Luisa Grion, la Repubblica 11/9/2012, 11 settembre 2012
PIL A PICCO, -2,6% NEL SECONDO TRIMESTRE MONTI: “TORNEREMO A CRESCERE NEL 2013”
Consumi in caduta libera e Pil peggio del previsto: due dati dell’Istat fanno capire che l’uscita dalla crisi è tutta da costruire. Non ci siamo né sulla ricchezza prodotta, né sulla domanda interna: l’istituto di statistica, quanto a Pil, ha dovuto correggere al ribasso quella che già era una pessima previsione. Nel secondo trimestre di quest’anno vi è stato un crollo del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011 e questo è il peggior dato dalla fine del 2009 (quando vi fu un crollo del 3,5 per cento). Un calo, dello 0,8, è stato registrato anche rispetto ai primi tre mesi di quest’anno (la stima preliminare indicata dall’Istat ad agosto si fermava al meno 2,5 e al meno 0,7 per cento). Peggio hanno fatto i consumi: la spesa delle famiglie, sempre nel secondo trimestre di quest’anno, è diminuita del 3,5 per cento, ma il crollo del 10,1 nell’acquisto dei beni durevoli testimonia la mancanza di fiducia nel futuro e la paura di affrontare spese importanti.
Dati che moltiplicano le preoccupazioni di commercianti,
consumatori e imprese «Non siamo sereni, i prossimi saranno mesi molto caldi» ha commentato Antonella Mansi, vicepresidente di Cofindustria - ma che non sembrano allarmare il governo. L’anno prossimo invertiremo la rotta, assicura, e quest’anno non ci sarà bisogno di nuovi interventi correttivi sui conti. «Nel 2013 torneremo a crescere, questa è la mia attesa» ha detto infatti il premier Monti in un’intervista a Class Cnbc.
La parte del programma relativa all’austerità «si ridurrà gradualmente, serviva ridurre rapidamente il deficit. Quando l’anno prossimo l’Italia raggiungerà l’obiettivo di un bilancio in equilibrio nei termini di un aggiustamento ciclico, allora bisognerà restare su questa strada, ma non si dovrà più essere sottoposti al trattamento necessario per imboccarla». Quindi «attraverso un declino dei rendimenti dei titoli di Stato» arriverà la crescita. Il primo obiettivo, ha precisato Monti, resta quello di «evitare l’aumento dell’Iva», ma il governo - attraverso il ministro Grilli ha assicurato che il dato sul Pil «non modificherà il raggiungimento degli obiettivi strutturali» e che «non saranno necessari ulteriori aggiustamenti».
Acqua sul fuoco, dunque, su cifre che comunque ci collocano ben al di sotto rispetto all’andamento delle grandi economie. Il nostro meno 2,6 per cento fa i conti con il più 3,6 registrato dal Giappone, il 2,3 degli Stati Uniti, l’1 per cento della Germania e lo 0,3 della Francia. Nel Regno Unito e nella media dell’area euro, nel secondo trimestre, il Pil è sì diminuito, ma solo dello 0,5 per cento. La nostra «è una situazione brutta - commenta Enrico Giovannini, presidente dell’Istat (che ieri ha lanciato il censimento su imprese, non profit e istituzioni), ma la possibilità di invertire la tendenza è ancora alla nostra portata: bisogna ridurre l’incertezza».