Luca Dello Iacovo, Nòva24 9/9/2012, 9 settembre 2012
UN ALGORITMO CHE FILTRA NEWS - È
la ricerca di una formula per assemblare le fonti d’informazione sul web in modo da costruire edizioni personalizzate. È una frontiera inseguita da startup e sviluppatori di software indipendenti. Jason Wolfe, ex dottorando in Computer science dell’università di Berkeley, ha progettato gli algoritmi di Prismatic, un’applicazione accessibile da web (webapp): riunisce in una pagina gli articoli pubblicati sui siti di news, soprattutto in lingua inglese. E, da poco, è sbarcata anche su iOs. Utilizza formule capaci di trovare le notizie e filtrarle secondo gli interessi personali, fino a comporle in un singolo spazio. Wolfe ha unito le tecniche di machine learning (che "allenano" i software a capire le abitudini degli utenti) con alcuni segnali, come l’analisi delle connessioni tra iscritti collegati in un social network online (grafo sociale), in modo da scoprire chi, all’interno della propria rete di contatti, condivide le notizie più rilevanti in un gruppo. E ancora: per comprendere i cambiamenti in tempo reale e le scelte della community di lettori occorre l’esplorazione di grandi volumi di dati.
Formule, reti sociali, news. E un percorso verso l’intelligenza artificiale. Trapit, ad esempio, scandaglia il web per raccogliere informazioni all’interno di una cartella (chiamata trap). Ha alle radici il progetto Calo, coordinato dallo Sri Institute per costruire un software di "assistenza personale" che ha ispirato anche Siri di Apple. La posta in gioco riguarda la comprensione del linguaggio naturale: è la lingua così come è parlata (o scritta). Quella delle news resta un’area in rapida trasformazione esplorata da giovani imprenditori. Christian Puricelli per quasi un anno ha progettato MyNews.is: sarà lanciato domani a San Francisco nel quartiere di Mission, ex area di hippies diventata un laboratorio a cielo aperto di startup. Ha costruito uno score (un punteggio) che valuta la rilevanza di ogni articolo per una persona, attraverso tre indicatori: i contatti nei social network, le abitudini di lettura e le categorie (tag). Per provare l’efficacia delle sue formule ha coinvolto 1.500 utenti in un test e ha osservato che circa la metà consulta almeno una volta al mese il prototipo di MyNews.is. Prevede un sito web gratuito che aggrega gli articoli in una bacheca e abilita la condivisione nei social network. Costerà invece 1,99 dollari la webapp per sfogliare le news come le pagine di un giornale, in senso orizzontale. Il 90% del ricavato sarà destinato agli editori, il 5% è assorbito dalle spese e il restante 5% arriva a MyNews.is. Ha versioni in tre lingue: italiano, inglese e tedesco. Le categorie sono tra le 700 e le 800. «A differenza di altri non filtra via le cose interessanti, ma permette di scoprirle», commenta Puricelli che ha investito fondi personali nell’iniziativa e ha coinvolto un amico, Filmon Ghirmai, come chief marketing officer. Entrambi condividono la passione per la corsa.
Al confine tra social network e personalizzazione emerge la video discovery. Un’applicazione software, Showyou, riunisce i video in una pagina e, di recente, ha varato il multitasking: permette di vedere i filmati e utilizzare nel medesimo momento anche altre apps. È una biblioteca dove gli utenti esplorano clip e costruiscono raccolte personalizzate, come le playlist per la musica. A scommettere sui video sono startup fondate da italiani. Watchup ha vinto un finanziamento dalla Knight News Challenge e videOmg ha superato le selezioni per TechCrunch Italy.
Due anni fa, invece, ad aprire un nuovo sentiero è stato Mike McCue con Flipboard, un’applicazione software che nelle sue pagine da sfogliare aggrega messaggi da social network, articoli dai siti d’informazione sul web: ha varato anche canali video dove agli algoritmi viene affiancata l’attività di uno staff che cura spazi tematici. La personalizzazione è intrecciata con la bolla dei filtri descritta da Eli Pariser, presidente di MoveOn: nel tempo la selezione delle news attraverso la propria rete sociale online riduce la visibilità di argomenti che non vengono segnalati dai contatti nel proprio social network. E, sostiene Pariser, alimenta un continuo restringimento degli orizzonti.