Attilio Barbieri, Libero 9/9/2012, 9 settembre 2012
LA GERMANIA CI FA LA GUERRA PURE SULLE BISTECCHE
L’Europa prova a mettere in crisi uno dei gioielli del made in Italy a tavola: la carne. Dopo aver rischiato di mandare a quel paese l’euro (oltre alle economie di tutti i Paesi mediterranei), sotto le pressioni delle grandi lobby soprattutto tedesche e olandesi, Bruxelles sta pensando di cancellare l’etichettatura facoltativa delle carni bovine. Un sistema per «tracciare» l’origine di ogni singolo capo avviato all’inizio degli anni Duemila in corrispondenza con l’esplosione dell’epidemia di «mucca pazza »: oltre mille casi in Gran Bretagna, poco meno in Francia, 415 in Germania e 142 in Italia. L’Unione europea corre ai ripari e vara un regolamento che stabilisce nuove norme di tracciabilità per i bovini e le informazioni obbligatorie da inserire nelle etichette per le carni. L’obiettivo è poter intervenire tempestivamente in caso di emergenza e isolare eventuali capi malati, bloccando le carni in commercio. La norma, in realtà, andò oltre alla mera emergenza sanitaria e stabilì la possibilità di fornire anche altre informazioni ai consumatori sulle carni che acquistano. Quelle previste dall’etichetta facoltativa, un sistema volontario, con controlli di un organismo indipendente su ogni fase della filiera: mangimificio, allevamento, macello, punto vendita. In pratica, oltre alle informazioni obbligatorie, sul Paese di nascita, di allevamento e di macellazione del bovino, ora si può scrivere in etichetta il nome e l’indirizzo dell’allevatore, la razza e l’età del bovino, se è un vitellone o una scottona. Informazioni rigorosamente controllate che sono decisive per qualificare la carne italiana di qualità rispetto a quella importata. Spesso scadente. Ma è questione di ore e tutto questo sistema su cui si regge l’allevamento dei bovini italiani e la possibilità per chi compra carne di sapere cosa mangia, potrebbe scomparire. Domani, infatti, il Parlamento europeo è chiamato a votare la proposta della Commissione di cancellare l’etichettatura volontaria. C’è però chi non si rassegna. Fabiano Barbisan, allevatore di bovini da carne in Veneto e presidente del consorzio L’Italia Zootecnica, ha preso carta e penna, anzi, mouse e tastiera e ha inviato una lettera a tutti i Parlamentari europei, spiegando loro perché non va abolita. L’abbiamo incontrato nella sua azienda di Lugugnana, in provincia di Venezia. «È assurdo abolire una norma volontaria, che tutela allevatori e consumatori », spiega Barbisan, «ho scritto personalmente a ogni europarlamentare per spiegare le nostre ragioni. Spero che ci ascoltino e domani votino contro agli articoli che aboliscono l’etichettatura facoltativa». Ma cosa accadrebbe senza etichetta? «Sarebbe una vittoria dell’industria dell’anonimato e della contraffazione», afferma Barbisan, «ciascuno potrà scrivere ciò che vuole sui cartellini, autocertificando le informazioni che la Commissione deciderà possano essere scritte. Fra l’altro queste informazioni sarebbero oggetto di un provvedimento successivo emanato da Bruxelles, che non si sa quando possa vedere la luce, visti tempi dell’euroburocrazia. Ma chi farà i controlli, con che frequenza e con quale autorità?». La posta in gioco è alta. Se domani a Strasburgo prevarranno i sì al nuovo regolamento un milione e 800mila bovini italiani rischiano di finire fuori mercato. Così, dopo averci sottratto la sovranità monetaria l’Europa ci scipperebbe anche le bistecche. Quelle buone, sicure e con la carta di’identità. Se poi pensiamo che sempre Bruxelles, nell’alimentazione dei bovini, vuole reintrodurre le farine animali - responsabili dell’epidemia di mucca pazza - c’è di che preoccuparsi.