da Falcone a Brooke, qui nascono le sue emozioni inviata a Verona Falcone e Borsellino, Gorbaciov, Reagan, Obama e Michelle

Da Falcone a Brooke, qui nascono le sue emozioni inviata a Verona Falcone e Borsellino, Gorbaciov, Reagan, Obama e Michelle. Ma anche Jacko, Steve Jobs, Madonna, Pretty woman, Beautiful (sì, sì proprio Brooke e il fu Ridge). Il video è davvero un trailer da Coming soon, sullo sfondo colori “americani” (simboli del Pd non pervenuti), una colonna sonora disco (Titanium del dj David Guetta), molto young e pure un po’ yuppie: la Commedia di Matteo Renzi può cominciare. La citazione è d’obbligo perché il sindaco durante il discorso si è paragonato a Dante, ma la modestia non è il suo forte e lui l’ha già spiegato chiaramente. “Meglio arroganti che vili”, meglio sognare e mettersi in gioco che “aspettare il proprio turno in un cantuccio”: ibrido fiorentinamente modificato tra I have a dream e Stay hungry, stay foolish. Se non si chiamasse “Adesso!” la corsa per le primarie del Pd ancora in forse, dovrebbe intitolarsi “Io non ho paura”: questo è il messaggio che circa ogni tre minuti arriva dal giovane politico più famoso d’Italia, oltre al tema generazionale ribadito da e con ogni parola. L’aspirante premier si presenta sul palco quasi puntuale, con l’immancabile camicia bianca, colletto oversize e cravattona blu. Abbronzato, truccato no (giurano dal suo staff) look casual, certo non casuale anche se pare non abbia un consulente per l’immagine. Una discesina in campo a metà tra lo stile Berlusconi (i voti del Pdl li sta andando a stanare) e quel Veltroni che gli assomiglia assai più di quanto lui vorrebbe. Il tentativo è stato scrollarsi di dosso l’immagine antipatica del secchione un po’ goffo e cicciottello, quello che alza la mano per correggere anche la prof. Ha bravi consulenti, Matteo Renzi: questa prima uscita fa rumore, ma non è esagerata, è americana ma non pacchiana, più pop che rock. Fighetta, laica ma evangelica. Il tour è appena cominciato, seguiranno un centinaio di tappe nell’Italia minore (Belluno, Taggia, Longarone). Quanto costerà? Bersani ha già messo le mani avanti, forse nel timore che i competitors siano troppo facoltosi. L’avvocato Alberto Bianchi, tesoriere del Comitato elettorale Matteo Renzi, si fa una risata e spiega: “Cercheremo i nostri soldi con fatica, faremo un fundraising in base a un regolamento che verrà approvato lunedì dalla Fondazione Big bang e dal comitato elettorale. I principi sono: trasparenza in entrata e uscita, no contributi anonimi, no contributi superiori a 50mi-la euro da persone fisiche e 100 da persone giuridiche. Nel momento in cui sarà stabilito un regolamento, un tetto massimo di spesa per la campagna elettorale, ci adegueremo. Quando mi hanno invitato a fare il tesoriere l’ho detto subito: non voglio storie. Perciò abbiamo stabilito che nel caso in cui un donatore incappi in guai giudiziari, restituiremo quanto versato. Tutte le nostre spese, anche le gomme da cancellare, sono tracciabili perché abbiamo abolito il contante. Si fa tutto con carte prepagate”. Renzi, però, rispondendo a un’agenzia, ha quantificato in circa 250 mila euro il budget. In una platea che generazionalmente è già una rivoluzione perché i più vecchi sono i quarantenni, ci sono i supporter che chiamano l’aspirante leader “Matte” o “Matti” e tutti i collaboratori della squadra. Giuliano Da Empoli – scrittore, ex assessore alla cultura di Firenze, figlio di Antonio Da Empoli, ex consigliere economico di Craxi – da tre anni lavora alla candidatura di Renzi, oggi è a capo del think tank elettorale. Sorride soddisfatto, anche perché molto di questo è opera sua: “Quello che si doveva fare stamattina era presentare la candidatura in modo credibile, dando anche contenuti”. Lui ha tessuto i contatti di una rete internazionale che già solo come sindaco di Firenze, Renzi ha intercettato. E poi Tony Blair, Brown, gli americani che l’hanno invitato alla convention di Charlotte come John Podesta, capo di gabinetto della Casa Bianca con Bill Clinton. C’è Luigi De Siervo, figlio dell’ex presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo, ex consulente a Firenze dello studio dell’avvocato David Mills, direttore commerciale della Rai – un giorno di ferie per seguire l’amico. Giorgio Gori, da Mediaset a Matteo, si presenta in scarpe da ginnastica e jeans: spin doctor assai radical chic, responsabile della comunicazione. E poi i sindaci, non quelli di De Magistris, quelli un po’ lateral: piccoli ma giovani. Federico Vantini, di San Giovanni Lupatoto, artefice di un miracolo veronese alle scorse amministrative quando a 34 anni (“Matteo ne ha 37, quasi quasi lo rottamo”) ha vinto le elezioni nella roccaforte del Carroccio: a lui il compito di introdurre il discorso di Renzi. Poi Graziano Delrio, primo cittadino di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, omaggiato da Renzi per il sistema degli asili più efficiente del paese. Ultimo, ma non per importanza, Roberto Reggi. Ex sindaco di Piacenza, responsabile della macchina organizzativa di Renzi (allergico al telefono), si occupa dei rapporti con il partito.