Franco Bechis, Libero 11/9/2012, 11 settembre 2012
L’AGENDA DI MARIO SARÀ IMPRESSIONANTE MA NON SI SA COS’È
Che vi sia ciascun lo dice, cosa sia nessun lo sa. Eppure non c’è vecchia carampana della politica che sappia più balbettare qualcosa sul futuro dell’Italia senza riempirsi polmoni e bocca con l’araba fenice del momento: l’agenda Monti. Pierferdinando Casini a Chianciano non ha saputo dire nulla su cosa vuole fare nella vita e cosa abbia intenzione di proporre il suo centro all’Italia. Salvo naturalmente dire che «chiunque verrà, avrà un percorso obbligato: l’agenda Monti». Gianfranco Fini non ha avuto molto di più da dire di fronte al capannello portato ad ascoltarlo nella piazzetta di Mirabello: «Ok a un governo politico, ma resta l’agenda Monti». Massimo D’Alema ha ammonito chiunque voglia allearsi con il Pd: «L’agenda Monti resta un punto irrinunciabile». Perfino nel Pdl Sandro Bondi è convinto che «la soluzione alla crisi del nostro Paese possa venire solo dalla prosecuzione dell’agenda Monti ». Walter Veltroni non solo è convinto che il solo programma possibile della politica sia naturalmente «l’agenda Monti», ma dice pure che quell’agenda «è di sinistra».
Se le vecchie glorie un po’ammaccate balbettano così, non è che con i più giovani la fantasia vada al potere. Per Enrico Letta «l’agenda Monti deve continuare ». Se chiedi a Matteo Renzi quale è il suo programma, la risposta è secca: «L’agenda Monti ». Che ci sia nell’agenda Monti nessuno di quelli che la sventolano come bandiera lo dice. Probabilmente perché non lo sa. La conoscono meglio gli italiani, che agli appuntamenti segnati nel planning del premier non possono sfuggire manco volendo: oggi si versa la rata dell’Imu, domani si pagano le addizionali Irpef, dopodomani c’è il bollo sul conto titoli, il giorno dopo il bollo sul conto corrente, tutti i giorni sono in agenda le accise sulla benzina, poi arriva l’imposta di registro, si deve versare l’Iva già aumentata e in attesa del secondo aumento, c’è il saldo sui capital gain… Non c’è dubbio che quell’agenda sia piena di scadenze. Fa venire qualche brivido però il pensare ai pochi righi ancora vuoti che le vecchie carampane della politica nostrana smaniano di riempire, essendo ormai privi di qualsiasi idea.
Quella che tutti citano a sproposito senza averla mai presa in mano - l’agenda Monti - dovrebbe essere il programma con cui il governo tecnico ha ottenuto in Parlamento la prima delle innumerevoli fiducie. Non che ci fosse granchè anche all’epoca, ma se proprio la sia vuole usare come architrave della prossima campagna elettorale, sarebbe bene abbeverarsi alla fonte. Chi dovrebbe conoscerla bene come il diretto interessato e la sua enclave di ministri tecnici, è convinto di avere realizzato pienamente quella agenda, e che manchi al più qualche paginetta. Lo scorso 24 agosto il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, uscito da una lunga riunione a palazzo Chigi ha annunciato alla stampa il prossimo pacchetto di provvedimenti su pmi, digitalizzazione della pubblica amministrazione, etc…, chiosando: «Con questi l’agenda fissata nel dicembre scorso dal governo sarà completata ».
Ora si potrà discutere - e nessuno lo fa - sulla povertà di quella agenda e sulla scarsa o nulla efficacia delle misure adottate, che fino ad ora hanno mostrato soprattutto di fare danni all’economia reale. Ma quando un superministro come Passera ti spiega che l’agenda Monti - nel bene o nel male - si è chiusa, e che tutto ciò che vi era contenuto, è stato tradotto in provvedimenti di legge, è desolante sentire il vuoto assoluto di proposte e di idee di quelli che si propongono come leader-guida della prossima legislatura. L’agenda Monti non c’è, eppure tutti se la strappano per avere la paternità del vuoto. Ripetono quel titolo di copertina come vecchie cocorite, ma non sono più capaci di scrivere in proprio un solo rigo dentro. L’agenda Monti è diventata la foglia di fico che copre la banalità sconcertante che domina ormai partitoni come Pd e Pdl, piccoli uffici di collocamento come quello di Casini, riunioni fra vecchi reduci come quelle organizzate da Fini e perfino presunte rivoluzioni alla “via tutti che arrivo io” come quella guidata da Renzi. In un deserto simile va a finire che solo Monti potrà scrivere qualche rigo di quell’agenda vuota. Ed è proprio quello che tutti sembrano volere, avendo gettato la spugna da un anno…