Rossella Bocciarelli, Il Sole 24 Ore 11/9/2012, 11 settembre 2012
PIL GIÙ DEL 2,6% NEL SECONDO TRIMESTRE
Il secondo trimestre del l’anno è andato peggio del previsto e l’Istat ha rivisto al ribasso la dinamica del Pil: nel trimestre, ha comunicato ieri l’Istituto di statistica, la flessione è stata dello 0,8%(contro lo 0,7% della stima flash) mentre rispetto al secondo trimestre del 2011 la caduta dell’attività produttiva è stata pari al 2,6% (in precedenza era -2,5%).
Sulla base dei dati definitivi del periodo compreso tra aprile e giugno, la variazione acquisita per il 2012 (vale a dire la performance dell’anno se nel secondo semestre l’incremento di prodotto fosse pari a zero) è una contrazione del 2,1 per cento. La recessione ha insomma in Italia un’intensità più forte di quel che ci si attendesse: il Pil si è ridotto per il terzo trimestre consecutivo e quello registrato ieri è il livello peggiore dal 2009.
L’aspetto più debole della performance economica è quello che riguarda la domanda interna: i consumi finali nazionali sono scesi dello 0,7% in un trimestre (-2,9% in un anno) e gli investimenti fissi lordi hanno subìto una flessione del 2,3% nei tre mesi (-9,5% nei dodici mesi).
Osserva l’Istat: «La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto un punto percentuale alla crescita del Pil (-0,6% consumi delle famiglie e -0,4% gli investimenti fissi lordi) mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,2 punti percentuali». Se si ragiona in termini tendenziali, si vede quanto sia consistente l’austerity adottata dalle famiglie: la spesa familiare ha registrato un calo del 3,5%, dovuto a diminuzioni del 10,1% per gli acquisti di beni durevoli, del 3,5% per i beni non durevoli e dell’1,1% per gli acquisiti di servizi. Sul lato dell’offerta, il valore aggiunto è sceso nel trimestre dell’1,9% in agricoltura dell’1,7% nell’industria, del l’1,5% nel settore delle costruzioni, dell’1,1% nel campo di commercio, alberghi e trasporti, mentre la flessione congiunturale è stata dello 0,2% nel credito e nelle assicurazioni; rispetto allo stesso periodo del 2011 il valore aggiunto è aumentato dello 0,9% nell’agricoltura, mentre ha registrato una contrazione del 6% nell’industria in senso stretto, del 6,5% nelle costruzioni e dell’1,1% nel complesso dei servizi.
Secondo il presidente del l’Istat, Enrico Giovannini, i dati «confermano che l’Italia è in recessione, ma la possibilità di invertire questa tendenza è ancora alla nostra portata». La recessione, ha aggiunto il presidente, «nel secondo trimestre è stata forte: sono caduti molto i consumi delle famiglie e gli investimenti. Tutto questo perché abbiamo avuto una fortissima incertezza sulle future prospettive dell’Unione monetaria e, in particolare, della tenuta dell’euro».
Oggi è possibile essere più ottimisti: su questa linea di ragionamento il presidente del Consiglio Mario Monti ha detto di attendersi che la ripresa arriverà nel 2013 per effetto del calo dei tassi d’interesse e del recupero dell’economia internazionale.
Dal canto suo, la vicepresidente della Confindustria, Antonella Mansi ha spiegato che di fronte agli ultimi dati del Pil «non è che siamo molto sereni, saranno mesi molto importanti e caldi». «Credo che da parte delle imprese ci sia un grande sforzo di tenuta; sul fronte occupazionale nessuno sceglie di chiudere le strutture perché perdere lavoratori significa rinunciare a uno dei valori più importanti per l’azienda. È chiaro che in un contesto come questo è difficile, ma noi ce la metteremo tutta». La vicepresidente ha poi osservato come il tema della disoccupazione giovanile «sta mostrando i limiti del percorso che l’Italia ha intrapreso. Sappiamo bene di aver necessità di un percorso di riforme serie di cui il Paese ha fame – ha concluso – ma abbiamo bisogno di accompagnarlo con uno sforzo per la crescita, a partire dai crediti d’imposta per l’innovazione e la ricerca».