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 2012  settembre 13 Giovedì calendario

SIMMENTHAL TORNA ITALIANA. KRAFT VENDE A MANZOTIN

Il marchio Simmenthal torna a casa. Dopo oltre trent’anni sotto l’insegna Kraft lo storico brand reso celebre dai Caroselli con Walter Chiari e Sylva Koscina, viene ceduto a Bolton, multinazionale alimentare che di recente ha spostato la sede del gruppo da Lussemburgo in Italia. Di più, il marchio più noto della carne in scatola torna alle origini, a Milano, dove fu inventato nel 1881 da Pietro Sada che nella sua bottega di gastronomia studiò nuovi processi di conservazione per mettere in scatola quel lesso di carne tanto apprezzato dai suoi clienti. Perché se lo stabilimento è ad Aprilia (Latina, dove fu trasferito da Monza negli anni 50), con Bolton la testa del gruppo torna nel capoluogo lombardo.
Il big del largo consumo (che colleziona decine di pezzi pregiati tra cui Manzotin), è controllato da Spafid, fiduciaria che fa capo a Mediobanca, ma riconducibile alla famiglia Nissim. Famiglia riservatissima. Niente interviste. Niente foto. Nessuna informazione dettagliata sulle sue aziende. E sulle sue tante acquisizioni, iniziate 50 anni fa dal fondatore, l’ottantenne Joseph Nissim, greco di nascita, italiano di adozione, un mago del marketing che ha tirato le fila di un colosso da 1,5 miliardi di ricavi, stile Unilever, con attività in cinque business (e con marchi che vanno dal tonno Rio Mare, all’Omino Bianco, da Collistar agli adesivi Uht). Nessun membro della famiglia Nissim ricopre cariche nel gruppo, non partecipano nemmeno alle assemblee dei soci ma sono noti per sostenere alcune iniziative della comunità ebraica milanese (e italiana), di cui sono esponenti di punta.
Sui termini dell’operazione Bolton Group mantiene il massimo riserbo, anche se il deal è confermato da entrambe le parti («diventerà operativo entro l’ultimo trimestre del 2012 subordinatamente all’approvazione» dell’Antitrust). Bocche cucite anche sul fronte Kraft. La multinazionale di Northfield (Illinois), in fase di riorganizzazione (a due anni dall’acquisizione di Cadbury), considera Simmenthal, fatturato solo italiano, un business non più strategico. Tanto da arruolare a Londra l’advisor Hsbc per gestire la cessione di marchio, rete vendita e stabilimento laziale. Sul tavolo inglese sono passati diversi candidati: Cremonini (con il marchio Montana), Gallina Blanca-Star, Bell Suisse. Si è persino fatto il nome del conte Niccolò Branca in cordata con il fondo Idea capital (gruppo De Agostini). Simmenthal dunque non viene ceduta perché in perdita. Nonostante il momento difficile la scatoletta rossa, circa 100 milioni di ricavi, 60% del mercato italiano davanti a Manzotin e Montana, è in buona salute. I 150 dipendenti di Aprilia (di cui 32 part time a cui si aggiungono una trentina di stagionali) sono ancora con il fiato sospeso. «Sappiamo della transazione, operativa da ottobre — dice Giovanni Gioia, segretario generale Flai-Cgil di Latina — ma aspettiamo un confronto ufficiale per conoscere il piano industriale e capire i progetti di Bolton, soprattutto riguardo all’occupazione».
Si apre un nuovo capitolo nella storia Simmenthal, la scatoletta che attraverso la comunicazione ha seguito da vicino l’evoluzione dello sport e dei costumi. Con le sponsorizzazioni dei Giri di Francia e d’Italia, per esempio, e della gloriosa squadra di basket, le «scarpette rosse» che hanno visto correre a canestro anche un candidato alla Casa Bianca, il democratico «guardia/ala mancina», Bill Bradley.
Antonia Jacchia