Anna Li Vigni, Il Sole 24 Ore 9/9/2012, 9 settembre 2012
«AVANCES» DA UCCELLO GIARDINIERE
Gli esemplari maschi della specie sapiens sapiens non sono gli unici a regalare fiori alle femmine durante il corteggiamento. Spesso offrono alle donne anche cioccolatini e sontuose cene al ristorante, ma non sempre garantiscono la promessa della condivisione di un nido d’amore. Il maschio di un’altra specie, invece, l’uccello giardiniere, durante la fase del corteggiamento, per la partner costruisce un intero nido, decorandolo con insetti prelibati, bacche e anche orchidee! Quindi invita la sua bella nel nido: costei ne osserva con attenzione l’architettura e l’allestimento e, se non gradisce, può liberamente uscire - infatti la costruzione dispone di due aperture, un ingresso e un’uscita - senza sentirsi costretta ad accettare le profferte sessuali. La cosa straordinaria, fatta notare da quel genio di Charles Darwin, è che la femmina del giardiniere è dotata di un senso estetico "quasi umano": un sentimento del bello che si differenzia dalla semplice percezione sensibile e che, nell’esprimere una preferenza di gusto, è libero e disinteressato. Se così non fosse, una volta entrata nel nido, divorerebbe bacche e insetti; invece si limita a una mera contemplazione estetica. L’esercizio del gusto femminile nella selezione sessuale è da considerarsi, per Darwin, il motore delle modifiche di molti dei caratteri ereditari del maschio in parecchie specie viventi, compresa quella umana. E c’è di più: la selezione sessuale sarebbe un’esperienza estetica a tutti gli effetti, che condivide una matrice comune con quella attitudine ad apprezzare l’arte che ci è oggi così familiare.
Un appassionante resoconto del pensiero estetico di Darwin ci è raccontato da Lorenzo Bartalesi che, in Estetica evoluzionistica. Darwin e l’origine del senso estetico, desume una avvincente teoria estetica in chiave evoluzionistica, offrendo un panorama completo degli studi contemporanei al riguardo - dalla filosofia della mente all’antropologia alla psicologia evoluzionistica. Darwin propone un’idea di natura drammatica, nella quale la lotta per la sopravvivenza è il fine ultimo di tutte le specie: dalle orchidee, costrette a rendersi seducenti agli occhi degli insetti e degli uccelli che dovranno trasportarne il polline, al fagiano argo, che espone la sua bella coda dotata di ocelli allo sguardo impietoso della femmina che sceglierà il maschio più adornato. La bellezza non è una qualità oggettiva, ma una perfetta aderenza della forma alla funzione primaria della sopravvivenza. La bellezza è, anzi, soggettiva, esiste solo negli occhi dell’animale che ne deve essere catturato. Il sentimento del bello, poi, è una delle più straordinarie conquiste cognitive al servizio dell’evoluzione. E’ proprio in nome di questa capacità estetica che si evidenza la continuità tra la specie umana e le altre specie animali: per Darwin non ci sarebbe differenza di qualità, bensì solo di grado, tra la scelta sessuale compiuta dalla femmina del giardiniere e l’apprezzamento di un dipinto da parte di un essere umano. In entrambi i casi si può parlare propriamente di sense of beauty: perché sì, il senso del bello potrebbe trarre la sua origine dall’esperienza della selezione sessuale, sebbene nell’uomo l’esperienza dell’arte abbia, a un certo momento, intrapreso una strada evolutivamente differente. Ma, allora, cosa ha spinto la specie sapiens sapiens, a un certo punto della sua storia evolutiva, a creare i capolavori delle pitture rupestri di Lascaux? E se il cosiddetto "miracolo" del Paleolitico superiore non fosse affatto il tanto millantato "atto di nascita" dell’uomo, ma solamente la tappa finale di un lungo percorso evolutivo, durato milioni di anni, durante il quale la mente umana si è lentamente formata, facendo emergere nuovi abiti cognitivi da una attitudine più universale, quella estetica? Anzi, si potrebbe addirittura arrivare a sostenere che è proprio dall’emergere dei comportamenti estetici che può essere dipeso lo sviluppo di altre importanti capacità cognitive come il linguaggio. Alla luce di questa lettura, come suona insignificante ogni tradizionale dicotomia tra sensibilità e cognizione, tra biologia e cultura.