Andrea Galli, Corriere della Sera 13/09/2012, 13 settembre 2012
VIAGGIO NEI QUARTIERI TRA SPACCIO E RISSE. DAI CITTADINI 200 SEGNALAZIONI AL MESE —
Le quattro donne si erano fatte piccole piccole non per il tempo, la sera leggera del 14 luglio, né per il luogo, la fiumana di gente sui Navigli. Antonia, Gabriella, Laura e Marina erano infiltrate. Infiltrate nella movida per guardare e documentare la città fuorilegge. Cittadine semplici arruolate in uno dei cinquanta gruppi del Coordinamento, su base volontaria e gratuita, dei comitati di quartiere. Guardano e fanno rapporto, le/i milanesi.
Forse sul tema della sicurezza esagerava la giunta Moratti, forse minimizza quella di Pisapia. Per intanto questo rimane: negli ultimi anni, dalla sindachessa al sindaco, tante cose non sono cambiate. Ogni mese i comitati producono centocinquanta segnalazioni in Comune e una cinquantina di denunce a carabinieri e poliziotti. Spesso identiche le zone. Bivacchi e risse, scippi, droga. Non sarà, come insistono gli investigatori, la città di pistoleri e di bande. Certo ha avuto, almeno a dar retta ai dati ufficiali, una crescita del 20% dei reati predatori: agguati di strada anche per fame. Milano è dei predoni low cost, di Rijkaard e del Cinese, delle code eccitate al distributore di benzina. Di notte, quand’è chiuso. È di notte che bisogna muoversi. Antonia e le altre donne camminarono a lungo fino a tardi. Scoprirono bar che sparavano musica oltre i limiti (erano armate di rilevatori di decibel) e scoprirono uno spazio di distributori automatici di bevande che anziché gli assetati accoglieva tossici e spacciatori. Concludeva il rapporto: «È nostro obiettivo fornire dati e notizie che potrebbero essere di aiuto alle amministrazioni». Non saranno resoconti di guerra. Qualcuno ci riderà sopra, oh povere, che mai sarà di sconvolgente il disordine urbano? Eppure sugli stessi Navigli per la cocaina volano minacce e coltelli, le minacce chiamano rinforzi e i coltelli vendette. Roba d’un attimo, roba eterna.
Quanti anni ci hanno messo per incastrare Rijkaard e il Cinese, gergo di battaglia di due marocchini uguale uno all’ex calciatore e l’altro con gli occhi a mandorla... Davvero anni. Re di via Marco d’Agrate, i due. Periferia. Un meccanismo collaudato di vendita. Le palline di droga scivolavano fra le mani nemmeno fossero in scena prestigiatori. I cittadini ci diventavano matti. I poliziotti li hanno catturati. Fermi immobili a una fermata del bus. Ore e ore e ore. Un paio di occhi stanchi d’un commissario hanno colto l’attimo dello scambio. La velocità è tutto. Ma per i recordman dobbiamo andare più su sulla mappa. In centro. Via Torino. Ai magazzini di Zara, abbigliamento a prezzi bassi. La gente entra coi contanti. I borseggiatori scelgono il sabato e la domenica, puntano e arraffano borsette. Addio a contanti, carte, patente. «Vede», dice la mite e battagliera anima del Coordinamento Emilia Dragonetti, «non abbiamo l’abitudine di lamentarci a vanvera. Cerchiamo di richiamare l’attenzione su fenomeni che ci mettono paura e che a volte possono rovinarci la quotidianità».
Scorriamo l’elenco delle denunce dei comitati. Poveracci dormono nelle cantine più strette d’una cuccia al Lorenteggio, saltano da un balcone all’altro come gatti i ragazzini ladri di Quarto Oggiaro, vanno e vengono i rom intorno a piazzale Lugano, agguati alle borsette capitano anche in corso Vittorio Emanuele e in via Benedetto Marcello, sostano le prostitute in piazzale Bacone e alla Montagnetta di San Siro e in viale Sarca e in viale Isonzo, distributori di benzina e marciapiedi sott’assedio; alcune ragazze, raccontano, hanno lasciato Spagna e Grecia, povere terre, meno male che a Milano si resiste, e del resto l’accoglienza è speciale. Siti internet aggiornati con foga maniacale elencano prezzi, corpi, le coordinate sul satellitare per trovarle. È pieno di forestieri che arrivano a caccia nella città oramai più lercia che noir. «Attorno alla prostituzione in spaventoso aumento», dice uno sbirro di pattuglia dal 2003, «si arricchiscono i papponi, i trafficanti di armi. La feccia. La feccia, non i boss. Non sono famosi, non finiranno sui giornali. Lo sappiamo noi, lo sanno i capi, lo sa chi governa. Un giorno andrà spiegato al resto della gente con volantini casa per casa».
Andrea Galli