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 2012  settembre 11 Martedì calendario

Il fascino discreto dello chignon Dai red carpet alla strada, famose e non, le donne riscoprono l’acconciatura più classica – Fa sposa, fa ballerina classica, fa subito red carpet, come ha dimostrato l’altra sera Kasia Smutniak all’accidentata cerimonia di chiusura della Mostra di Venezia

Il fascino discreto dello chignon Dai red carpet alla strada, famose e non, le donne riscoprono l’acconciatura più classica – Fa sposa, fa ballerina classica, fa subito red carpet, come ha dimostrato l’altra sera Kasia Smutniak all’accidentata cerimonia di chiusura della Mostra di Venezia. Purtroppo può fare anche vecchia zia, e per questo è necessario disegnarselo e montarselo seguendo qualche istruzione per l’uso. Ma il grande ritorno dello chignon, soprattutto nella sua versione «bun», a panino, piccolo e tondo, è confermato dalla quantità di tutorial che, in rete, insegnano come pettinarselo. Le parigine hanno a disposizione un Bar à chignon, in rue Saint André des Arts 52, per lezioni personalizzate. In attesa che qualcuno ci pensi anche per l’Italia, abbiamo a disposizione molti accessori vecchi e nuovi per ottenere buoni risultati. C’è per esempio una specie di lunga molletta forata in cui infilare una ciocca di capelli, poi basta tirare ed è fatta, almeno in teoria; o un piccolo tubo di spugna da fissare a ciambella e intorno al quale fissare i capelli, sennò, in versione più basic, un calzino di tessuto tubolare opportunamente tagliato e riciclato. Impari la tecnica e poi ti sfoghi. Lo vuoi alto, basso, laterale? Ne vuoi magari due, sulle orecchie, come una bambola tirolese? Osa, mai come ora parlar di moda ha poco senso, valgono il gusto e quello che ti sta bene. La tentazione di tirarsi su i capelli prima o poi viene a tutte, dalle esigenze pratiche della spiaggia e della palestra a quelle di mostrarsi più carine del solito in una serata speciale. Il nome deriva da chignon du cou, l’arzigogolato nome francese della nuca, e il più famoso della storia, con quelli di Eva Peron e Maria Callas, fu, paradossalmente, quello di un uomo: Oscar Wilde, che si presentò così pettinato nel 1884 al raduno inaugurale della Fabian Society di Londra, e anche per quello venne condannato per omosessualità. Il più amato nei film è anco- ra quello tutto mechato di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany: gli esperti di Jean-Louis David consigliano, per riprodurlo, di «cotonare i capelli sulla parte superiore della testa, quindi tirarli indietro avendo cura di mantenere il volume sul davanti. Partendo dalle ciocche più basse, quelle attaccate alla nuca, attorciglia poi i capelli fino a tirarli in cima alla testa. Usa lacca e forcine per fissare». Assunte per sempre nel nostro immaginario, insieme a quelle di Audrey, le banane di certe bionde hitchcockiane come Tippi Hedren, la cofana da ragazzaccia blues di Amy Winehouse e pure quella estrema e iperlaccata di Moira Orfei, la responsabilità del neo-chignon ricade a pari merito su Sarah Jessica Parker e Jennifer Lopez, che lo portano «all’americana», molto alto e voluminoso, non solo nelle serate di gala ma anche quando accompagnano i figli all’asilo. I royal watchers britannici hanno aspettatoper più di un anno che Kate Middleton si puntasse i capelli e finalmente sono stati esauditi durante le Olimpiadi, con un’elaborata acconciatura a trecce. Katy Perry ce l’ha blu, ovvio, e Kelly Osbourne di un bel violetto elettrico; Kate Hudson se ne frega anche se ha orecchie non minuscole e un po’ a sventola, mentre Kylie Minogue ne ha sfoggiato una versione romantica, riga in mezzo e ciocche lasciate libere ai lati, fintamente spettinate. . Rihanna lo completa con una ciocca grafica, Kim Kardashian con vistosissime ciglia finte, Eva Longoria che è bassina ne sfrutta tutte le potenzialità ascensionali. A cipolla o a nido di cicogna, a donut o a fiocco, l’importante, dicono gli esperti, è non strafare, sovraccaricandolo di clip, spille e cerchietti. Nel dubbio, andarsi a riguardare le ballerine di Degas e imparare da loro. ***** «Mai strafare e niente retina» – Jill Vergottini, esperta di look e autrice del libro «Mi raccomando la frangia», quali sono i vantaggi dello chignon? «E’ comodissimo, bastano tre forcine, si fa in trenta secondi e sta bene a tutte. Sì, anche alle ragazze con i lineamenti forti. Paloma Picasso ha un naso importante e una fronte fin troppo spaziosa, ma si ricorda quant’era elegante negli Anni Ottanta con i capelli raccolti? L’unica cosa che serve è la lunghezza, almeno fino alle spalle. Ma ci sono accessori per risolvere anche questi problemi, per esempio una bella chignonette, la ciambella di spugna attorno a cui raccogliere i capelli. Ce ne sono di diversi spessori e in tutti i colori, per bionde, castane, rosse e brune». C’è il rischio, qualche volta, di sembrare un po’ polverose? «Soltanto se si strafà, magari mettendo la retina. Ecco, la retina dimentichiamocela. Sono molto più attuali certi chignon un po’ morbidi, con le ciocche libere. Eventualmente gli si può girare una treccia attorno». Il «bun» più riuscito della sua carriera? «Quello che ho pensato per una sposa: piccolo e completamente ricoperto di fiori freschi di gypsophila, il cosiddetto “velo da sposa”, appunto. Cuciti tutti uno per uno, un lavoraccio. Ma che risultato. E davanti soltanto un’onda fatta con il ferro». Un ricordo d’infanzia in diretta dalsalone dei suoi zii, i celebri Vergottini, parrucchieri di via Montenapoleone? «Ancora legato ai matrimoni. Zia Lina diceva sempre che andare all’altare con la testa raccolta è molto chic, soprattutto se il vestito è ricco e importante, così si evita l’effetto meringa. E allora banana o chignon, ma sempre con molta sobrietà».