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 2012  settembre 12 Mercoledì calendario

E LA FINANZA ANGLOSASSONE TORNA AI TITOLI MEDITERRANEI —

Il disgelo (economico) muove i suoi primi passi lungo l’Atlantico e la Manica: la finanza anglosassone è tornata a fare acquisti nell’Europa continentale, e più precisamente nei titoli di Stato dei Paesi fino a ieri più snobbati, come Italia e Spagna.
Investitori dai nomi molto «british» o «american», da Standard Life Investments a BlueBay Asset Management, guardano ora con un occhio diverso — e più interessato — ai Btp di Roma e ai Bonos di Madrid. E perfino la testata più famosa dell’economia più grande del mondo — il Wall Street Journal — ha dedicato cinque colonne in prima pagina all’imprevisto shopping dei fondi americani sulle sponde del Mediterraneo. C’è per esempio JPMorgan Asset Management, che — tecnicamente — ha assunto una posizione «più pesante» sui titoli di Stato italiani e spagnoli. In termini più profani: l’investitore americano mostra più fiducia. Più ottimista anche il gestore scozzese di Standard Life, così come BlackRock che ha aumentato il proprio portafoglio «latino».
Punta invece la luce sul Portogallo un altro grande giornale statunitense, il New York Times: da aprile i bond lusitani sono saliti del 32% — scrive il quotidiano — e il Prudential Global Total Return Fund, con i suoi investimenti in titoli di Stato del Portogallo, è uno dei fondi con la migliore «perfomance» dell’anno. Mentre Pimco, il maggiore fondo obbligazionario al mondo, ha comprato in grandi quantità bond italiani in primavera e in estate.
La domanda adesso è: durerà? La volatilità del mercato e la storia degli ultimi anni consigliano di non fare previsioni. Certo è che anche un’altra «fetta» del mercato del reddito fisso — quella delle obbligazioni societarie — sta sperimentando il suo «revival». Da ultimo il caso di Enel: il consiglio di amministrazione ha dato il via libera all’emissione di nuove obbligazioni fino a 5 miliardi di euro entro il 31 dicembre 2013.
È successo ieri, il giorno dopo una serie di maxi collocamenti da parte di Intesa SanPaolo, Snam e delle spagnole Gas Natural e Iberdrola, che insieme hanno raccolto ordini fino a 20 miliardi di euro. Un po’ a sorpresa, in un mercato dato spesso per frammentato e chiuso nei confini nazionali, molte richieste sono arrivate dall’estero. Per Intesa Sanpaolo, per esempio, gli investitori internazionali hanno sottoscritto più dell’80% dell’intera emissione.
Se, però, due giorni fa Intesa ha «piazzato» 1,25 miliardi, rastrellando ordini per 3,25 miliardi, ieri Mps si è fermata a un collocamento da 500 milioni di euro, con rendimenti più alti spuntati dagli investitori.
Al di là dei singoli casi, lo scenario sembra comunque migliore rispetto a pochi mesi fa. La tempesta sul Mediterraneo dei titoli di Stato ha, almeno apparentemente, perso parte del suo vigore e il rendimento dei Btp decennali è ormai sceso vicino al 5%: sempre alto, ma non stratosferico. Più lontano dai valori fisiologici è piuttosto il rendimento dei bond tedeschi, intorno all’1,5% per i decennali e negativo sulle scadenze brevi. Eppure, al di là dell’Atlantico o della Manica, qualche grande investitore sta iniziando a rivedere la propria posizione verso il cuore dell’Europa. Magari non verso la Germania, ma comunque verso nazioni simili e vicine. Questa volta passando da una sorta di fiducia a tutto campo a una maggiore prudenza. Sembra insomma che, nel suo insieme, da poche settimane i gusti della finanza anglosassone siano diventati un po’ più mediterranei e un po’ meno nordici.
Giovanni Stringa