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 2012  settembre 11 Martedì calendario

«VOLTI SPAESATI E OCCHI SGRANATI PER FARE LA FOTO»

Il mio primo giorno di scuola, quello che veramente ricordo come il primo, non è quello delle elementari, che è troppo lontano, ma quello del passaggio dalle elementari al primo ginnasio. A quell’età, circa 10 anni, si è più consapevoli, ed è da quel momento che — almeno per me — è iniziata la mia formazione intellettuale.
Parlo dunque di 80 anni fa (ora ne ho 90) e parlo di un tempo in cui c’era in Italia il fascismo, ed essere iscritto a Napoli al Regio Liceo Ginnasio Umberto I, che aveva fama allora di essere un liceo laico, con un preside crociano (che voleva dire non proprio ligio al fascismo), faceva già una differenza. Io sono stato particolarmente fortunato perché nella mia classe ho avuto compagni d’eccezione, che sono rimasti poi miei amici per tutta la vita.
C’erano nella mia classe, Antonio Ghirelli, Chinchino Compagna, Giuseppe Patroni Griffi e, in quella accanto alla mia, Francesco Rosi. Qualche anno dopo è arrivato Giorgio Napolitano, di noi più giovane. Dunque come ho detto ebbi compagni eccezionali, ma anche un professore di italiano e latino, eccezionale perfino nel nome, il professor Haberstumps, viennese (pare) di provenienza, molto europeo e cripto-antifascista.
Ricordo quel primo giorno di scuola in modo molto confuso, le novità, le emozioni, le timidezze, le prime frasi scambiate; ma non dimentico i volti che avevamo. Da qualche parte ci dev’essere una fotografia un po’ sbiadita, con Haberstumps al centro e i nostri visi di ragazzi intorno, con gli occhi sgranati come quelli delle foto delle reclute, con gli occhi aperti sulla vita che ci aspettava.
Oggi Ghirelli, Compagna, Patroni Griffi non ci sono più. È rimasto Franco Rosi con cui ogni giorno parlo al telefono, ultimamente per congratularmi con lui per il Leone d’Oro alla carriera ricevuto a Venezia.
Ed è rimasto Giorgio Napolitano (presidente della Repubblica, ndr), per nostra fortuna, che sento spesso, e che cerco di non disturbare perché vedo che ha molto da fare. Una cosa sempre mi sorprende, che nonostante il tempo passato il nostro rapporto, le nostre voci e la nostra confidenza, sono rimasti quelli della giovinezza al Regio Ginnasio Umberto I di Napoli.
Raffaele La Capria