Filippo Ceccarelli, la Repubblica 12/9/2012, 12 settembre 2012
CENSURE ED ESPULSIONI ANCHE BEPPE NELLA LISTA DEI LEADER EPURATORI
«NON hai più la mia fiducia » scrive Beppe Grillo, là dove la lapidaria brevità della scomunica non solo rende vana ogni eventuale replica, ma l’ammanta pure di regali maiuscole: «La Mia Fiducia », senza la quale non v’è salvezza per nessuno.
Più spiccio che maestoso, d’altra parte, ai primi segni di dissenso Umberto Bossi si consentì nel giugno del 2011 di annunciare la seguente valutazione programmatica: «Ci metto due minuti a far fuori chi fa casino». E non era per dire, come possono testimoniare Castellazzi, Pivetti, Pagliarini, Comino, Rocchetta, Tabladini, lo stesso Miglio.
Come si è ampiamente capito, la dialettica interna non è al centro della vita del M5S; ma fino a qualche mese fa senza tema di smentite il Senatùr teorizzava che, volendolo lui, i soldi pubblici si potevano perfino buttare dalla finestra.
Almeno dal punto di vista dei quattrini, rispetto a Forza Italia e al Pdl, Silvio Berlusconi è solo un po’ più attento. Ma lungo l’arco ormai di un ventennio, dagli scoppi di riso per le barzellette alle corse ansimanti nei parchi, dagli omaggi più grotteschi alla rassegnazione con cui sudditi e cortigiani si sottoponevano a interventi di chirurgia plastica, l’esplicitarsi dell’autorità berlusconiana ha conosciuto momenti di autentico fulgore fantozziano.
Per il resto non si ricorda che alcuno abbia mai votato contro il Cavaliere. Anzi, lì dentro non si vota proprio, come del resto non si vota dalle parti di Grillo, che pure si considera «un tramite del sentimento popolare» ed esalta nuove forme di partecipazione dal basso. Ma a tal punto l’acclamazione rientra nel codice genetico e nelle modalità cerimoniali del centrodestra che quando una volta il povero Saverio Vertone rimase con le braccia conserte venne ritenuto un parlamentare irriguardoso e ingrato. Quanto a Fini, che disse al Cavaliere: «Che fai, mi cacci?», quello appunto lo cacciò.
E tuttavia nemmeno Fini si può considerare un modello di leader dedito al pluralismo. Comandava da solo, e se andava male era colpa degli altri. Una volta che gli avevano fatto girare le scatole, spedì i colonnelli a raccogliere firme per i referendum sulle spiagge d’Italia, in pieno agosto; e lui a fare pesca sub.
Ora non è per giustificare Grillo, il dispotismo stregonesco di Casaleggio o il carnevale del Savonarola di Nervi. E’ che i divieti, gli editti, le censure, le espulsioni, i favoritismi e le fatwe così in voga nel M5S trovano un terreno ben concimato in ciò che resta dei partiti, che tutto hanno fuorché la coscienza a posto. Detta altrimenti e con brutalità: la democrazia è quasi estranea alla Seconda Repubblica, e viceversa.
Può essere doloroso riconoscerlo, ma se l’autocrazia di Craxi era solo l’aperitivo, da una ventina d’anni a questa parte le liturgie etniche e carismatiche della Lega, il telepopulismo aziendale berlusconiano, ma anche l’oligarchia cannibale del Pd e la cupa varietà di partiti personali (Casini, Di Pietro) e famigliari (Mastella) hanno assestato un colpo mortale all’idea che in politica si possa discutere, votare ed eventualmente resistere come minoranza, e non essere sbattuti fuori come reprobi.
L’erosione delle culture politiche, la prevalenza dell’economia, la religione maggioritaria, la diffusione del marketing e la dittatura degli spettacoli hanno completato l’opera di sfinimento della democrazia che infatti, almeno per come la si conosceva, era sì imperfetta, fragile, lenta, grigia, umile, paziente, ma tutto sommato anche immensamente scomoda per chi si fosse messo alla ricerca del plebiscito - e da questo punto di vista appare ancora più vano l’incessante formicolio dei «morti viventi» attorno alle leggi elettorali, cui non a caso Grillo riserva il massimo disprezzo.
Semmai, egli porta alle estreme conseguenze un modello di leadership ancora più messianica di quella di Bossi, di Berlusconi o del Prodi «consacrato» dalle primarie. «Mitico Beppe» gli scrivono, ma anche «Mio Profeta». Pare problematico invocare diritti e procedure in un contesto di fantascienza post-apocalittica, sia pure in versione light.
Cosa vale il povero Favia dinanzi a un pugno di sopravvissuti che guidano e salvano l’umanità intera dopo la Grande Catastrofe? «Non ha più la mia fiducia» dice Grillo. E così sia.