Lucia Capuzzi, Avvenire 12/9/2012, 12 settembre 2012
METANFETAMINE, LE FABBRICHE EMIGRANO
Non è solo una delle più battute vie della coca verso l’Europa. L’Africa è anche un prezioso fornitore per i narcos messicani di componenti per la fabbricazione di metanfetamine. E, negli ultimissimi tempi, uno dei principali centri di produzione delocalizzata di questi ultimi. Già nel 2007, la Drug Enforcement Administration (Dea) aveva avvertito il Senato statunitense che nove organizzazioni di trafficanti messicani avevano messo radici in Mozambico, Repubblica democratica del Congo, Ghana e Nigeria e avviato un lucroso import di agenti chimici per metanfetamine.
Approfittando delle ambiguità – se non vere e proprie lacune – nella legislazione locale in merito alle sostanze proibite, i criminali le acquistano indisturbati, per poi rinviarle nei laboratori clandestini di Messico, Guatemala, Honduras e Salvador, dove “rispettabili” scienziati – al soldo dei narcos – producono metanfetamine.
Il più attivo nel settore è il cartello di Sinaloa, guidato dal super latitante Joaquín El Chapo Guzmán, il primo – a metà degli anni 2000 – a far partire su larga scala il “business” delle droghe sintetiche destinate al mercato Usa, dove si vendono a 100 dollari al grammo. L’intensificarsi della caccia ai laboratori segreti da parte delle autorità centroamericane – forti del sostegno di Washington –, ora, ha spinto i narcos a “delocalizzare” la produzione in Africa. Come dimostrano i corposi fascicoli della Dea sull’argomento. Thomas Harrigan, vicedirettore dell’Agenzia, ha rivelato che nel giugno 2011, è stato scoperto nell’area di Lagos, in Nigeria, un megaimpianto per la fabbricazione di droghe chimiche «del tutto simile a quelli di Messico e Centramerica».
Due mesi dopo, a Maputo, in Mozambico, la polizia locale – in collaborazione con quella Sudafricana – ha sgominato una rete di messicani specializzati nella produzione su vasta scala di metanfetamine. Ora, l’interesse dei narcos si è esteso a Senegal e Sierra Leone. Mentre l’ombra della “guerra della droga” rischia di allungarsi sull’intera Africa.