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 2012  settembre 12 Mercoledì calendario

RINOCERONTI, BRADIPI E GIBBONI. LE CENTO SPECIE A RISCHIO ESTINZIONE - S’ è

appena concluso a Jeju, nella Corea del Sud, il congresso mondiale dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), in cui ottomila scienziati hanno stilato una lista con elencate le 100 specie più a rischio del pianeta. Fa una certa impressione questa sfilata di probabili condannati a morte che — come in una lugubre passerella — mette insieme celebrities del mondo animale come il rinoceronte di Sumatra e gli elefanti africani, falcidiati dal bracconaggio mirato al commercio illegale dell’avorio, con specie un po’ meno note come l’ormai rarissimo diavolo della Tasmania, un marsupiale carnivoro ormai ridotto al lumicino o con i maestosi e giganteschi baobab del Madagascar, per citare almeno una specie vegetale. Nell’elenco appaiono poi altre specie che nessuno, salvo alcuni specialisti, aveva mai sentito nominare, come un tritone del Luristan, o il croaker gigante giallo, un pesce scienide la cui vescica natatoria è preziosa per la medicina tradizionale orientale e quindi venduta a prezzi altissimi. E così via. Per la cronaca, la sfilata delle specie meno note include anche il bradipo tridattilo pigmeo dell’isola Escude de Veraguas in Panama, una preziosissima forma insulare, e l’altrettanto raro gibbone di Hainan, e infine anche certi vegetali e funghi che risultano noti col solo nome scientifico latino, quello cioè usato dagli specialisti, perché nessuno ha mai dato loro un nome volgare, quello con cui la gente comune chiama e riconosce le specie.
Ad accompagnare poi questa elencazione, tante raccomandazioni, di cui la più importante rimarca che ogni specie, anche la più apparentemente insignificante, ha un ruolo importante, se non essenziale, nel mantenimento degli equilibri naturali. È proprio per ciò che dobbiamo prendere coscienza della necessità di proteggere tutte le specie, al di là del loro valore economico, proprio in funzione della qualità della nostra vita. Quando una specie si estingue, scompare per sempre e quella combinazione di geni è cancellata irreversibilmente dalla biodiversità del pianeta. Stiamo vivendo in un periodo di crisi ambientale e gli scienziati concordano nel ritenere che sia in atto una sesta estinzione. Nella storia della vita si sono infatti presentati altri cinque periodi caratterizzati da grandi estinzioni. L’ultima è quella dei dinosauri, che ha avuto termine circa 65 milioni d’anni fa. L’emergenza attuale tuttavia è diversa dalle precedenti perché in questo caso la responsabilità della perdita di biodiversità ricade tutta su un’unica specie, la nostra. Il tasso di perdita di specie è estremamente accelerato negli ultimi vent’anni. E anche questo è, definitivamente, un segno allarmante.
Danilo Mainardi