Adriana Cerretelli, Il Sole 24 Ore 11/9/2012, 11 settembre 2012
QUELL’EUROPA MALATA DI CAVILLI
Nonostante la sferzata positiva della Bce con il piano Draghi anti-spread, a tenere in ostaggio il futuro del l’euro non c’è soltanto la profonda incertezza economica, finanziaria e sociale o la sovrana confusione politica europea. C’è anche, e forse ancora più insidioso, il mal sottile degli inesauribili e strumentali dubbi giuridici a promettergli un lungo calvario.Almeno fino alla fine dell’anno. Con il rischio che alla fine Esm e fiscal compact facciano una pessima fine. Domani, 12 settembre, quando salvo imprevisti arriverà l’attesissimo verdetto della Corte di Karlsruhe, non sarà il giorno del giudizio finale sul fondo salva-Stati permanente e nemmeno sul patto di stabilità rafforzato. L’attenzione in queste ore è tutta puntata sulla Germania ma molto presto dovrà essere dirottata su Lussemburgo, perché saranno i giudici della Corte di giustizia europea e non quelli tedeschi (ammesso che nel frattempo non esploda anche una "grana" austriaca), a dire l’ultima parola sul destino di entrambi. Molto probabilmente domani le toghe di Karlsruhe daranno il nulla osta alla compatibilità dei due nuovi Trattati europei con la Costituzione tedesca, sia pure con una serie di paletti per limitare i margini di manovra del governo in caso di nuovi salvataggi dei Paesi in difficoltà. Non per questo però si esaurirà il braccio di ferro giuridico. E non tanto perché in extremis un parlamentare della Cdu, Peter Gauweiller, ha presentato un nuovo ricorso per stoppare il piano Draghi chiedendo di rinviare la decisione di domani. Quanto perché il 3 agosto scorso, su sollecitazione del deputato Thomas Pringle, l’Alta Corte irlandese ha chiesto alla Corte di Lussemburgo di pronunciarsi sulla legittimità o meno dei due nuovi Trattati Ue rispetto a quelli vigenti. La Corte ha accolto la domanda e deciso di procedere con rito accelerato: entro il 14 settembre le parti interessate dovranno presentare le rispettive osservazioni, il 23 ottobre si terrà l’udienza orale. Dopo di che ci vorrà circa un mese e mezzo per il verdetto. Che, dunque, dovrebbe arrivare prima di Natale. Fino ad allora, la sorte di Esm e super-patto di bilancio resterà sospesa. Prima di tutto in nome del principio della prevalenza del diritto europeo su quelli nazionali: il che tra l’altro potrebbe indurre la Corte di Karlsruhe a sospendere il verdetto definitivo in attesa di quello Ue. E poi perché i quesiti irlandesi sono decisamente "pesanti" sul piano legale. Questa la domanda di fondo: sono i governi Ue in formato Consiglio europeo tenuti al rispetto dei Trattati Ue o sono al di sopra della legge? Il Trattato istitutivo dell’Esm non solo avrebbe violato la clausola di "no bail out" stabilita dall’articolo 125 ma, proprio per poterla violare, sarebbe nato fuori dall’architettura comunitaria e dalle sue competenze esclusive, e in questo modo avrebbe spaccato l’Unione tra i 17 dell’euro e gli altri 10 Paesi. Con l’aggravante che il necessario emendamento dei Trattati è avvenuto con procedura semplificata: lecita data l’entità della posta in gioco? I dubbi sulla liceità dell’operazione, che creava l’Esm fuori dalle istituzioni Ue però con l’idea di continuare ad usarle, per la verità erano emersi già nel febbraio scorso, istillati soprattutto dalla Gran Bretagna. Ora pare che quegli stessi dubbi siano condivisi da una parte della Corte che non è convinta nemmeno della legalità del fiscal compact, in quanto frutto di una modifica dei Trattati Ue non sottoscritta da tutti i 27 Paesi dell’Unione. «La sentenza non è scontata né in un senso né nell’altro» avverte qualcuno addentro alle segrete cose. Non è detto, dunque, che scatterà la tagliola di Lussemburgo. Però non è neanche escluso. E conta poco che Esm e patto di bilancio vantino 14 ratifiche su un totale di 17, cioè più del quorum richiesto per la loro entrata in vigore. Germania, Irlanda e Austria hanno infatti già ratificato tutt’e tre. Eppure l’estrema destra a Vienna pare decisa ad adire la Corte costituzionale per fare decretare l’incostituzionalità dell’Esm e di qui neutralizzare il valore della ratifica oppure rinegoziare comunque la partecipazione del Paese al fondo europeo. Se questa è Europa, non ci sarà rigore che tenga per chi lo subisce al prezzo di tanti sacrifici. Il ballo dell’euro comunque non finirà presto.