Antonio Pitoni, la Stampa 9/9/2012, 9 settembre 2012
SCADE IL 17 SETTEMBRE LA SECONDA RATA DELL’IMU BOLOGNA È LA PIÙ CARA
Bologna capitale italiana dell’Imu. Seguita, sul podio, da Milano e Genova. Gli importi della seconda rata dell’imposta municipale unica sulla prima casa, da pagare entro il 17 settembre, parlano chiaro: 293 euro in media nel capoluogo emiliano, 269 nella metropoli lombarda e 227 nella città di Cristoforo Colombo. Cifre mica da ridere neppure a Torino (224 euro), Roma (199) e Bari (196), tutti comuni dove i proprietari di prima casa saranno chiamati a sborsare gli importi più elevati. Mentre Siena (549 euro), Foggia (518), Cagliari (515) e Padova (504) completano la top ten. Ma è un altro il dato che colpisce di più. Perché, stando allo studio diffuso dalla Cgia di Mestre, nelle città capoluogo i contribuenti dovranno pagare in media il 62% in più rispetto ai comuni di cintura, cioè le città minori della stessa provincia. Uno «spread» in piena regola che penalizza chi, sul territorio, abita al «centro» rispetto alla «periferia».
Restringendo l’analisi ai capoluoghi di regione, i differenziali di imposta più alti si registrano a Venezia e a Cagliari (entrambi +82%), Torino (+75%), Napoli (+69%), Roma (+66%) e Milano (+62%). Ma c’è anche l’eccezione che conferma la regola. Sul totale dei Comuni capoluogo di provincia solo a Macerata (-7%), Lucca (-19%), Latina (-44%) e Belluno (-52%) la situazione si capovolge: la «periferia» diventa più cara del centro. «Differenze, quelle tra le grandi città e i comuni di cintura, dovute al fatto che nelle grandi aree urbane le rendite catastali degli immobili sono mediamente più elevate che nei piccoli centri – spiega il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi –. Tuttavia l’applicazione di questa nuova imposta e la raffica di aumenti avvenuta nei mesi scorsi avranno gravi ripercussioni sui bilanci delle famiglie». E dal momento che il governo si è riservato la possibilità di modificare le aliquote Imu entro il 10 dicembre, Bortolussi auspica «che lo faccia quanto prima, alleggerendo il carico fiscale sui contribuenti italiani che mai come in questo momento necessitano di un aiuto». Preoccupazioni condivise anche da Confedilizia. «L’Imu va corretta, bisogna tornare alla versione originaria – avverte il presidente Corrado Sforza Fogliani –. L’onda del malcontento è ormai incontenibile, si aggraverà in occasione del versamento del saldo, gli effetti sociali che produrrà sono facilmente intuibili e, allo stato, imprevedibili sono le reazioni». Anche perché «la nuova situazione che s’è creata nei conti pubblici lo consente e quindi lo impone».
Dei 16 milioni di contribuenti chiamati a pagare l’Imu sulla prima casa, solo il 5,5% (circa 877mila) ha scelto di dilazionare l’imposta: prima rata a giugno, seconda a settembre, saldo a dicembre. Anche l’acconto di settembre, così come la prima rata, è pari ad un terzo dell’importo totale, ottenuto applicando l’aliquota ordinaria del 4 per mille e tenendo conto della detrazione di 200 euro (elevabile di 50 euro per ogni figlio di età inferiore a 26 anni convivente con il contribuente). Entro il 16 dicembre, si dovrà versare il saldo sulla base delle aliquote definitive deliberate (entro il 30 settembre) dal comune di appartenenza.